||Prologo||

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Dedicato a colei che è cambiata tanto in questi anni e che oggi sta aprendo un nuovo capitolo della sua vita.

Dedicato a colei che non ha mai smesso di sognare il grande amore.



Le foglie danzavano comandate dal vento e seguite da alcuni petali, che cadevano sull'erba verde ancora bagnata dalla rugiada e calpestata dalle suole delle scarpe che camminavano avanti e indietro.

Tra questi, i passi di un bambino si erano fermati in mezzo al parco per riprendere fiato dopo aver rincorso la sua piccola amica. La bambina aveva due lunghe treccine che scendevano fino a raggiungere le spalle minute. I suoi cinque anni gli avevano donato un piccolo corpo agile, slanciato e un sorrisetto furbo sempre presente. Aveva gli occhi neri e ridenti puntati su Francesco. Quest'ultimo era leggermente chinato in avanti e con le mani sulle ginocchia mentre cercava di riprendere un respiro regolare dopo la lunga corsa.

«Sei stanco?» Chiese Rebecca avvicinandosi al suo amico per poi vederlo correre lontano dopo averle toccato la spalla e dirle frettolosamente che l'aveva presa.

«Non vale.» Brontolò per poi inseguirlo tra gli alberi piantati qua e là. Poco distante da loro, seduta su una panchina, la madre della più giovane li guardava e distoglieva lo sguardo solo per prendere un appunto sull'agenda posizionata sulle sue gambe. Sorrise nel vedere i due bambini giocare tra di loro. Frequentando lo stesso asilo avevano avuto opportunità di conoscersi ma la differenza di età molto presto il avrebbe allontanati.

Il più grande si nascose dietro a un vecchio albero; guardando alle sue spalle vide la sua compagna di giochi incrociare le mani e pestare il piccolo piedino per terra mentre dei lamenti sussurrati uscivano dalle sue soliti labbra. Sorrise nel vederla in quello stato; ai suoi occhi era così carina e indefessa.

Rebecca scrutava i tronchi in cerca di folti, arruffati capelli castani e di quei grandi occhi dello stesso colore ma con delle pagliuzze nere. Non si sarebbe arresa tanto facilmente anche se la sfida poteva risultare molto ardua. Dopo aver guardato male la maggior parte dei alberi noto qualcosa muoversi dietro il tronco imponente di una quercia. Si avvicinò con cautela ma fu interrotta da una mano curata appoggiata sulla sua spalla.

«Sai dove Francesco?» chiese la signora che poco prima l'aveva vista ricorrere quella peste di suo nipote. La bambina fu attratta dalla sua chioma raccolta in un chignon castano che con il passare del tempo avrebbe cambiato il proprio colore. Alzò il suo piccolo indice ossuto verso l'albero che fu raggiunto dalla donna. «Signorino, noi dovremmo andare a casa.» Poco dopo il nipotino uscì dal suo nascondiglio e prese la mano che sua nonna gli aveva teso mentre altra manina era occupata a sventolare in aria per salutare la sua amica. «Ciao Rebecca!»

Non ebbero più opportunità di incontrarsi dopo quel lunedì di piena estate. Lui andò alle elementari mentre lei continuò un altro anno in mezzo ai giocattoli e capricci di bambini. Quel pomeriggio insieme fu da entrambi messo in un cassetto nella parte più remota della propria mente. In quel punto rimase per quasi dieci anni poi qualcosa fece riemergere quei ricordi.



Le foglie danzavano comandate dal vento e seguite da alcuni petali, che cadevano sull'erba verde ancora bagnata dalla rugiada e calpestata dalle suole delle scarpe che camminavano avanti e indietro.

Tra questi, i passi di un bambino si erano fermati in mezzo al parco per riprendere fiato dopo aver rincorso la sua piccola amica. La bambina aveva due lunghe treccine che scendevano fino a raggiungere le spalle minute. I suoi cinque anni gli avevano donato un piccolo corpo agile, slanciato e un sorrisetto furbo sempre presente. Aveva gli occhi neri e ridenti puntati su Francesco. Quest'ultimo era leggermente chinato in avanti e con le mani sulle ginocchia mentre cercava di riprendere un respiro regolare dopo la lunga corsa.

«Sei stanco?» Chiese Rebecca avvicinandosi al suo amico per poi vederlo correre lontano dopo averle toccato la spalla e dirle frettolosamente che l'aveva presa.

«Non vale.» Brontolò per poi inseguirlo tra gli alberi piantati qua e là. Poco distante da loro, seduta su una panchina, la madre della più giovane li guardava e distoglieva lo sguardo solo per prendere un appunto sull'agenda posizionata sulle sue gambe. Sorrise nel vedere i due bambini giocare tra di loro. Frequentando lo stesso asilo avevano avuto opportunità di conoscersi ma la differenza di età molto presto il avrebbe allontanati.

Il più grande si nascose dietro a un vecchio albero; guardando alle sue spalle vide la sua compagna di giochi incrociare le mani e pestare il piccolo piedino per terra mentre dei lamenti sussurrati uscivano dalle sue soliti labbra. Sorrise nel vederla in quello stato; ai suoi occhi era così carina e indefessa.

Rebecca scrutava i tronchi in cerca di folti, arruffati capelli castani e di quei grandi occhi dello stesso colore ma con delle pagliuzze nere. Non si sarebbe arresa tanto facilmente anche se la sfida poteva risultare molto ardua. Dopo aver guardato male la maggior parte dei alberi noto qualcosa muoversi dietro il tronco imponente di una quercia. Si avvicinò con cautela ma fu interrotta da una mano curata appoggiata sulla sua spalla.

«Sai dove Francesco?» chiese la signora che poco prima l'aveva vista ricorrere quella peste di suo nipote. La bambina fu attratta dalla sua chioma raccolta in un chignon castano che con il passare del tempo avrebbe cambiato il proprio colore. Alzò il suo piccolo indice ossuto verso l'albero che fu raggiunto dalla donna. «Signorino, noi dovremmo andare a casa.» Poco dopo il nipotino uscì dal suo nascondiglio e prese la mano che sua nonna gli aveva teso mentre altra manina era occupata a sventolare in aria per salutare la sua amica. «Ciao Rebecca!»

Non ebbero più opportunità di incontrarsi dopo quel lunedì di piena estate. Lui andò alle elementari mentre lei continuò un altro anno in mezzo ai giocattoli e capricci di bambini. Quel pomeriggio insieme fu da entrambi messo in un cassetto nella parte più remota della propria mente. In quel punto rimase per quasi dieci anni poi qualcosa fece riemergere quei ricordi.

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