Parte 2

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Suona la campanella e inizia una nuova e snervante settimana.

Una massa di studenti si infila dentro il cancello d'entrata come uno sciame d'api in un alveare, non ho voglia di farmi schiacciare come un chewin-gum sotto una scarpa, quindi aspetto che la maggior parte dei ragazzi sia entrata e poi mi incammino verso l'ingresso.

Matematica alla prima ora, che bellezza!

Ovviamente la professoressa è acida come il suo solito, in classe non si sente un sospiro e NOIA è l'unica parola che mi viene in mente per descrivere questo momento.

Mi tracino verso il mio banco traballante e verso la mia compagna, con cui sono costretta a passare cinque ore della mia giornata! Si chiama Irene e, a volte, non so davvero come riesco a sopportarla.

La saluto con "entusiasmo" e lei mi risponde allo stesso modo.

Un altra giornata passata dentro questo edificio malandato che chiamano scuola...Suona la campana dell'intervallo e a differenza degli altri, che si precipitano verso il BAR io prendo le cuffie dalla tasca del giubbotto, le attacco al cellulare e metto una canzone a caso, mi basta non sentire gli schiamazzi di alcune mie compagne che sanno solo fare le galline con Lucas, il brasiliano che abbiamo in classe, tanto bello quanto stronzo...un classico!

Decido di uscire a prendere un po' d'aria, mi alzo dalla sedia e suona la campana che segna la fine dell'intervallo "Fanculo!" mormoro, e ritorno a sedermi.

Oggi Chiara non c'é, e io sono sola... con i miei compagni di classe dello scorso anno non ci parlo più, per loro sono sempre stata solo una compagna di classe e credo che se qualcuno chiedesse loro "Conosci Gabriella Martin?" dovrebbero rifletterci prima di rispondere. Non sono mai stata niente per nessuno (a parte per Chiara), magari è anche colpa mia perchè a fare amicizia io nemmeno ci provavo ma neanche loro, quindi...

Salgo sull'autobus ancora mezzo vuoto e mi siedo in un posto da sola, metto le cuffie e aspetto di partire, intanto guardo quello che succede fuori dal finestrino, passano pochi minuti...

Sento un colpetto sulla spalla

"Scusa, posso sedermi?"

Un ragazzo con gli occhi neri e innocenti sta in piedi davanti al sedile vuoto

"Si, certo" dico, lui sorride e si siede.

Occhi neri, labbra sottili, pelle chiara.

Non l'avevo mai visto prima...o forse non l'avevo mai notato, ma quel giorno ero contenta che fosse stato esattamente lui a sedersi accanto a me.

Tolte le cuffie riesco a sentire la musica dei suoi auricolari, non riesco a capire che canzone sia, ma dal ritmo sembra qualcosa rock, lui ha gli occhi chiusi, la testa appoggiata sul sedile e batte a tempo la mano destra sopra il ginocchio; un accenno di barba scura fa contrasto con la sua pelle chiara.

Mi alzo dal sedile, lui apre gli occhi e mi guarda "Ciao" mormoriamo contemporaneamente, lui richiude gli occhi e io scendo dall'autobus.

Mentre vado a casa mando un messaggio a Chiara per sapere come sta, ma non ricevo una risposta "starà dormendo, dopo vado a trovarla" penso.

Finisco di mangiare la pasta che ha preparato mia mamma prima di scappare al lavoro e controllo il cellulare, c'é un messaggio di Chiara

"Hei, scusami stamattina ho lasciato il cellulare spento, non avevo voglia di sentire nessuno perchè non mi sentivo bene"

"Oh per fortuna, mi stavo preoccupando, come ti senti? Ti va se dopo vengo a trovarti?"

"Ora sto un po meglio, a dopo"

Quando arrivo da lei la trovo a letto con lo sguardo di una che ha la testa fra le nuvole e un' espressione agitata. Le sorrido e la abbraccio "Che hai?" le chiedo subito, lei sposta lo sguardo in basso e capisco subito che c'è qualcosa che non va... non é per il mal di testa che sta cosi, la conosco troppo bene.

Insisto un po' e lei decide di raccontarmi perché sta cosí. Fa un sospiro prima di iniziare a parlare, come se stesse prendendo fiato dopo essere stata con la testa sott'acqua

"È successo un paio di giorni fa... non te l'ho detto subito perchè avevo paura che mi giudicassi ma sei la mia migliore amica e non riesco a nasconderti nulla..." i suoi occhi brillano sempre di piu a causa delle lacrime che sta cercando di trattenere

"... è venuto qui Alex, perchè dovevamo fare una ricerca insieme e io sono l'unica che riesce a comunicare con lui, dato che non parla molto bene l'italiano... e a un certo punto, mentre studiavamo mi ha guardata negli occhi e mi ha baciata, e poi ha cominciato a toccarmi, io l'ho spostato e lui si é scusato ed é scappato via" mi guarda negli occhi e non riesce piu a trattenere le lacrime

"È da quel giorno che continuo a pensare a quel momento... Non so che fare" la guardo negli occhi umidi e la abbraccio

"Chiara, tu devi essere forte, so che lo sei, non puoi chiuderti in camera per giorni ora! Non puoi permettere a un ragazzo di usarti cosí, adesso asciugati le lacrime e vai a vestirti che andiamo a a fare una passeggiata, cosi prendi un po di aria fresca e ti calmi ok?"

lei mi sorride e va a cambiarsi.

Andiamo a passeggiare in un parco non troppo distante da casa nostra dove, solitamente, non c'é nessuno se non qualche anziano a passeggio con il cane. É un bel parco ma é un po nascosto quindi non é molto conosciuto, ci sono tre salici piangenti bellissimi e l'erba del prato é alta, e il cielo sembra piu azzurro li.

Cerco di far ridere o almeno sorridere Chiara piu che posso, in modo da non pensare, perché é questo che le migliori amiche fanno: sostituiscono le lacrime con i sorrisi e quando cadi non ti tengono solo per mano, per farti rialzare sarebbero disposte a cadere anche loro, per poi rialzarsi insieme a te.

Quando arriviamo davanti casa di Chiara lei mi abbraccia forte e mi ringrazia e io con un sorriso le dico "A domani".

Cammino verso casa e nella mia testa continuano a rimbombare le parole della mia amica, la sua espressione fragile e preoccupata, e le sue parole tremolanti...

Mi é sembrato cosi strano vederla cosi, era sempre stata forte, e in cosi tanti anni non l'avevo mai vista piangere. Quando era piccola, un ginocchio sbucciato non le provocava nient altro che un "Ah! Che male" mai una lacrima avevo visto scivolarle da quegli occhi blu e il fatto che avesse pianto oggi, a causa di quel ragazzo che conosce a mala pena... mi ha stranita.

Arrivo a casa e trovo mia mamma seduta sul divano, sono le 18:45 di solito a quest' ora è ancora in ufficio.

"Mamma, come mai sei a casa?"

"Oh tesoro, si sono allagati gli uffici e ci hanno mandati tutti a casa" mi dice con un espressione non del tutto convinta, la stessa che aveva quando mi raccontava che papà era al lavoro e in realtà si era trasferito a casa dei suoi genitori perchè si stava separando da lei, ma io ero piccola...non potevano dirmelo, non avrebbero potuto far capire una cosa del genere a una bambina di 5 anni.

Con il viso accigliato le chiedo se è convinta e lei risponde di si e che è solo stanca.

La serata procede tranquillamente, e alle 21:37 decido di andare a dormire.

Ich Liebe Dich -Ti AmoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora