Capitolo 1

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Mi chiamo Dani, Dani Chopperfiel e vi sto per raccontare la storia della mia vita.
Era una giornata molto nuvolosa, riuscivo a distinguere ogni sfumatura di tutte le nuvole presenti nel cielo,  dal grigio scuro al grigio quasi bianco. In quel momento una cosa che riuscivo a capire bene era che il cielo fosse una perfetta descrizione dei miei pensieri cupi, confusi e pesanti, come le gocce d'acqua che scendevano dal lavandino semi aperto del bagno. Sapevo benissimo che quella giornata sarebbe andata male come tutte le giornate che trascorrevo in quel posto malandato. Chiuso in un orfanotrofio, senza nessuno che mi capisse veramente, senza calore, senza amore, senza fiducia.  Da quanto tempo starò fissando il cielo, da 15 minuti? Forse. Arrivò l'ora della sveglia e tutti i ragazzi nella mia stanza si iniziarono a svegliare, i più veloci già a vestire mentre io fissavo quel dannato cielo. Sapevo benissimo che chi arrivava ultimo alla colazione doveva farsi tre chilometri di corsa, ma i miei occhi erano collegati in qualche modo a quell'immenso ammasso di colori cupi. Un urlo arrivò alle mie orecchie, così forte così potente da rompere un vetro, era la professoressa Catrine. Iniziai a scendere le scale per arrivare nella sala per la colazione, ma appena scesi l'ultimo gradino mi sentii tirare i capelli e una una testata al muro mi fece urlare. Il sangue ormai scendeva a cascate dal mio naso. Sentivo in bocca il ferroso sapore di quel liquido tanto odiato.  Guardai Catrine con uno sguardo di supplica ma lei mi alzo il mento con due dita, quasi sfiorandolo, per poi tirarmi uno schiaffo. Non mi ero mai sentito così a disagio davanti a tutti quei ragazzini che ridevano e ai prof che sghignazzavano per il lavoro della collega. Mi buttò a terra e mi sputò in faccia per poi dirmi "deludente". Mi tirai su col massimo sforzo delle gambe e mi diressi fuori accompagnato dal vicepreside che doveva controllare che corressi. Il vicepreside era una persona molto gentile, affascinante e ragionevole, era un uomo che pensava prima di agire. Cercava sempre di farmi sorridere e di aiutarmi, ma la preside era l'esatto contrario, ed era lei a intralciare il nostro rapporto di amicizia. Entrai nella struttura ormai cadente, e mi diressi in aula per le lezioni mattutine. La prof Lorence mi fece entrare e mi disse di sedermi, potevo percepire lo sguardo di ogni ragazzo nella stanza, tutti che mi fissavano, che cosa ho fatto di male per finire in questa situazione? Sentì un tocco alla spalla, mi girai e c'era Louise, un ragazzino biondissimo con un taglio militare. I suoi occhi erano perfetti, dall'azzurro al verde, con un po' di blu e verde scuro. Mi diede un bigliettino con su scritto leggi. Lo aprì e iniziai a leggerne il contenuto.

~Dani usciremo da qui, te lo permetto~

 Louise è sempre stato il mio migliore e unico amico da sempre, siamo come due fratelli, inseparabili. Mi voltai verso louise e gli sorrisi e subito dopo girai  il mio sguardo verso  la prof per farle credere che seguivo  fin quando non suonò la campanella per la pausa pranzo.Ci diremmo tutti in sala pranzo dove era già apparecchiato e io e Louise ci sedemmo vicini. Parlammo tutto il tempo, finché Louise mi fece una strana domanda. "Dani tu da grande, quando saremmo usciti da qui, cosa vorresti fare?". In che senso,non conosco il mondo là fuori, ci sono stato solo tre anni. Non mi ricordo proprio niente di quel posto. "mhpf, non so cosa mi aspetterà là fuori". Louise  mi guardò un po' dubbioso. "Ma Dani tu sei forte negli sport, hai sempre vinto nelle gare con gli altri orfanotrofi. Tu sarai un campione."
Mi sorrise, uno dei suoi migliori. "Sarò un campione" ...

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