Prologo

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Vidi mia sorella correre svolazzando nelle mani un foglio e fermare la sua corsa proprio su di me, scagliandomi per terra. "Sei stata ammessa" urlò Bibi con gli occhi lucidi per l'emozione "Dici sul serio?" Chiese mia madre dal divano, ruotando piano la testa. "Fammi vedere" le dissi prendendo il foglio, ormai stropicciato, che campeggiava tra le sue mani.

Gent.ssma Sign.ra Castelli ,

Siamo lieti di annucciarLe che è stata ammessa alla Università degli Studi di Trento . ConcessoLe borsa di studio valida per un anno universitario da rinnovare annualmente per richiesta subordinata al rendimento durante l'anno precedente.  La squadra di pallavolo è felice di poterLa accogliere.  L'università degli Studi di Trento attende lei il 7 Settembre 2015, per poterLa accompagnare alla scoperta del campus e dei suo alloggi e per poter sfamare ulteriori Sue informazioni.

Le poniamo cordiali saluti,

L'università degli Studi di Trento.

27 Agosto 2015

"Dice sul serio" fu l'unica cosa che riuscii a dire, riappoggiai la testa per terra e chiusi gli occhi. Mi hanno ammesso ripetevo nella mia testa,  non riuscivo a crederci. "Viola è una notizia fantastica!" Esclamò mia madre,  poi continuò "Oh, Bibi puoi rileggere il giorno in cui deve trasferirsi?" "Certo, mamma" affermò mia sorella, asserendo successivamente " 7 Settembre". Mia madre strabuzzò gli occhi e disse "Non abbiamo un minuto da perdere. Dobbiamo organizzarci!".    Balzò in piedi e cominciò ad armeggiare con il telefono per chiamare la nonna così da poter avere un aiuto in più. 

Appoggiai le mani sul pavimento così da fare leva e alzarmi. "Sono stata ammessa! farò parte di una delle squadre più forti italiane." Ripetei ad bassa voce , quasi tra me e me. 

L'università di Trento aveva una squadra di pallavolo femminile molto forte per essere a livello dilettantistico, però rappresentava un trampolino di lancio per tutte le promesse giocatrici di Seria A.

"Perché fai quella faccia?" Mi apostrofò Bibi.

Mi assalii il panico tutto d'un colpo: e se non fossi stata abbastanza brava? e se non mi fossi fatta degli amici? e Filippi? In un momento riflettevo su cosa avrei dovuto mangiare di lì a poco e nell'altro mi ritrovai scaraventata a terra e con mille pensieri per la testa.

La questione che preme sui i miei dubbi è "come avrei fatto con Filippo? " Avrebbe intrapreso una relazione a distanza? A quest'ultima la risposta era sicuramente no, non avrebbe mai intrapreso una relazione a distanza.

In un posto piccolo e sperduto nelle lande del Piemonte come Montemagno era normale che tutti i suoi abitanti si conoscessero da sempre, e di certo noi due non eravamo un'eccezione. Durante il periodo infantile eravamo migliori amici, complice il fatto che le nostre due madri si trovavano in buoni rapporti. Crescendo però gli interessi cominciarono a cambiare: Filippo iniziava ad avere il bisogno di una compagnia maschile come per me di una cerchia di amicizie femminili. Le strade cominciarono a separarsi in modo veloce, senza che né io e né lui ce ne accorgessimo. Filippo cominciò a giocare a calcio, dedicando a questo molto tempo; io ,invece, scoprii che possedevo un certo talento nella pallavolo e da lì iniziò il mio sfrenato amore nei confronti di questo sport. Arrivarono le superiori e con esse scomparì anche il tempo in cui ci salutavamo e scambiavamo qualche chiacchiera. Lui era diventato il più popolare, capitano della squadra di calcio. 

Il bello ma impossibile, desiderato da qualsiasi ragazza nel raggio di almeno tre paesi vicini a Montemagno. La sua era una indole menefreghista e desiderosa di quel che non poteva possedere, un predatore. E proprio all'ultimo anno del liceo quando la sua fama era ormai risaputa, decise che la cosa che più desiderava in quel momento ero io. L'unica della squadra di pallavolo che non era stata attratta dal suo fascino, da capitano dovevo dare il buon esempio. Ma alla fine riuscii ad avere anche a me. Da quel momento in poi era storia: riuscii a convertirsi alla monogamia, ma sull'intraprendere un rapporto serio aveva ancora qualche difficoltà. Questa sua tendenza a non impegnarsi fu ciò che mi spinse a pensare che la nostra rottura era vicina.

"Viola, è una notizia bellissima! Devi avvertire papà e Filippo." Trillò mia madre che mi distolse dai pensieri, invitandomi a intraprendere un discorso spinoso con Filippo. "Adesso chiamo papà, più tardi incontro Filippo" sorrisi verso mia madre e presi il telefono.

Dopo che chiusi la telefonata con mio padre mi sentii coraggiosa, andai in camera mia e dopo mille indecisioni scrissi a Filippo:

Alle 16 al solito posto? Devo parlarti.

Dopo che premetti il tasto di invio, mi sentii subito meglio.

Ci vediamo lì, anche io.

Alla sua risposta cominciarono a vorticare nella mia testa un miliardo di pensieri ma soprattutto perché  mi doveva parlare?

 Era stato uno scoglio cui aggrapparsi nel momento di bisogno. C'era sempre stato seppur con delle limitazioni, d'altronde era Filippo con i suoi pregi e i suoi difetti. Ma più i giorni passavano più mi rendevo conto che un legame ormai indissolubile si era creato tra di noi. Lui non lo voleva ammettere, ma in cuor mio sapevo che il muro, da lui costruito per anni, stava per essere totalmente abbattuto mattone dopo mattone. Speravo che la notizia del mio trasferimento a Trento non stravolgesse tutto quello che avevamo costruito coraggiosamente in appena un anno, cercando di accettarci l'un l'altro per quanto potevamo essere differenti.

Può essere che voglia provarci 

Cercavo di ripetermi nella mia testa questa formula, ma non aveva alcun effetto benefico sui miei nervi.

Potrei ritornare ogni weekend con il treno Milano-Asti, due ore di viaggio per tener insieme un rapporto a me caro non era nulla.

Potevo riuscirci. Se lui avesse voluto, avrei fatto di tutto.

Il pomeriggio arrivò troppo presto. 

Uscii di casa con un groppo in gola, troppo spaventata per la piega che avrebbe potuto prendere la discussione. Cercai di respirare e di calmarmi, ma nel momento in cui varcai la soglia del piccolo bar, il posto del nostro primo appuntamento,  tutte le certezze svanirono con la visione di Filippo con le mani intrecciate a quelle di un'altra ragazza con una evidente protuberanza all'altezza della pancia, era incinta.

"Viola..." fu l'unica cosa che riuscii a sentire.

Un bacio sotto reteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora