Parte 1 senza titolo

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  - Unexpectedly


Seduto dietro il tavolo della cucina, l'uomo dai capelli di uno splendido biondo dorato, sorseggiava una tazza di tè, pronto ad affrontare il colloquio genitori-insegnanti del figlio. La tensione era alle stelle, mentre sorseggiava quella tazza di tè nella vana speranza che lo aiutasse a placare l'agitazione.
Era consapevole dello scarso rendimento scolastico del figlio a scuola, ma ad inizio anno gli aveva promesso che avrebbe cercato di impegnarsi, di mettercela tutta per diplomarsi.
Adesso, a poche ore di distanza dal colloquio, sentiva l'ansia assalirlo.
"Non ce la posso fare...!" Si disse puntando gli occhi azzurri sull'orologio. Mancava solo un'ora.
Si massaggiò le tempie e sorseggiò un altro po' di tè, decidendo poi di andare a controllare suo figlio per assicurarsi che fosse pronto per uscire.

Vide il ragazzo con i gomiti poggiati sul bordo della finestra che fissava il cielo, perso tra i suoi pensieri. I capelli biondi mossi dal vento, lo sguardo perso. Era evidente che fosse in ansia anche lui.
"Andiamo o arriveremo in ritardo!" Irruppe vedendo suo foglio guardarlo quasi implorante, allargando i suo grandi occhi azzurri, così simili ai suoi.


Il mese di Giugno era ormai arrivato già da qualche settimana, portando con sé il famoso colloquio genitori-insegnati.
Minato parcheggiò l'auto e tirò un ultimo profondo respiro, mentre Naruto diveniva sempre più piccolo ad ogni istante.
"Se devi dirmi qualcosa, fallo adesso! Almeno non farò la figura dell'allocco quando gli insegnanti cominceranno a inveire contro di te!" Esordì notando gli occhi del figlio divenire lucidi.
"Scusa papà se non sono un bravo figlio...!"
"Adesso non fare la vittima, ok? Cercheremo di affrontare questa situazione insieme! Tu comincia raccontandomi i casini che hai combinato...!" Proseguì rassegnato.

Più l'uomo si avvicinava alla sala riunioni, più sentiva la terra sotto i piedi cedere dopo aver ascoltato le confessioni di suoi figlio. In appena due mesi di scuola ne aveva combinate di cotte e di crude.
Giunse di fronte alla fatidica "porta" pronto ad andare incontro al suo destino.
"Papà, non voglio entrare! Aspetto qui fuori!" Naruto già si era tirato indietro.
"NO! Se devo subire le angherie dei tuoi sensei, tu soffrirai con me!" Concluse, afferrando la manica della giacca di Naruto. Aprì la porta ed entrò, portandosi dietro il figlio.



ll colloquio durò per più di un'ora. Al termine Minato si sentiva stravolto, con i nervi a fior di pelle, mentre suo figlio teneva gli occhi bassi, le spalle ricurve, sentendosi in colpa per il modo in cui gli insegnati avevano cominciato a lamentarsi.
Chi lo accusava di fare a botte per qualsiasi ragione, anche la più stupida; chi lo accusava di dormire durante la sua lezione; chi lo accusava di vestirsi in modo inappropriato.
Pareva come se tutti ce l'avessero con lui.
Il ragazzo era consapevole di non possedere un carattere semplicissimo, oltre a non essere un amante dello studio, ma vedere suo padre ricevere tante accuse infondate a causa delle sue marachelle lo stava facendo sentire in colpa.

Per tutto il tragitto in auto entrambi rimasero in totale silenzio. Minato avrebbe voluto dire qualcosa, sgridarlo, ma ormai non era più tanto certo servisse a qualcosa.
Naruto, al contrario, nel vedere suo padre tanto sfinito, capì che stavolta l'aveva davvero combinata grossa.

Giunsero a casa. L'uomo si diresse dritto verso il proprio ufficio. Gli serviva del tempo per riflettere.
Al contrario il ragazzo, vedendosi ignorato in quel modo, sentì quel senso di colpa divenire sempre più enorme e devastante.
"Devo chiedergli scusa e migliorare...!" Si disse, sentendo gli occhi inumidirsi.
Voleva un mondo di bene a suo padre, si era sempre occupato di lui fin da piccolo, quando erano rimasti soli, dopo che sua madre era morta in seguito ad una gravissima malattia. E lo stava ripagando di tutti i suoi sacrifici in quel modo, procurandogli solo preoccupazioni.

Sentiva quell'orribile senso di colpa comprimergli le viscere, mentre attraversava il corridoio, raggiungendo l'ufficio del padre. Bussò alla porta delicatamente attendendo una risposta, ma nulla. Bussò nuovamente, ma ancora nulla. Percependo sempre più forte quell'angoscia, aprì la porta. Doveva scusarsi a tutti i costi.
Poggiò la mano sulla maniglia ed entrò. La stanza era in penombra, suo padre era seduto dietro la scrivania e scriveva al PC.
"Papà... Posso?"
"Cosa vuoi? Non mi pare abbiamo molto da dirci." Era furioso, quella suo calma apparente mista a quel tono così apatico ne erano la prova.
Sopraffatto da quell'infinità di sensi di colpa, il ragazzo di 18 anni scoppiò in un pianto disperato, crollando in ginocchio a terra.
"M-mi dispiace...! S-sono u-una persona o-orribile...!" Un forte singhiozzo lo scosse. "M-mi sento così in colpa...! Tu h-hai fatto così tanto per me! E io..." Un altro singhiozzo. "T-ti ripago in questo modo...!"
Le spalle del ragazzo tremavano convulsamente mentre continuava a piangere, troppo coinvolto da tutti quei sentimenti negativi.
Nonostante Minato cercasse di non farsi impietosire da quelle lacrime, era davvero impossibile resistere. Adorava suo figlio e vederlo disperarsi in quel modo era dilaniante.
Si alzò da quella sedia e raggiunse il figlio sull'uscio, inginocchiandosi di fronte a lui per abbracciarlo.
"Ammetto di essere molto arrabbiato con te! Mi avevi promesso che ti saresti impegnato! Che avresti cercato di migliorare...! E non lo hai fatto!" Sospirò sentendo il pianto intensificarsi.
"Ci ho pensato su. Per migliorare i tuoi voti... potrei chiedere ad un mio ex alunno di darti delle ripetizioni."
"R-ripetizioni?" Il ragazzo sollevò il viso appena un attimo, tirando su con il naso.
"Sì, si chiama Kakashi. È davvero bravo! Penso sarà felice di darti una mano. Per il resto... Non so davvero cosa inventarmi...! Cerca di tenere un po' a freno il tuo carattere esuberante, intesi?" L'uomo sorrise gentilmente, nella speranza che quelle lacrime si arrestassero.
"Va bene!" Rispose il diciottenne, cercando di calmarsi.
Padre e figlio, dopo aver chiarito, raggiunsero la cucina. Era già abbastanza tardi, rimanere nell'ufficio dell'uomo in eterno non sarebbe servito a molto. Inoltre Minato decise che dopo cena avrebbe chiamato Kakashi nella speranza che accettasse l'idea di dare qualche ripetizione al figlio. Non avrebbe mai e poi mai permesso che Naruto venisse bocciato l'ultimo anno di liceo.
Mancava poco al diploma. In seguito avrebbe discusso con il figlio su cosa fare del suo futuro, ma la cosa fondamentale adesso era che migliorasse e non perdesse l'anno scolastico.




Dall'incontro genitori-insegnati, ben tre giorni erano trascorsi.
In quei pochissimi giorni di scuola, Naruto si era sforzato con tutto se stesso di stare più attento alle lezioni e non attaccar briga con gli idioti che giornalmente lo infastidivano, solo perché si sentivano superiori a lui.
Da quel che sapeva, il giorno dopo il colloquio a scuola, suo padre si era visto con l'ex allievo che avrebbe dovuto dargli ripetizioni. Da quel che gli aveva riferito il padre, aveva accettato. Sarebbe andato a casa sua ogni pomeriggio, dopo la scuola.

Finite le lezioni scolastiche, il giovane dai capelli biondi, si apprestò a tornare a casa. Avrebbe raggiunto l'abitazione di quel tizio più tardi. Da quanto gli aveva spiegato suo padre, Kakashi era un uomo neolaureato, assunto da un famoso giornale come scrittore. L'uomo si occupava principalmente di articoli culturali, niente gossip o scandali, solo roba di cultura come teatro, opere liriche, musica, mostre d'arte e così via.
Kakashi aveva frequentato un'università di Tokyo, assistendo alle lezioni di suo padre. Lì si erano conosciuti, rimanendo poi in buoni rapporti.
Mentre adesso, Naruto si ritrovava a dover seguire dei corsi extra a casa di quell'uomo.

Giunto a casa, il ragazzo si ritrovò solo. Suo padre non era ancora rientrato. Nell'attesa si concesse un po' di relax giocando ai videogiochi in camera sua, consapevole delle estenuanti ore di studio a cui lo avrebbe sottoposto quel tale.


Circa un'ora dopo...
"Naruto, sono a casa! Su sbrigati, così ti accompagno da Kakashi!"
Il ragazzo svogliatamente spense la console. "Sì, arrivo! Dammi solo un attimo!"
Afferrò lo zaino e raggiunse il padre all'ingresso. Indossò le scarpe e lo seguì fino all'auto.
Lungo il tragitto il minore rimase in silenzio, assumendo l'espressione di un condannato a morte.
"Non fare quella faccia! Non è terribile come credi! È una brava persona, paziente e gentile!" Minato tentava di alleggerire la tensione.
"So già che pretenderà che faccia chissà cosa dopo una sola lezione!" Sbuffò sempre il ragazzo.
"Fidati di tuo padre! Se ho scelto lui è solo perché ritengo sia l'unico in grado di sopportare il tuo caratterino!" Sorrise dolcemente.
"Che vorresti insinuare? Che sono un tipo difficile da gestire?"
"Vedi che quando vuoi le cose le capisci!"
Se già prima era seccato all'idea di dover andare a casa di uno sconosciuto, adesso iniziava ad odiare quel tizio ancor prima d'averlo conosciuto.



Giunto a casa del suo insegnante, Naruto entrò nel piccolo appartamento seguito da suo padre.
La casa a primo impatto appariva davvero bella, arredata in modo semplice e moderno, con quel tocco di classe che non guastava. Il proprietario era un uomo alto, sui 25 anni circa, i capelli albini, gli occhi scuri, la pelle chiarissima. Naruto rimase affascinato da quell'uomo, il fatto che fosse bello e sexy era innegabile.
"Tu devi essere Naruto!"
"Sì, piacere!" Il ragazzo rispose, mantenendo un'aria scocciata.
"Allora io vado! Ti vengo a prendere più tardi!" Minato salutò i presenti e filò via.
Voleva lasciare al suo ex allievo quanto più tempo possibile da dedicare a suo figlio, nella speranza lo aiutasse a recuperare.

"Allora Naruto...! Andiamo di là, ti offro una tazza di tè e ci mettiamo subito al lavoro!" L'uomo, con fare gentile, raggiunse la cucina e mise sul fuoco il bollitore con dell'acqua.
Naruto lo osservava con occhio critico, non si fidava poi tanto, anche se suo padre ne parlava benissimo. Forse erano stati proprio tutti quegli elogi a condizionarlo.
Kakashi, dal canto suo, osservava quel ragazzo quasi intenerito. Era identico al padre: gli stessi capelli biondi, gli occhi azzurri, la pelle ambrata. Quel ragazzino era la copia sputata del genitore, solo più giovane. Lo trovava davvero carino.

Nell'attesa che il tè fosse pronto, Kakashi decise di dare un'occhiata ai libri del biondino, giusto per farsi un'idea del programma, sottoponendolo poi a degli esercizi per comprendere le sue lacune.
Conclusi gli esercizi capì che la situazione era peggiore di quanto si aspettasse. Quel ragazzo non si era mai impegnato in vita sua. Aveva davvero un mucchio di lavoro da fare.
"Diamoci da fare!" Decretò sospirando e sedendosi accanto al ragazzo. Diede il via alla lezione, cominciando dal giapponese.

Il pomeriggio trascorse animato dalle spiegazioni dell'albino e il biondo che continuava a distrarsi alla prima buona occasione.





Da quella prima lezione a casa dell'Hatake, era già trascorsa una settimana. In quei giorni Naruto si era recato a casa dell'uomo ogni pomeriggio, anche il sabato e la domenica. Il ragazzo presentava lacune più o meno gravi in tutte le materie. Se doveva recuperare dovevano fare in fretta per permettergli di rimettersi in pari con lo studio e assicurarsi che passasse gli esami di fine anno.
Per Naruto quei sette giorni trascorsi, ogni pomeriggio, a casa dell'ex allievo di suo padre erano stati un vero incubo. Non solo si era ritrovato a dover marcire sui libri di scuola anche il fine settimana, quel tipo non gli dava un attimo di tregua.
Continuava a spiegare e spiegare... Finché non avesse appreso tutto nei minimi dettagli.
Tutto sommato, doveva ammettere che Kakashi era davvero un brav'uomo.
"Chi mai sopporterebbe uno come me ogni giorno in casa sua?" Si chiese seduto sul treno, mentre attendeva di arrivare a casa del sensei.
"Forse lo fa solo per fare un piacere a mio padre?" Aggiunse tristemente.
"In fin dei conti, anche io vado a casa sua ogni giorno solo per far felice mio padre e non farmi bocciare..." Proseguì.

Seduto su quel treno, rimase in silenzio perso tra i suoi pensieri, finché non raggiunse la sua fermata. Camminò a piedi per qualche isolato, giungendo di fronte al palazzo dove abitava Kakashi-sensei.
Suonò e il portone gli venne aperto immediatamente. Prese l'ascensore e giunse nel pianerottolo dove viveva l'uomo.
"Ben trovato Naruto, com'è andata oggi a scuola?"
"Bene, grazie!"
Il giovane venne accolto dall'uomo con un lieve e mite sorriso. Era gentile con quei suoi modi pacati, ma al contempo risuonava affettuoso nel preoccuparsi per il suo andamento.
"Su, entra. Con cosa preferiresti iniziare oggi?" Chiese nuovamente l'albino, andando ad accomodarsi e invitando il giovane a sedersi accanto a lui.
"Matematica. Oggi il sensei ha spiegato dei nuovi esercizi, ma non ho ben capito alcuni passaggi...!" Ammise intimidito. Si sentiva quasi stupido nel confondersi per così poco.
"Non c'è problema!"





Le settimane trascorsero, anche il mese di Luglio stava per finire nella metropoli giapponese, portando con sé le tanto agognate vacanze estive. Sei lunghe settimane di vacanze a cavallo tra fine Luglio e i primi di Settembre.
Per quell'estate Naruto sarebbe andato nell'isola di Kyushu, nell'estremo sud del Giappone, per far visita ai nonni paterni residenti nella città di Fukuoka e prendersi una pausa dallo studio.
In quel periodo si era dato molto da fare per recuperare i suoi voti grazie anche all'aiuto di Kakashi.
Come accadeva da ormai un mese abbondante, Naruto, finite le lezioni, prese la metropolitana diretto verso la casa del sensei, pronto per un altro estenuante pomeriggio di studio. Quel giorno faceva particolarmente caldo. Le temperature si erano parecchio alzate. Anche solo respirare costava sforzi immani al giovane diciottenne.

Giunto di fronte al palazzo del sensei, suonò e salì come di consueto. Entrando nell'appartamento una lieve brezza lo avvolse, alleviando quel caldo soffocante patito in treno.
"Eccoti qui! Vuoi qualcosa da bere? Fa davvero caldo oggi!" Kakashi, con indosso un pantaloncino leggero, appena sotto il ginocchio, e una maglia a mezze maniche larga, accolse il giovane in casa sua.
"Sì, grazie"
Il biondo entrò nel salotto, attendendo il ritorno dell'uomo. Per un attimo si era soffermato a osservare l'abbigliamento dell'uomo. Era inusuale, anche un po' buffo. Ma la cosa più imbarazzante fu rendersi conto di quanto fosse perennemente sexy, qualsiasi cosa indossasse, quel fascino non lo abbandonava mai.
In quel mese aveva imparato a conoscerlo un po', lo trovava un uomo davvero meraviglioso. Era simpatico, intelligente e con quel pizzico di ironia capace di farlo ridere e alleviare la pesantezza creata da quei pomeriggi di studio. Oltre a possedere un fascino davvero unico.
"Prego!" Kakashi tornò e porse un bicchiere di tè freddo al ragazzo.
"Grazie mille!" Bevette e tirò poi fuori i libri di scuola, dando il via alla lezione.

In quelle settimane, trascorse giornalmente con il figlio dell'ex sensei, Kakashi aveva imparato ad apprezzare molto quel ragazzo. Se a primo impatto lo aveva trovato semplicemente carino e adorabile, adesso poteva dire con certezza d'essersi affezionato a quel tornado biondo. Con quel suo smagliante sorriso riusciva sempre a rallegrarlo anche nelle giornate più buie.
Se dapprima vedeva quelle lezioni come un semplice impegno preso con l'ex sensei, adesso voleva aiutare davvero quel ragazzo. Voleva aiutarlo ad emergere e riscattarsi, dimostrare a tutti quanto fosse speciale Naruto Namikaze. Non era solo un semplice ragazzo troppo esuberante ed estroverso, soprattutto era dolce, sensibile, capace di donare allegria con un solo sguardo.
Tornò ad osservare il biondo intento a svolgere un esercizio. Ogni giorno diveniva sempre più bello, affascinante come suo padre.
Il suo sguardo cadde sulla camicia a mezze maniche della divisa, sbottonata appena un po'. Poteva vedere il collo ambrato sparire dentro la camicia, le linee delle scapole sempre da sotto la camicia, la vita stretta.
-Ha solo 18 anni. È troppo giovane per me!- Si disse, continuando ad osservarlo, fingendo di non essere interessato.

Il ragazzo sentiva lo sguardo del sensei ustionargli la schiena. Agitatissimo tornò ad osservare l'esercizio, credendo d'aver sbagliato qualcosa, non riuscendo a capire dove avesse sbagliato. Sempre più in ansia prese delle forti boccate d'aria, sentendo sempre quello sguardo.
"Ho sbagliato qualcosa?" Chiese.
"Cosa?" Kakashi allargò gli occhi, non comprendendo bene la domanda, ancora travolto dai suoi pensieri.
"Continua a fissarmi in modo strano... Se ho sbagliato qualcosa nell'esercizio me lo dica! Perché io proprio non riesco a capire dove ho sbagliato...!" Concluse colpevole.
L'Hatake sgranò maggiormente gli occhi. Naruto si era accorto del suo sguardo, ma lo aveva interpretato in modo del tutto ingenuo.
"Ero solo perso tra i miei pensieri! Tranquillo, non hai sbagliato nulla!" Gli sorrise. "Ti va se usciamo? Andiamo a fare una passeggiata e prendiamo un gelato? Penso che una piccola pausa farebbe bene ad entrambi!" Concluse mascherando l'imbarazzo.
"Un gelato!" Naruto esultando si alzò in piedi, chiudendo immediatamente tutti i libri.
"Ehi...! Frena l'entusiasmo! Vado a cambiarmi, tu intanto finisci!" L'albino sorrise beffardo, ricevendo un'occhiataccia dal minore.
"Ma sensei...!"
"Non farmelo ripetere!"
Sbuffando il ragazzo si rimise al suo posto e aprì nuovamente i libri, ricominciando da dove aveva interrotto.

Dopo essersi cambiato, Kakahi e Naruto raggiunsero una piccola gelateria a poche centinai di metri dall'abitazione del maggiore, chiacchierando amabilmente come vecchi amici.


Al suo rientro a casa, nel tardo pomeriggio, Naruto trovò suo padre dietro i fornelli.
L'odore inconfondibile del ramen era riconoscibile già dalla porta d'ingresso.
"Stai preparando il ramen!" La voce estasiata del ragazzo non lasciava repliche.
"Sì! Mi ha chiamato Kakashi prima. Dice che stai migliorando parecchio!"
"Modestamente...!" Si compiacque il ragazzo, sbirciando all'interno della pentola.
L'uomo sorrise continuando a cucinare. Quella reazione da parte di suo padre fece intuire subito al biondo che qualcosa non andava.
"Papà? Devi dirmi qualcosa?"
Minato sospirò. Era impossibile nascondere qualcosa a suo figlio.
"Per le vacanze non andremo dai nonni. Credo sia meglio rimanere qui a Tokyo, così potrai continuare a studiare con Kakashi."
Il ragazzo spalancò i grandi occhi azzurri. "Come sarebbe a dire che rimaniamo qui?"
"Poco fa, quando ho parlato con Kakashi, mi ha detto che sei molto migliorato, ma c'è ancora molto da fare. Temo che queste sei settimane possano distrarti troppo...!"
Naruto solo ora cominciava a mettere a fuoco le parole del padre.
"Non puoi pretendere che trascorra le vacanze estive sui libri! Anche io ho bisogno di un po' di svago!" Esordì alzando la voce.
"Se ti fossi impegnato prima non saremmo giunti a questo punto!" L'uomo non si lasciò intimidire. Adorava suo figlio, ma in questo caso stava agendo solo per il suo bene.
"Mi stai punendo?"
"No! Voglio solo che tu abbia un futuro roseo e pieno di soddisfazioni!"
"Costringendomi a trascorrere le vacanze sui libri?" La rabbia stava prendendo il sopravvento.
"Lo faccio per te!"
"Vado in camera mia!" Sbottò il ragazzo, abbandonando la conversazione, preferendo chiudersi in camera per riflettere.

Minato si lasciò andare seduto su una sedia, percependo il senso di colpa crescere. Lo stava facendo solo per il suo bene, ma Naruto ancora era troppo giovane per comprendere le responsabilità di un genitore.
Comprendeva il fatto che suo figlio fosse ancora un ragazzo, come ogni giovane della sua età preferiva usufruire di quelle settimane di vacanze per svagarsi, ma non poteva nemmeno permettere che mandasse in malora il suo futuro.
Continuò a cucinare. All'ora di cena chiamò Naruto più e più volte, ma niente, il figlio non rispondeva, continuava ad ignorarlo. Si accomodò dietro il tavolo sospirando. Lo conosceva abbastanza da sapere che il giorno successivo lo avrebbe perdonato.





Con il subentrare delle vacanze estive, Tokyo venne investita da un'ondata di caldo afoso. Anche quel pomeriggio Naruto si ritrovò a casa si Kakashi per studiare e rimettersi in carreggiata con i voti scolastici.
Seduto dietro il tavolo della cucina del sensei, il ragazzo si lasciò andare ad un sospiro annoiato, osservando l'uomo muoversi sinuosamente dietro la cucina, mentre riempiva due coppette con del morbido e fresco gelato, seguito da due bicchieri di tè ghiacciato.
-Com'è bello...!- Il giovane dai capelli dorati si lasciò andare a quel pensiero, senza nemmeno rendersene conto.
Da ben due mesi frequentava quell'uomo e ogni giorno imparava a conoscerlo sempre più.
Inconsciamente lasciò scorrere lo sguardo fino ai glutei del maggiore, sentendo l'imbarazzo invaderlo non appena Kakashi si voltò per porgergli la coppa di gelato.
"A cosa stai pensando?" L'albino stirò appena le labbra, notando le guance di quel ragazzo imporporate.
Lo trovava adorabile, con quel suo carattere così spontaneo, allegro. Peccato fosse troppo giovane per lui.
"Nulla!" La voce di Naruto uscì squillante, allarmata. Si sentì ancora più in imbarazzo.
Glielo ripetevano sempre tutti che non era capace di mentire.
Kakashi incuriosito inarcò un sopracciglio osservando il viso del biondo nei minimi dettagli, cercando di captare qualcosa. Il ragazzo, mantenendo lo sguardo basso, coperto dalla frangia bionda, mangiava il gelato, sentendo l'imbarazzo sempre più forte.
"Sbaglio o prima ti ho posto una domanda?" L'Hatake tornò all'attaccò.
L'altro sgranò gli occhi e arrossì maggiormente. "N-niente...! Non stavo pensando a nulla!"
"Bugiardo...!" Kakashi sorrise appena, incrociando gli occhi azzurri e meravigliosi del minore.
Lo trovava ancor più adorabile con quell'espressione imbarazzata.
Naruto si morse il labbro inferiore, non sapendo cosa inventare.
"Potremmo fare una pausa?" Chiese ansioso. Percepiva quello sguardo scrutarlo, come se potesse realmente leggergli nel pensiero.
L'uomo, notando la situazione di notevole disagio, concesse all'allievo una pausa.

Il biondino si alzò velocissimo e sparì in bagno. Chiuse a chiave la porta alle sue spalle, si avvicinò al lavandino, aprì il rubinetto e si lavò il viso con dell'acqua fresca.
"Mi sono preso una cotta per il mio sensei...!" Constatò amaramente. "Non posso prendermi un cotta per lui!" Aggiunse guardandosi allo specchio.
Oltre alla differenza d'età, quel tipo era l'ex allievo di suo padre. Poi era un uomo, un dettaglio molto rilevante.
"Sono un deficiente!" Si disse premendo le mani sul viso.
Avrebbe tanto voluto interrompere quelle lezioni, in modo tale da smettere di pensare al suo sensei in quel modo, dimenticarlo. Ma suo padre non avrebbe mai accettato, non senza una scusa plausibile.
"Non posso dirgli che mi piace!" Si disse guardandosi nuovamente allo specchio. "Allora che faccio?"
Non ne aveva proprio la più pallida idea. Tirò un bel respiro profondo, preferendo tornare di là e fingere che andasse tutto normalmente.
"Lo faccio solo per te papà!"
Aprì la porta e tornò a sedersi.

Kakashi era rimasto parecchio insospettito dal comportamento del ragazzo. Rimase seduto a riflettere in attesa che tornasse finché, dopo una buona manciata di minuti, non vide quegli splendidi capelli biondi, seguiti dai suoi occhi di quel blu ancor più ammaliante, tornare e sedersi proprio accanto a lui.
Lo sguardo perso in chissà quali pensieri, mentre tornava a esercitarsi.
"Ok Naruto, che hai? È ovvio che ci sia qualcosa che non va!" Provò gentilmente.
Odiava vedere quel viso tanto bello, così preoccupato.
"Nulla, sono solo stanco. Sarà il caldo che c'è oggi!" Rispose senza enfasi.
L'albino intuì subito la menzogna. "Non sarai arrabbiato per il fatto che non siete partiti per Fukuaka? Capisco perfettamente che per te trascorrere le vacanze a studiare deve essere orribile, ma in fin dei conti non è nemmeno la fine del mondo! Avrai molte altre occasioni per divertirti dopo che ti sarai diplomato!"

Naruto aggrottò le sopracciglia indispettito. Adesso che glielo aveva ricordato, era nuovamente infuriato con suo padre per tutta quella storia. Era colpa sua se non era andato in vacanza! Ed era sempre colpa sua se si era preso una cotta per il suo insegnante!
Se non lo avesse costretto a stare con quell'uomo ogni santo pomeriggio, tutto sarebbe andato normalmente!
"OK, lo ammetto!" Sbuffò incrociando le braccia al petto, mettendo su il broncio.

L'Hatake sorrise, poggiando una mano sulla testa di quel tornado pestifero, scompigliandogli i capelli affettuosamente.
"Su, torniamo all'opera!" Decretò preferendo lasciar cadere il discorso.




Settimana dopo settimana, anche il mese d'Agosto era arrivato, portando una lieve e fresca pioggerella durata appena tre giorni.
In quei giorni Naruto aveva continuato assiduamente a sostenere i pomeriggi di ripetizioni in compagnia di Kakashi, nonostante fosse attratto da quell'uomo. Continuava a ripetersi che doveva farlo per suo padre. Lo aveva già deluso fin troppe volte. Adesso basta. Doveva comportarsi bene, recuperare tutte le materie e conseguire il diploma.
Anche quel giorno, come ormai accadeva da tempo, prese il treno e raggiunse l'abitazione dell'Hatake.
Negli ultimi tempi il biondino aveva imparato a conoscere parecchie sfaccettature del carattere dell'uomo. Appena pochi giorni prima, per puro caso, si era imbattuto in un libro abbandonato in salotto. Incuriosito lo aveva aperto dandovi un'occhiata, richiudendo immediatamente il libro rosso in volto.
"Ma è un porno!?" Sconcertato aveva osservato la copertina, prima di rimettere il libro dove lo aveva trovato e tornare a studiare.
Si era distratto appena un attimo, attendendo il suo sensei tornare dal bagno.

Da quell'episodio era passato qualche giorno. Non disse nulla, preferendo archiviare quella piccola scoperta. In fondo era un uomo adulto, il fatto che fosse attratto da certa roba era anche normale. Persino lui nelle ultime settimane aveva preso a masturbarsi immaginando le mani del sensei carezzare il suo corpo. Un libro porno era nulla in confronto ai pensieri sconci che avevano animato i suoi sogni negli ultimi tempi.

Varcò la soglia di quell'appartamento, incrociando il mite e dolce sorriso del suo sensei.
"Buongiorno Naruto!"
"Salve!" Era sempre così gentile con lui. Tanto da sentire il cuore perdere un battito nel solo udire la sua voce.
"Accomodati, così possiamo cominciare!"
Il biondino si sedette come al solito, cercando di concentrarsi solo sulla lezione.
La cosa gli riuscì alquanto complicata. Il forte profumo del sensei solleticava le sue narici, per non parlare di quella mani sottili, chiarissime, muoversi sinuosamente, e quello sguardo penetrante che gli risucchiava l'anima.


Quella stessa mattina, Kakashi aveva riflettuto a lungo sullo strano comportamento assunto da Naruto nelle ultime due settimane. Era divenuto improvvisamente più timido e impacciato, arrossiva per poco, oltre all'essere sempre con la testa tra le nuvole. Qualcosa preoccupava quel ragazzo, era evidente.
La cosa non doveva riguardarlo, era il suo sensei, nient'altro. Il suo interesse non doveva andare oltre le lezioni di recupero e il miglioramento del rendimento scolastico. Eppure resistere era dura. Vedere l'azzurro dei suoi occhi incupito da chissà quali pensieri, era un pugno allo stomaco.
Si alzò da quella sedia lasciando Naruto solo, con la semplice scusa di voler prendere qualcosa da bere per entrambi.
Rimase ad osservare il ragazzo per qualche istante, sembrava pensieroso.
Tornò a sedere, porgendogli un bicchiere di succo. Poi osservò l'esercizio di matematica completamente sbagliato.
"Dove hai la testa ultimamente? Ti ho spiegato questo esercizio già tre volte! Perché continui a sbagliare?"
Il minore sussultò colto in fallo. "Mi scusi!"
"Non fa nulla." Non approfondì il discorso, ricominciando la spiegazione.

Nauto osservava le mani del sensei muoversi sul foglio mentre indicava gli errori commessi. Alzò lo sguardo, lasciando che i loro occhi si incrociassero per un solo istante.
Kakashi osservava il foglio con sopra riportato l'esercizio, mentre lo sguardo del ragazzo dai capelli biondi cadeva sulle labbra del sensei. Erano fini e delicate, di un bel rosa acceso. Si muovevano con calma e decisione pronunciando quelle parole.
Il giovane ammaliato sentiva uno strano desiderio farsi strade dentro di sé. La voglia irrefrenabile di baciare quelle labbra, assaporarne il sapore.
Trasportato dell'irrefrenabile voglia, Naruto si avvicinò lentamente alle labbra del sensei, socchiudendo gli occhi.

Kakashi, notando la reazione dell'allievo, il modo in cui si stava avvicinando a lui, intuì i suoi intenti. Avrebbe tanto voluto ricambiare quel bacio, ma non poteva.
Poggiò il pollice sulle labbra di Naruto, riuscendo a tastarne la morbidezza.
L'altro aprì gli occhi nel sentire il dito del maggiore poggiarsi sulle sue labbra.
"Naruto...! Mi dispiace, ma non possiamo!" Disse semplicemente continuando ad incrociare quegli splendidi occhi blu.
In meno d'un secondo vide quello sguardo sgranare fino all'inverosimile, quegli occhi azzurrissimi divenire lucidi, pieni di lacrime. Il giovane abbassò la testa velocemente.
"Naruto...!" Provò l'uomo, notando le spalle dell'altro tremare appena mentre nervosamente raccoglieva le sue cose.
"No! Voglio andare a casa...!" Rantolò trattenendo il magone che gli stava opprimendo le viscere.
"Aspetta!" Riprese, poggiando la mano destra su una spalla del giovane, che prontamente lo scansò.
Scottato, rimase immobile ad osservare il biondino raccattare le sue cose in fretta, per poi fuggire via sparendo oltre la porta.

Naruto chiuse la porta di quell'appartamento alle sue spalle. Premette nervosamente il tasto dell'ascensore sentendo le lacrime tradirlo, mentre il dolore al petto aumentava a vista d'occhio, diventando sempre più insopportabile.
Le porte dell'ascensore si aprirono. Naruto vi si fiondò dentro, lasciando che le porte si richiudessero. Premette il tasto che bloccava l'ascensore e cadde a terra sulle ginocchia, mentre le lacrime inesorabili deturpavano il suo viso. Le viscere contorte in un dolore assurdo, quasi incontrollabile. Sopraffatto si piegò in avanti, accasciato a terra, mentre quelle fitte di dolore aumentavano trasformandosi in vere e proprie pugnalate.
"M-mi ha respinto!" Si disse singhiozzando. "I-io..." Un altro singhiozzo forte. "E-e m-mi ha respinto!" Si disse mentre la voglia di piangere si triplicava.
Ancora piegato in avanti, abbandonato sul pavimento di quell'ascensore, lasciò libero sfogo a quel pianto, incapace di trattenere tanto dolore.
Lo amava, ma era stato respinto. In fin dei conti non era nemmeno la prima volta che gli capitava, ma in passato non era mai stato tanto doloroso.


Kakashi, ancora seduto su quella sedia, osservava il posto dove fino a poco prima era stato seduto il biondino. Sentiva lo stomaco attorcigliato.
Finalmente tutto gli era chiaro. Naruto si era comportato in modo ambiguo negli ultimo tempi perché si era interessato a lui, in modo diverso dal normale rapporto insegnante-allievo.
Si portò una mano a massaggiare la fronte. Sentiva il senso di colpa devastarlo. Nonostante Naruto fosse fuggito immediatamente, si era accorto della sua reazione, di quegli occhi lucidi.
"Dannazione! Adesso come dovrei comportarmi?" Non ne aveva la più pallida idea.
Si sentiva confuso, frustrato. Ricambiava i sentimenti del suo allievo , ma non poteva lasciarsi andare. Quel ragazzo aveva solo 18 anni. Socchiuse gli occhi massaggiandoli, mentre quel dannato senso di colpa aumentava a vista d'occhio.
"Forse dovrei parlargli?!" Non era certo fosse la scelta migliore, ma voleva almeno provarci.




Da quel pomeriggio erano trascorsi tre giorni. Giorni in cui Naruto finse di non sentirsi bene pur di non dare spiegazioni a suo padre ed evitare d'andare a casa di Kakashi.
Doveva escogitare un modo per cambiare tutor. Suo padre doveva rimanere all'oscuro di tutto. Si sentiva in torto, sopraffatto dai sentimenti, aveva provato a baciare Kakashi, venendo respinto immediatamente.
Solo ripensandoci, quel magone tornava a galla più forte e prepotente.
In quei tre giorni si era isolato da tutto, anche dai suoi amici. Si sentiva sbagliato. Un approfittatore.
"Non avrei dovuto!" Si disse rintanato sotto il lenzuolo, fingendosi ancora malato.


Minato in camera sua si stava preparando per uscire. L'idea di lasciare suo figlio in casa da solo non lo allettava, ma non poteva sottrarsi a quell'importante riunione. Il rettore dell'università aveva indetto una riunione straordinaria con gli insegnati delle varie facoltà per apportare qualche cambiamento. Non poteva assolutamente mancare.
In tre giorni sembrava solo essere peggiorato, mangiava poco, rimanendo sempre rintanato in camera sua.
"Qui gatta ci cova!" Rifletté ad alta voce, sistemando il nodo della cravatta.
Il suono del campanello attirò la sua attenzione. Stranito osservò l'orologio da polso.
"Sono 16:00! Chi sarà mai?" Non aspettava visite.
Raggiunse l'ingresso e trovò Kakashi.
"Giorno sensei! Naruto è in casa?"
"Kakashi...! A cosa devo questa visita?" L'uomo, sempre più stranito, inarcò un sopracciglio biondo.
"Nulla di importante. Ero solo in pensiero per Naruto. Non si è ancora rimesso?" Si finse il più naturale possibile, per non insospettire ex-sensei.
"No...!" sospirò Minato rassegnato. "Credo ce l'abbia ancora con me per non essere andati in vacanza...!"
L'Hatake si finse concordante con quell'ipotesi, per non destare sospetti.
"Sta uscendo?" Chiese notando l'uomo tutto in ghingheri.
"Sì... Ho un riunione con il rettore e altri insegnanti." Lanciò nuovamente un'occhiata furtiva all'orologio. "Meglio che mi sbrighi! Non voglio arrivare in ritardo."
"Sensei? Le spiace se resto qui? Vorrei parlare con Naruto."
"Va bene...!" Asserì l'altro, tornando in camera sua. Uscì poco dopo con una giacca stretta intorno al braccio, emanando un forte profumo di colonia.
"Come siamo eleganti...! Sta cercando moglie?" Ironizzò l'albino, ghignando divertito.
"Simpatico...! Io vado. Fammi un favore, vedi se riesci a convincerlo tu a non avercela con me per la storia delle vacanze sfumate, ok?"
"Vedrò cosa posso fare!"

Kakashi salutò l'uomo e chiuse la porta alle sue spalle. Attese un poco prima di raggiungere la camera del ragazzo.
Ai tempi dell'università, trovava Minato davvero sexy e affascinante. Nonostante adesso avesse 45 anni, non aveva perso quel fascino.
"Non c'è da stupirsi se adesso mi sia interessato a suo figlio...!" Sospirò chinando il capo.
Si addentrò nel corridoio e notò una porta con un enorme cartello appeso alla maniglia, con su scritto: "Vietato entrare!" a caratteri cubitali.
"Deve essere per forza la sua camera!" Rifletté.
Tirò un piccolo sospiro, poggiò la mano sulla maniglia e aprì la porta senza nemmeno bussare.


Naruto, nascosto sotto il lenzuolo, giocava con il Tablet. Udendo il rumore dello scatto della serratura della sua camera, alzò un lembo del lenzuolo dando un'occhiata, pronto a inveire contro suo padre che era entrato senza bussare.
Una folta chioma albina emerse dall'uscio. Il ragazzo sgranò gli occhi, sentendo il fiato mozzarsi in gola. Si nascose nuovamente sotto il lenzuolo, non sapendo più cosa dire o fare.
"Naruto, so che sei sveglio! Ti ho visto!" Kakashi si avvicinò al giovane e si sedette ai piedi del letto.
"Voglio solo chiarire." Proseguì. Adesso persino lui iniziava ad avere i suoi dubbi.
Il giovane imbarazzatissimo prese coraggio. Se Kakashi non ricambiava i suoi sentimenti non poteva fargliene una colpa. Mantenendo lo sguardo basso si sistemò seduto sul letto, stringendo il lenzuolo tra le dita con fare agitato.
L'uomo intenerito osservava ogni singolo dettaglio in quel ragazzo. In soli tre giorni si era lasciato travolgere dalla delusione. I capelli un disastro, il viso sciupato, la maglia al rovescio.
"Mi spiace che tu l'abbia presa così male...!" Esordì non sapendo davvero cosa dire.
"Non fa nulla." Il tono basso, appena udibile.
"Tuo padre crede che tu ce l'abbia ancora con lui!"
"Un po' sì." Ammise. Avrebbe voluto dire tante cose, ma si trattene.
"Che ne dici se domani torniamo alla normalità?" Con fare gentile l'Hatake carezzò una mano del giovane.
Naruto a quel contatto sentì gli occhi pizzicare. Non ce la faceva, faceva davvero troppo male l'idea di far finta di non essere innamorato di quell'uomo e vederlo ogni santo giorno.
Scosse la testa negativamente, trattenendo il pianto. Anche solo sentire la sua presenza lo faceva soffrire.
"Perché no?" Chiese continuando a scrutare quel viso, nascosto in parte dalla frangia bionda.
"Perché..." Un piccolo singulto trattenuto. "Non è facile come sembra...!" Tirò su con il naso e passò una mano sul viso frettolosamente raccogliendo le lacrime.
Era pietoso umiliarsi in quel modo di fronte ad un tizio a cui non importava nulla del suo dolore.
Istintivamente Kakashi allungò le braccia coinvolgendo il biondo in un abbraccio. Vederlo in quello stato era orribile. Si sentiva un mostro senza cuore. Prontamente l'altro lo respinse, detestava l'idea d'essere compatito in quel modo, lo faceva sentire ancor più insulso.
"Non mi compatisca!" Rispose spingendolo via e alzando lo sguardo, rivelando gli occhi azzurri liquidi.

L'albino finalmente poté incrociare lo sguardo di quel piccolo tornado, sentendo le viscere sussultare. La vista di quei bellissimi occhi dilaniati dal pianto a causa sua era troppo dolorosa da sopportare.
Rimase qualche istante immobile ad osservare Naruto, mentre il ragazzo cercava di riprendere il controllo di se stesso invano.
Si concesse appena un istante.
-Potremmo anche provarci. In fondo ha 18 anni, non è nemmeno un bambino indifeso...!- Rifletté mentalmente, contemporaneamente la voglia di assaltare quelle labbra si faceva strada.
Veloce si avvicinò al ragazzo, catturando il suo viso tra le mani, mentre si impadroniva di quelle labbra. Erano anche meglio di come le aveva immaginate: morbide, succose, dolcissime.

Naruto sussultò sentendo il suo sensei stringerlo, lasciandosi andare a quel bacio che tanto aveva agognato. Avrebbe voluto respingerlo e chiedere spiegazioni, nonostante temesse quelle spiegazioni.
Entrambi coinvolti da quel bacio e dalle mille sensazioni contrastanti, si lasciarono andare stesi su quel letto.

L'Hatake intrufolò la lingua dentro la bocca del minore, sentendo le sue braccia avvolgergli il collo. Strinse i suoi capelli in un morsa ferrea, prepotente. Istintivamente si distese sul corpo del ragazzo, lasciando i loro corpi a contatto. Continuarono a baciarsi, travolti da quella marea di sentimenti.
Kakashi istintivamente lasciò vagare le mani lungo il corpo del minore, carezzandogli le cosce. Si posizionò tra le sue gambe, sentendo il sangue fluire verso il basso, mentre eccitatissimo scendeva a baciargli il collo.
Naruto gemeva ad alta voce incapace di controllarsi, percependo le mani e la bocca del maggiore vezzeggiare il suo corpo senza tregua. Sentì quelle mani arpionarsi al suo sedere stringendo le natiche con forza, mentre spingeva il bacino tra le sue gambe, continuando a mordere e baciare il suo collo.

"S-sensei...!" Intraprese titubante.
Aveva intuito dove volesse andare a parare l'uomo. Voleva fare sesso, al contrario lui non era poi tanto convinto.
L'uomo, sentendosi richiamare, alzò lo sguardo verso il biondo. Era splendido con il viso arrossato, il petto che si alzava e abbassava in cerca d'aria.
"Dimmi!" Rispose semplicemente.
"Non penso dovremmo spingerci fino a quel punto!" Concluse incrociando gli occhi scuri dell'altro.
"Di cosa hai paura?" Kakashi lesse il timore velato dietro quelle parole.
"Che dopo..." Il biondo si interruppe cercando le parole giuste. "Che dopo non sarò più importante per lei...!" Terminò voltando lo sguardo.
Il maggiore sorrise dolcemente. "Ti sbagli! Tu sei davvero molto importante per me! Più di quanto tu creda!" Si avvicinò al viso del minore, posando un dolce bacio sulle sue labbra.
Naruto imbarazzatissimo puntò lo sguardo sull'altro. "Non è che dopo che avremo..." Scosse il capo in segni di ovvietà. "Sparirà, fingendo che non ci sia mai stato nulla?" Aggiunse, sempre più triste.
"No!" Rispose baciandogli le labbra. "Non sparirò, te lo prometto!" Un altro bacio. "Tu mi piaci davvero tanto Naruto! Era la nostra differenza d'età a frenarmi. Ma adesso basta! Non voglio più pensarci!"

Si calò nuovamente sul corpo del ragazzo, dando il via ad un altro bacio, inizialmente lento. Le mani chiarissime del maggiore andarono ad ancorarsi ai capelli biondi del giovane, mentre l'altra mano lenta si fece strada sul suo addome, carezzandogli lo stomaco e i fianchi.
Il minore voleva farlo, voleva con tutto se stesso raggiungere quel limite con il sensei. In quelle settimane fin troppe volte la sua mente si era persa in quei pensieri. Malgrado l'ansia crescente lo lasciò fare. Decise di fidarsi.

L'Hatake, di fronte a quella tacita risposta, intuì immediatamente. Naruto gli si sarebbe concesso.
Euforic, assaltò nuovamente le sue labbra intrufolandovi la lingua, mentre spogliava entrambi frettolosamente. Sfilò la maglia del minore, ammirando il suo addome, liscio, ambrato, così appetibile. Tolse la camicia e si calò a baciare il petto del minore.
Baci lievi, alternati a qualche lappata, mentre gli sfilava i pantaloni insieme all'intimo, ammirando per intero le sue nudità.
Il biondino imbarazzato chiuse istintivamente le gambe. In pratica era da poco uscito dal periodo tragico della pubertà, mostrare per intero il suo corpo lo imbarazzava, soprattutto di fronte a un uomo bello e affascinante come Kakashi.
"Non vergognarti!" Con dolcezza, prese a baciargli il viso: la fronte, le guance, il naso, il mento. "Sei bellissimo!" Ammise.
Il diciottenne, malgrado l'imbarazzo, si sforzò di non lasciarsi travolgere dalla vergogna. Alzò lo sguardo verso il sensei, che terminò di spogliarsi rimanendo completamente nudo.

Adesso frenare l'imbarazzo era davvero impossibile. Non avrebbe mai potuto competere con un corpo bello e perfetto come quello. In confronto, sembrava un misero moccioso.
Vide l'altro stendersi su di lui, tornando a posizionarsi tra le sue cosce, mentre le erezioni di entrambi sfregavano desiderose d'attenzioni. Ripresero a baciarsi e toccarsi, esplorando l'uno il corpo dell'altro.
Il maggiore lasciò scorrere una mano tra i loro addomi, per poi avvolgere la mano su entrambe le erezioni massaggiandole, beandosi dei gemiti del minore. Risuonavano come una splendida melodia.
Sempre con calma abbandonò le labbra del ragazzo, ora rosse e gonfie, e scese lungo il suo addome, torturando un capezzolo con la lingua, passando poi all'altro. Scese sempre più giù, fino all'intimità contornata dai peli pubici biondissimi.
Con movimenti lenti e studiati lasciò scorrere la lingua sulla punta, inglobando poi tutto in bocca, succhiando forte.
Naruto ansimava senza ritegno, stringendo tra le man i capelli albini dell'altro. Sentiva il fiato mancare, mentre il piacere stordiva la sua mente rendendolo come creta nelle mani di quell'uomo.
Quell'atto proseguì finché il ragazzo non si svuotò nella bocca dell'uomo, che accolse tutto.

Il biondino granò gli occhi un po' schifato. Lui non ne sarebbe stato capace. Almeno non adesso.
"Hai un buon sapore!" Sorrise sadico l'Hatake, avvicinandosi alle labbra del giovane, baciandolo e lasciandogli assaporare il suo stesso sapore.
Inconsciamente il giovane si eccitò nuovamente. Quel gesto apparve così intimo ai suoi occhi.
"Hai in casa qualcosa che potremmo usare?"
"Qualcosa da usare?" Il giovane non aveva afferrato il concetto.
Kakashi sospirò rassegnato. "Del lubrificante o qualcosa di simile? E dei preservativi?"
Naruto avvampò. "Ecco... Io... Non lo so! Cioè, non ne ho idea!"
L'altro si lasciò travolgere dalla tenerezza di quel ragazzo sorridendo. "Naruto... lo hai mai fatto con un uomo?" Doveva sapere.
"No...!" Ammise voltando il viso di lato, quasi offeso. "L'ho fatto solo un paio di volte con qualche compagna di scuola."
"Donna?"
"Sì...!"
"Allora sei vergine qui!" L'albino allungò una mano carezzando il sedere del ragazzo, riuscendo a sfiorare appena la sua apertura. Vide il giovane avvampare maggiormente, raggiungendo un tono di rosso molto accentuato.
"Non è divertente!" Si alterò l'altro. Per lui era una cosa seria.
"Tranquillo...! Ti insegno io!" Sogghignò baciandolo a schiocco. "Sei sicuro di non avere preservativi? " Domandò.
Il giovane, ancora rosso in volto, scosse la testa negativamente. Non ne comprava da un bel pezzo, da quando si era reso conto della cotta colossale che si era preso per il partner. Non se la sentiva di andare a ficcanasare nella camera di suo padre, la cosa lo imbarazzava troppo.

L'altro si portò una mano a massaggiare la fronte. L'idea di fare sesso non protetto non era il massimo delle sue priorità, ma in fin dei conti l'idea di assaporare il corpo di quel giovane angelo fino in fondo lo eccitava.
"Ok. Per stavolta ne faremo a meno...!" Concluse rassegnato.
Portò due dita alle labbra, bagnandole per bene. Intanto Naruto osservava ammaliato le dita sottili e chiare del maggiore giocare con la lingua, percependo il sesso vibrare d'aspettativa.
Una volta soddisfatto, Kakashi si piegò in avanti e si sistemò tra le gambe del giovane, coinvolgendolo in un altro bacio. Lasciò scorrere le dita fino al suo antro, toccandolo con delicatezza, insinuando il primo dito.
Prese a muovere lentamente, mentre il biondino si contorceva, a volte per il dolore, sopraffatto poi dal piacere, man mano che si abituava all'intrusione.
Proseguì aumentando lentamente il numero delle dita, roteandole e sforbiciando in modo da rilassare al massimo i muscoli.

Una volta ritenuto pronto, lubrificò il proprio membro e lo posizionò in corrispondenza della fessura.
"Sei pronto?" Domandò incrociando gli occhi azzurri ed eccitati del giovane.
"Sì!" Un sospiro.
Un po' era intimorito, rimaneva pur sempre la sua prima volta. Ma voleva farlo.
Sentì la punta del sesso premere contro il suo corpo, cominciando a entrare. Un dolore forte, come un strappo, lo invase. Tirò delle forti boccate d'aria tentando di rilassarsi e sopportare.
"Respira...!" Kakashi baciava dolcemente il viso del giovane, ricominciando a spingere non appena lo sentì più rilassato.
Una volta tutto dentro, rimase immobile, attendendo da parte del partner il consenso, che arrivò pochi istanti dopo.
Allacciò le gambe del biondo intorno al suo bacino, dettando un ritmo lento e delicato, piegandosi in avanti e baciandolo appassionatamente.

In quella camera si udiva il suono del cozzare dei loro bacini, i gemiti forti del minore, che a malapena riusciva a trattenersi per via delle forti scariche di piacere dovuto all'atto sessuale.
Il giovane sentiva solo un forte piacere invadere la sua mente, le labbra dell'altro divorarlo, mentre quella mani sapientemente continuavano a carezzare i suoi punti più sensibili, fino a portarlo all'orgasmo.
Si svuotò tra i loro addomi ansimando, sentendo il partner uscire immediatamente toccandosi.
Capì subito cosa stava facendo. Doveva venire. In quell'istante gli tornò in mente il pompino di poco prima, quando Kakashi aveva accolto il suo piacere in bocca per poi baciarlo, era stato eccitante.
Con qualche sforzo si risollevò e si mise a cavalcioni sull'altro, accogliendolo nuovamente dentro di sé. L'uomo lo fissò perplesso.
"Fallo dentro di me!" Gli sussurrò baciandolo.
Il più grande allibito rimase immobile, ricominciando a piazzare le spinte, fino a riversarsi nel corpo dell'altro appena un attimo dopo, sopraffatto dai sentimenti.
Stanchi si accasciarono sudati tra le lenzuola.

Naruto, ancora stordito, si accoccolò intimidito sul petto del maggiore che lo strinse a sé felice.
"Forse è meglio se ci diamo una ripulita! Non vorrei torni tuo padre e mi trovi ancora qui!"
Il giovane ascoltò quella frase spaventato. Non voleva lasciarlo andare, temeva ciò che sarebbe potuto accadere dopo che avrebbe lasciato quella camera.
"Domani cosa farai?" Gli chiese triste.
"In che senso?"
"Farai finta che non sia accaduto nulla? Sì o no?" La voce atona rispecchiava l'immensa amarezza che provava.
"No! Domani verrai da me, ti tempesterò di baci e riprenderemo le lezioni da dove abbiamo interrotto!" Stinse il corpo del giovane tra le braccia, infondendogli sicurezza.
"Allora siamo una coppia adesso?" Domandò nuovamente, ci sperava tanto.
"Sì!" Piegò la testa posando un alto bacio su quelle labbra che tanto lo avevano tormentato.
Naruto stirò un immenso sorriso, splendido, tornando poi a stringersi. Adesso poteva dirsi davvero felice.

"Parlando di cose serie!" Risolta la questione riguardante il loro rapporto, bisognava discutere del resto.
"Cosa dirai a tuo padre per giustificare il tuo improvviso buonumore?"
"Non era convinto che fossi arrabbiato con lui per le mancate vacanze? Gli terrò un po' il broncio così continuerà a crederci!" Sorrise beffardo, sfoggiando un'improponibile faccia da schiaffi.
"E poi verrò da te ogni giorno...!" Proseguì con occhi dolci da cucciolo.
"Sei malefico...!" L'albino sconcertato sgranò gli occhi scuri, concedendosi un sorrisetto.

Dopo essersi ripuliti, Kakashi salutò il giovane preferendo andare via prima del ritorno dell'ex sensei. I due si diedero appuntamento al giorno seguente, come al solito a casa sua.




Da quel famoso pomeriggio, i giorni si susseguirono trasformandosi in settimane.
Tra Naruto e Kakashi le cose andavano bene. I due si vedevano ogni giorno. Grazie al buonsenso del maggiore, il ragazzo continuò a studiare recuperando tutti i voti, pronto ad affrontare gli ultimi esami, concedendosi anche un po' di svago tra una lezione e l'altra con del sano e buon sesso.
Da quella prima volta, il biondino era divenuto molto intraprendente, non perdeva occasione per stuzzicare il sensei e godere dei suoi servigi.

Anche quel pomeriggio, come ormai accadeva da qualche mese, Naruto si trovava a casa dell'uomo. Quella sera il ragazzo sarebbe rimasto a dormire a casa del compagno. A suo padre aveva rifilato la classica scusa del:
"Dormo a casa di un amico!"
E Minato aveva acconsentito, fidandosi.

Per evitare d'essere beccati, la coppietta era rimasta a casa, trascorrendo il tempo davanti alla TV a guardare un film.
Kakashi, comodamente steso sul divano, stringeva un braccio intorno alle spalle del giovane, placidamente poggiato sul suo petto. Mancava poco agli esami di fine anno e loro stavano insieme già da più di sei mesi.
"Dirai mai a tuo padre di noi?" Esordì. Era un discorso che aveva provato ad affrontare spesso.
"Dopo che mi sarò diplomato!" Rispose imbarazzato.
Voleva dirglielo, ma temeva la sua reazione. Era pur sempre il suo unico figlio, inoltre dopo la morte di sua madre il loro rapporto era divenuto più forte, non voleva deluderlo.
"So che hai paura che possa reagire male!" Kakahi rispose a sua volta. "Ma conosco Minato-san, è davvero una brava persona. Magari all'inizio sarà dura per lui, ma non ti odierebbe mai. Al massimo sfogherà la sua ira su di me...!" Concluse.
"No! Non voglio ti tratti male!" Naruto allarmato si voltò verso il maggiore ancorandosi alla sua maglia. "Io ti amo, lo sai!"
"Anche io ti amo! Ed è per questo che dobbiamo dirglielo! Non possiamo nasconderci per sempre...!"
Il giovane ormai diciannovenne si lasciò andare ad un sospiro rassegnato. Detestava quando il fidanzato aveva ragione.




Il fatidico giorno degli esami era alle porte. Nelle ultime settimane aveva studiato come un ossesso, sempre in compagnia dell'ormai fidanzato, che preoccupato non lo mollava nemmeno per un istante.
Quella mattina si sarebbe svolto l'esame scritto e il giorno seguente l'esame orale. Giunto di fronte al cancello ricevette un messaggio del fidanzato che gli augurava buona fortuna. Entrò pronto ad affrontare tutto.

Il giorno seguente, Naruto si ripresentò a scuola con il panico alle stelle. Il giorno prima, concluso l'esame, era corso da Kakashi. Non era certo del risultato, ma bene o male aveva risposto a tutte le domande del test.
Adesso era il turno degli esami orali. La mente si era svuotata, le mani tremavano, persino l'insana voglia di piangere era venuta a fargli visita.
"Posso farcela!" Si disse.
La sera stessa avrebbe cenato con suo padre e Kakashi. Se l'esame fosse andato bene avrebbe approfittato dell'occasione per comunicare al genitore della relazione con l'Hatake, rendendola ufficiale.



Quella stessa mattina, Kakashi si sentiva nervoso come non gli capitava da tempo. Nelle ultime settimane si era dedicato a Naruto, giorno e notte, in vista degli esami. Lo aveva aiutato a studiare, ma non poteva fare a meno di non essere nervoso.
Chiuso nel suo ufficio, nel giornale per cui lavorava, continuava ad osservare l'ora attendendo che il cellulare emettesse qualcosa. Ancora nulla.
Finché... Il cellulare emise un lungo bip. Subito lo afferrò e lesse il contenuto del messaggio.
-Ti posso chiamare?- Era un messaggio di Naruto.
Sempre più preoccupato digitò il numero sul cellulare, chiamando il fidanzato.
"Naruto! Che è successo? Com'è andata?"
"È andata bene! Non penso mi daranno il massimo dei voti... Però è andata bene! Gli insegnanti si sono congratulati con me per l'impegno che ho dimostrato, recuperando e studiando per gli esami!"
"Sono felice per te!" Un sorriso sincero adornò il viso dell'uomo.
Poteva solo immaginare l'immenso e meraviglioso sorriso dipinto sul viso dolce e birichino del suo ragazzo.
"Adesso che intenzioni hai?" Kakashi avrebbe tanto voluto avere il biondino davanti, congratulandosi personalmente.
"Non so! I miei amici vorrebbero andare a fare un giro..."
"Ma a te forse non va molto!" Proseguì il più grande, capendo dal tono di voce i pensieri del fidanzatino.
"No! Vorrei vederti...! "
"Dai... Ci vediamo più tardi da me! E poi andremo a festeggiare con tuo padre!"
"Ok... A dopo!"
"Ciao!" Riattaccò la chiamata, sentendo quell'enorme ansia svanire.
Adesso arrivava la parte difficile: parlare con Minato e confessargli della relazione con suo figlio.



Quello stesso pomeriggio, al suo rientro a casa, Kakashi trovò Naruto seduto a terra sul pianerottolo di casa sua, intento a combinare qualcosa con il cellulare.
"È da molto che mi aspetti?" Chiese subito, aprendo la porta di casa.
"Un poco, ma non fa nulla!" Il giovane si rimise dritto sollevando appena il viso verso il fidanzato, posando un bacio sulle sue labbra.
Kakashi rimaneva sempre più alto di lui, anche se solo di qualche centimetro.
Entrarono in casa. Subito il giovane si mise a suo agio stravaccandosi sul divano, tirandosi dietro il compagno.
"Sono così felice!" Sorrise a trentadue denti il minore. "È stata dura, ma ci sono riuscito! E tutto grazie a te...!" Si avvicinò al viso dell'altro posandovi un bacio.
"Non devi ringraziarmi!" L'albino si sentiva lusingato.
Naruto con fare suadente si sistemò sulle gambe del fidanzato, strusciandosi volgarmente sul suo bacino.
"Sto ancora aspettando la mia ricompensa!" Trillò felice.
"Non dovremmo prepararci per la cena di stasera?"
"Dopo!" Riprese a strusciarsi, baciando il collo nel compagno.
Il maggiore si finse non interessato, giusto per vedere fino a che punto si sarebbe spinto il ragazzo. Adesso basta, era giusto il momento di sfogarsi.



Sdraiato su quel divano, spettatore di un amore nato per puro caso in quel piccolo appartamento, Naruto ansimava accogliendo Kakashi dentro di sé.
Non era stato un amplesso particolarmente elaborato. Si liberarono in fratta dei vestiti, dandosi subito da fare. Avevano poco tempo a disposizione. Naruto doveva tornare ancora a casa e cambiarsi per la serata.
La coppia proseguì, dandosi piacere a vicenda ancora per una manciata di minuti.
Il biondino si lasciò andare sfinito, abbandonato contro il divano, mentre l'altro steso accanto a lui tentava di convincerlo ad alzarsi. Si era anche proposto di accompagnarlo in auto, lasciandolo a pochi metri da casa, giusto per evitare che l'ex-sensei li vedesse prima che potessero parlargli di presenza.
Finalmente riuscì a convincerlo, farlo rivestire e riaccompagnarlo a casa, in attesa dell'imminente serata.




Per le 20:00 Minato, dopo aver richiamato l'attenzione di suo figlio almeno una decina di volte, poté finalmente uscire di casa per raggiungere il ristorante dove avrebbe cenato in compagnia dell'ex allievo universitario, adesso sensei di suo figlio. In fondo era merito suo se Naruto era riuscito a passare l'esame di maturità.
Giunti al ristorante, tipicamente giapponese, l'uomo parcheggiò l'auto e raggiunse l'entrata insieme al figlio, trovando l'Hatake fuori ad attenderli.
Vide Naruto stirare un enorme sorriso, salutando calorosamente il sensei. Non si era mai accorto di come suo figlio si fosse legato all'altro.
"Sensei!"
"Kakashi! È da molto che aspetti?"
"No, sono appena arrivato."
"Su, entriamo. Ho fame!" Naruto pimpante entrò nel locale.
Minato parlò con il caposala, richiedendo il tavolo da lui ordinato e raggiungendolo.
Il trio si accomodò.

Il più giovane sedette accanto al padre, proprio di fronte al fidanzato. Adesso cominciava a sentire la tensione salire, voleva sfruttare quella serata per confessare al genitore la relazione tra lui e il sensei, ma iniziava a temere la reazione che avrebbe potuto avere.
Il cameriere prese le ordinazioni, per poi sparire nuovamente.
"Na-chan perché non ci racconti un po' com'è andato l'esame?" Il minore incrociò gli occhi azzurri del padre, praticamente identici ai suoi.
Kakashi si sentiva circondato. Amava quel piccolo tornado, ma doveva ammettere che anche suo padre era un gran bel fustacchione.
-Se da adulto sarà sexy come suo padre... Sono rovinato! Dovrò trovarmi un investigatore privato.- Rifletté osservando il fidanzato raccontare la mattina d'esame appena trascorsa.

Naruto sentiva gli occhi scuri del partner bruciargli addosso, mettendolo a disagio. Fortunatamente arrivò il cameriere con le ordinazioni.
Il trio cenò con calma, continuando a chiacchierare delle lezioni e del modo straordinario in cui Naruto era migliorato.
Kakashi parlava lasciando leggere occhiate al giovane. Era il caso di introdurre il discorso, ma il biondino continuava a fingere di non vederlo, il panico lo stava assalendo.
"Sai, Minato-san! Credo che Naruto voglia dirti qualcosa...!" Se quel fifone aveva cambiato idea lo avrebbe costretto.
L'uomo si voltò verso il figlio con aria incuriosita. "Cosa devi dirmi Na-chan?"
"Nulla! Nulla!" Quasi urlò sopraffatto dall'ansia.
"Se hai combinato qualche casino confessa adesso, prima che lo scopra da solo!" Proseguì l'uomo dai capelli biondi già alterato.
Kakashi sorrise divertito, ammirando come il fidanzatino fosse andato nel pallone.

Il ragazzo sentiva lo sguardo del padre bruciargli addosso, mentre il compagno lanciava occhiate eloquenti. Era con le spalle al muro.
"Papà!" Esordì alzando lo sguardo verso l'albino, riabbassandolo imbarazzato.
"Ecco... Non so da dove cominciare!" Ammise.
"Sai che puoi dirmi tutto!" Minato si lasciò intenerire dal viso imbarazzato del figlio.
Era grande adesso, eppure lo vedeva ancora come il suo bambino.
L'Hatake bevette un sorso di sake. Sarebbe stata una lunga conversazione.
Naruto tornò a fissare il fidanzato, poi il padre. Prese un bel respiro facendosi coraggio.
"Io... Io e Kakashi..." Si interruppe, mentre il suo cuore batteva tanto forte da temere potesse sfondargli la cassa toracica.
L'uomo biondo fissava il figlio sempre più incuriosito.
"Io e Kakashi... C-ci frequentiamo. Cioè! Stiamo insieme da sette mesi!" Concluse chinando lo sguardo, lasciando che la frangia bionda gli coprisse gli occhi.

Minato lampante si voltò vero l'ex allievo, che soffocò con il sake di fronte allo sguardo serio, troppo serio, emanato dall'ex-sensei, per poi voltarsi nuovamente a fissare suo figlio.
Lo scrutò attentamente. "T-tu e-e l-lui?" Balbettò indicando l'albino con il dito.
Il giovane annuì semplicemente, evitando lo sguardo del padre.
"Mi serve dell'alcool!" Sbottò sempre l'uomo, portando una mano sulla fronte.
"Papà...!" Naruto offeso si drizzò subito. "Io ti parlo di una cosa seria e tu vuoi da bere?"
"Una cosa seria!?" Ripeté l'altro. "Hai solo 19 anni! Non sei un adulto! Vivi ancora in casa mia!"
"Dettagli!" Rispose stizzito il giovane.
Kakashi inarcò un sopracciglio ritenendo fosse il caso di darsela a gambe. La lite era iniziata e lui non voleva essere coinvolto.
"Dettagli eh!?" Il Namikaze continuò a fissare suo figlio. "Perché me lo hai detto adesso e non a casa?"
"Perché in un luogo pubblico ti saresti trattenuto dal metterti a urlare!" Candidamente il biondino rispose.
"Delinquente!" Lo apostrofò il padre. Si voltò poi verso quello screanzato che si era approfittato della sua fiducia.
"Io ti ho affidato Naruto solo per dargli qualche ripetizione! Con quale diritto lo hai sedotto?"
"Lui non ha sedotto nessuno!" Sempre il giovane si intromise.
Semmai era stato lui a cominciare, con quel famoso pomeriggio quando aveva tentato di baciare Kakashi. Lui non c'entrava.
"Tu stai zitto! Sei ancora un ragazzino!"
Il giovane sgranò gli occhi sconcertato.
"Allora?" Minato non demordeva. Voleva delle spiegazioni dall'albino.
Kakashi intuì che era giunto il momento. Doveva essere sincero e far capire al maggiore quanto fosse realmente innamorato di quella piccola peste del figlio.
Tirò un piccolo sospiro. "Minato-san, capisco benissimo il suo punto di vista! Ma io tengo davvero molto a Naruto e non farei mai nulla per farlo soffrire!"
L'uomo dai capelli biondi aggrottò le sopracciglia chiare, puntando lo sguardo in quello dell'uomo di fronte a sé. "Ci sono 7 anni di differenza tra di voi!"
"Questo è vero, ma è anche vero il fatto che non abbiamo subito ceduto ai nostri sentimenti, condizionati proprio da questo." Si interruppe appena un attimo, incrociando gli occhi azzurri del "suocero".
"Ci siamo conosciuti e affezionati l'uno all'altro. Ma quel timore era sempre in agguato finché non abbiamo capito che poteva funzionare." Concluse voltandosi verso il minore stirando appena le labbra, ricevendo in cambio un enorme sorriso.
"Mi serve del tempo per riflettere!"
Naruto vide suo padre alzarsi e dirigersi verso l'uscita. A rilento si voltò verso il compagno, sentendo gli occhi pizzicare.
"Non l'ha presa bene...!" Rantolò.
"Dagli del tempo!"
Kakashi allungò la mano chiara verso quella brunita del minore intrecciando le loro dita, vedendo il compagno annuire intristito.


Minato, una volta uscito fuori dal locale, venne investito dalla fresca brezza serale.
"Come ho fatto a non accorgermi che tra loro c'era qualcosa?!" Si sentiva un deficiente.
Eppure suo figlio aveva dimostrato strani comportamenti negli ultimi mesi. A cominciare da quello strano episodio avvenuto durante le vacanze estive.
Non aveva davvero la più pallida idea di cosa fare. Amava suo figlio, si era sacrificato tutta la vita per crescerlo da solo, vederselo portare via da sotto al naso in quel modo era doloroso.
"Prima o poi sarebbe accaduto ugualmente...!"
Si sentiva terribilmente triste. Non tanto per Kakashi, era davvero una bravissima persona, ma realizzare che il suo bambino stava crescendo, che si era innamorato e un giorno se ne sarebbe andato, non era semplice da digerire.
Cercò di riprendere il controllo, tornando dentro. Entrando rimase ad osservare da lontano Naruto e Kakashi.
Parlavano seduti uno di fronte all'altro tenendosi per mano. Attentamente li scrutò. Doveva capire.
I due continuavano a parlare: Naruto pareva agitato, parlava in modo veloce, mentre Kakashi con calma gli sorrideva appena carezzando il dorso della sua mano.
"Forse sono fatti davvero per stare insieme?" Si pose quella domanda comprendendo meglio il loro modo di stare insieme.
Tornò al tavolo con espressione seria.

Il minore ritirò la mano vedendo suo padre tornare, temendo le sue parole. Intanto l'uomo si accomodò.
"Ci ho riflettuto. Non posso vietarvi di frequentarvi, ma pretendo che se le cose non dovessero andare bene..." Puntò lo sguardo sul maggiore.
"Sei tu l'adulto. Se qualcosa dovesse andare storto sii maturo e poni fine a questa relazione!" Precisò. "Mi auguro non accada mai...! Non voglio vedere il mio Na-chan soffrire!"
"Ci impegneremo entrambi perché le cose vadano per il verso giusto!" Kakashi ritenne giusto rassicurare l'uomo con quella frase.
"In poche parole ci dai la tua benedizione?" Naruto si voltò verso il padre.
"Sì...!" Rispose.
Il giovane sorrise entusiasta, saltando al collo del genitore. "Ti voglio bene papà!"
La cena proseguì, in maniera abbastanza normale, anche se Minato ancora a stento si capacitava del fatto che ci fosse una relazione tra suo figlio e l'ex allievo.






Da quella famosa cena, erano trascorsi ben tre mesi. In quel relativamente breve periodo Naruto si era iscritto a svariati corsi d'arte. Aveva sempre adorato disegnare, forse questa era la volta buona per impegnarsi e fare qualcosa di sensato per il suo futuro.
Nel frattempo la relazione con l'albino proseguiva bene. La coppia trascorreva sempre più tempo insieme. Intanto anche Minato aveva incontrato una persona divenuta speciale: Kiyomi, una sua collega di lavoro.
La donna insegnava nella sua stessa facoltà. Cominciarono a frequentarsi come semplici amici, cominciando poi a provare attrazione l'uno per l'altra.

La vita in casa Namikaze stava diventando davvero difficile per Naruto, ormai ventenne.
Suo padre portava spesso la nuova fidanzata in casa, trovandosi nel dover affrontare imbarazzanti momenti con la donna.
Non che la odiasse. Tutt'altro! Era felice per suo padre, poi Kiyomi era davvero una brava persona.
Esasperato il biondino preferì andare a vivere con il fidanzato. In fin dei conti era stato lo stesso Kakashi a proporglielo poche settimane prima, incapace di sopportare la lontananza prolungata dovuta al suo lavoro e alle lezioni universitarie del giovane.

Quel giorno, approfittando del fine settimana libero, Naruto raccolse le sue cose e attese l'auto del fidanzato sotto casa. Come previsto, suo padre non aveva reagito bene all'idea della loro convivenza. L'idea di separarsi dal suo Na-chan era stata dura da digerire.
Udendo il suono del citofono, Naruto aprì lasciando che Kakashi salisse per aiutarlo con il trasloco a casa sua.
Sistemò in auto le valigie del compagno.
"Come ti senti?" Domandò al biondo, notando una punta di nervosismo nei suoi gesti.
"Non saprei..." Rispose l'altro.
Allungò la testa verso il giovane, posando un bacio sulle sue labbra.
"Andrà bene, non preoccuparti!"
Mise in moto, raggiungendo la propria abitazione. Lo stesso appartamento che appena due anni prima aveva visto nascere il loro amore.  

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