PROLOGO
L'uomo con passo fermo e deciso varca l'imponente cancello della villa della Signora situata nel lussuoso quartiere Parioli da sempre residenza degli esponenti della Roma facoltosa. Un timido sole illumina appena il metallo facendolo brillare e il silenzio dell'alba è rotto solo dal canto degli uccellini sui rami degli alberi dell'immenso parco che circonda l'edificio.
La figura maschile dal fisico ben scolpito, frutto di ore e ore di allenamenti, calpesta il viale d'accesso con fare cospiratorio. Guarda dritto davanti a sé senza vacillare nella sua decisione, stringendo tra le dita sudate un flacone di vetro. Apre la porta di servizio, quella porticina seminascosta dalla vegetazione, stranamente non chiusa a chiave e subito si trova all'interno della meravigliosa abitazione concepita dal suo genio architettonico. Caparbio e sicuro di sé, il Male conosce alla perfezione ogni angolo di quella casa comprese le zone sottoposte a videosorveglianza, che, per la buona riuscita del suo intento, dovrebbe evitare.
Sale le scale poste accanto alle cucine e dopo aver controllato che non ci fosse nessuno nei paraggi, corre in direzione della grande porta di legno decorata in stile Liberty. Infila velocemente alla mano destra un guanto di lattice facendo attenzione a non rovesciare il prezioso contenuto del flacone e gira lentamente la maniglia della porta che poi richiude dolcemente alle sue spalle.
Un inebriante profumo di fiori penetra nelle sue narici mentre i suoi occhi si focalizzano sulla Signora immersa nel sonno.
Indossa una splendida camicia da notte di raso bianco, sicuramente realizzata a mano da abili ricamatrici, e i suoi lunghi capelli di un particolarissimo biondo cenere sono acconciati in un elegante chignon.
L'uomo le si avvicina quasi saltellando e la strattona con violenza.
La signora Gemma sobbalza e apre la bocca per urlare, ma prontamente la mano sinistra dell'architetto le impedisce di compiere quest'azione. «Signora Gemma, sono io» le sussurra, rassicurandola, mentre con titubanza allontana la mano dalla sua bocca.
«Cosa ci fai qui? Chi ti ha fatto entrare? Cosa vuoi da me a quest'ora? Devi essere fuori di te, sei sicuro di star bene?» domanda la donna tutto d'un fiato, travolta dall'ansia.
«Desideravo vederla» replica l'architetto stando ben fermo in piedi con la mano destra inguantata nascosta nella tasca posteriore dei jeans a celare il flacone e la sinistra sollevata in un apparente posa casuale.
«Non potresti tornare più tardi e prendere un appuntamento col mio assistente come fanno tutti?» continua la Signora «non tollero che la gente invada la mia privacy. Mi hai quasi fatto avere un infarto. Chi ti ha fatto entrare?»
L'uomo finge di non aver udito la domanda e, inginocchiatosi ai piedi del letto, guardando la signora Gemma negli occhi esclama: «Mi perdoni, ho sbagliato a venire qui, ma talora la disperazione fa commettere sciocchezze».
«Ormai sei qui» taglia corto lei «cosa succede?»
«Devo parlarle, signora Gemma. Si tratta di una faccenda importante, particolarmente delicata» ribatte l'architetto con un tono di voce apparentemente affabile, sorridendo appena.
«Per questa volta va bene, ti ascolto» concede la Signora, poi fa un attimo di pausa e torna a rivolgersi all'uomo: «Per cortesia, mi passeresti quel bicchiere d'acqua che è laggiù, sul mobile?»
«Certo, signora Gemma.» Gli occhi dell'architetto s'illuminano. Il momento tanto atteso è giunto. È stato più facile del previsto, la fortuna è stata decisamente dalla sua parte.
Con la mano destra afferra il bicchiere e lo porge alla donna sussurrando minaccioso: «Adesso lei eseguirà i miei ordini. Non provi a dire una sola parola, chiaro?»
La donna, spaventata, annuisce.
«Signora Gemma» esordisce baciandole la mano «rammenta l'esistenza di una certa Laura Alberti? O forse dovrei dire Dafne?»
All'udire quel nome la donna diviene paonazza. «Cosa le hai fatto?» mormora. «Bastardo, cosa le hai fatto?» Le sue unghie lunghissime smaltate di rosso si conficcano nella carne del Male, graffiandolo.
«Nulla, signora, nulla, dopotutto non oserei mai farle del male. Sa, voglio essere sincero con lei, ho investigato sul suo conto, sono riuscito persino a parlare con l'unica persona che conosceva tutta la storia, cara signora Gemma. Lei nei confronti di Laura, giovane fotografa di una rivista femminile, non provava semplice amicizia o ammirazione. Lei sapeva tutto e non provi a negarlo, adesso. Per quale assurdo motivo, allora, l'ha aiutata nei suoi incarichi? Per "solidarietà"? Non ci credo!» Fa una pausa a effetto e riprende: «Laura era entusiasta, provava attrazione nei suoi confronti, sentiva di somigliarle, chissà, forse si stava avvicinando da sola alla verità e io non avrei mai potuto accettare che lei stesse male a causa sua». Guardandola poi con sguardo furente conclude: «Lei che l'ha abbandonata!» Immediatamente apre il flacone e ne versa il contenuto nel bicchiere.
«Non concluderai nulla con questo gesto. La mia abitazione è piena di telecamere.»
L'architetto ride fragorosamente. «L'ho progettata io questa casa e conosco a memoria ogni dettaglio. Non sono poi così ingenuo!» Rivolge uno sguardo carico di disprezzo alla donna spaventata e senza smettere di sogghignare ordina: «Prenda foglio e penna e scriva ciò che sto per dettarle senza farmi perdere ulteriore tempo».
La donna obbedisce. Afferra il block notes che tiene sul comodino, impugna la penna d'oro e guarda negli occhi quell'uomo del quale un tempo aveva apprezzato l'intelligenza e la professionalità. Senza saperlo, aveva scelto il suo carnefice.
Io, Gemma Bruschi, saluto questa vita. Grazie, mondo per avermi ospitata e grazie a quanti mi hanno amata. Addio.
«Ora prenda il bicchiere e beva, si sbrighi. Le prometto che non soffrirà. Il veleno agisce all'istante.»
La signora Gemma osserva ogni dettaglio di quella stanza. Il letto d'ottone, l'armadio ricoperto di specchi fatti incastonare nelle ante appositamente per lei così da soddisfare la sua smania di vanità, i quadri, le foto racchiuse in eleganti cornici d'argento poste ordinatamente sul comò, immagini che la ritraggono giovane e bella con quei grandi e profondi occhi scuri che hanno imparato a conoscere il mondo e che lo osservavano con lo sguardo di chi ha raggiunto i propri scopi.
In quelli ultimi istanti di vita, si rende conto di non aver realmente vissuto. Si è lasciata sedurre dal fascino della ricchezza e dal successo ma non ha compreso cosa significa davvero avere qualcuno che ti apprezza solo per chi sei e non per chi hai cercato di essere.
Il Male la incita ad adempiere alla sua richiesta.
Gemma alza gli occhi verso il soffitto color crema, con la mano destra stringe forte il bicchiere, poi lo porta alle labbra e ne beve il contenuto con un unico, ampio sorso. La mano sinistra, intanto, accarezza impercettibilmente il capo del suo assassino nuovamente inginocchiato ai piedi del letto, in un'ultima, macabra, adorazione.

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Dietro le apparenze
ChickLit"Ci sono segreti che non possono essere rivelati." Laura Alberti lavora come fotografa presso la redazione di una rivista femminile. Gemma Bruschi, la donna con la veletta, colei che ha fatto delle apparenze una filosofia di vita, è la regina dei sa...