꧁ III ꧂

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Mi sveglio di soprassalto, con il cuore in gola, l'animo tormentato, la paura che il male mi travolga lasciando di me il nulla, neanche il più misero dei ricordi.
Apro gli occhi con la consapevolezza di essere sola, di non avere nessuno al mio fianco, di non essere amata: se io morissi per mano di una sorte che pare aver segnato la mia nascita, se io raggiungessi quello stato di torpore e di ascesa al creatore, a nessuno importerebbe. Chi verserebbe lacrime per me? Chi custodirebbe la mia storia? Una storia in cui perfino la protagonista non conosce se stessa o l'immensa dimensione, da cui è stata celata per un tempo che ella mai potrà recuperare.
Ci sono momenti in cui mi domando per quale motivo mia madre sia stata condotta alla morte in un modo così brutale, poi mi guardo allo specchio, come in questo momento, mentre osservo il riflesso dei miei occhi sulla superficie cristallina, sapendo di essere io la ragione.
Sento un flebile moto di rabbia scaturire da questo pensiero e lentamente sollevo le mani dal lavabo nel vedere il loro tremore insistente, quasi volessero lasciare andare quella così insistente emozione.

<<Oh, quale meravigliosa creatura celeste!>> esclama qualcuno, facendomi sobbalzare, presa alla sprovvista. Sono talmente abituata alla solitudine, che le voci di chi mi sta intorno valgono poco in confronto ai miei pensieri, quindi mi volto verso l'Angelo dai peculiari e setoli capelli dorati, accogliendolo con il mio caro e amato silenzio.
Osservo il suo volto perfetto e eternamente giovanile, scrutando il cielo dipinto nei suoi occhi, leggendo in essi una storia di altri tempi, un viaggio che va avanti sa secoli e perfino da millenni. Le sue iridi infondono fiducia, serenità e un'eterna beatitudine, eppure, essendo estranea a certe sensazioni, non vengo inebriata da queste, come forse mi sarei aspettata. Non provo niente, se non un forte senso di malinconia: quasi come se la vita che palpita dai suoi occhi, provocasse in me gelosia. Mi ritrovo perfino a pensare che l'azzurro dei suoi occhi, nonostante da sua bellezza, sia troppo scialbo e scontato per incantarmi, quindi distolgo lo sguardo, sperando, in cuor mio, che se ne vada al più presto.

L'Angelo, dal canto suo, pare avere un'opinione contraria: si siede sulla piccola brandina posta a ridosso della parete, facendomi cenno di venire al suo fianco, senza però ottenere alcunché da parte mia. Guardo il suo portamento regale, gli abiti chiari ed eleganti che fasciano la sua figura slanciata e l'espressione vagamente affettuosa dipinta sul volto nonostante il mio gesto. Mi accorgo quindi di essere amareggiata, ma immensamente curiosa di conoscere la creatura dinanzi a me: da che ne ho memoria, non mi pare di aver mai incontrato Angeli al di fuori di mia madre o nelle vesti di guardie.

<<I tuoi occhi sono incantevoli, non ho mai avuto il piacere di osservare simili iridi>> sostiene, sollevando di poco il capo verso la finestrella alle mie spalle, dalla quale osserva la lontana luce del creatore risplendere nel cielo <<Il Padre deve averti condotta fin qui per una ragione>>
Mi domando quale sia questa ragione, dato che ogni qual volta si intromette nella mia vita, pare combinare più disastri, che i miracoli di cui ho sentito tanto parlare dalle anime terrestri. Se qualcuno potesse udire i miei pensieri, immagino che mi caccerebbe immediatamente dal Paradiso, pensando erroneamente in una manifestazione di odio da parte mia; in realtà ciò che sento al pensiero del Padre, è irrequietezza, fascino e talvolta perfino noncuranza.
Mi capita spesso di osservare il cielo, in attesa che quella luce si posi anche solo per un istante su di me, dandomi così la sua attenzione e non posso fare a meno di rimanerne incantata, domandarmi se mai un giorno potrà fornirmi le risposte che tanto bramo.

<<Che sbadato, non mi sono ancora presentato- borbotta improvvisamente l'Angelo con tono di scuse, forse riemergendo anche lui da inerenti pensieri, richiamando in tal modo la mia attenzione - Sono l'Arcangelo Gabriele, giunto fin qui per condurti alla libertà sotto richiesta di Dio Padre>> sorride ampiamente, forse aspettandosi qualche lodevole esclamazione.
L'Arcangelo?
Lo guardo ora con più attenzione, stranita nell'avere difronte a me nientemeno che uno fra i noti Serafini del mondo celeste. Più lo osservo, più mi accorgo di quanto il suo ruolo pesi sul mio animo, tentando di piegarlo alla gioia che trapela dal suo essere.
E' come se ogni cosa volesse suggerirmi di riporre in lui la fiducia che merita e abbandonarmi allo stesso sorriso, che da quando è arrivato, mostra quasi fosse una medaglia di valore. A frenarmi però, è un forte sentore generato dalla mia mente, il quale mi sprona a rimanere vigile e a domandarmi per quale motivo dovrei fidarmi di una creatura appena incontrata.
<<Il mio nome è Silver Nemesys>> mormoro, nel tentativo di condurre al termine il mio stato di inquietudine.
<<Nemesys>> sospira, pensando alla dimensione in cui sono stata trovata.
Questo nome mi rammenta ogni giorno quanto la mia e la sua sorte fossero state già scritte, segnate dal passato in modo indelebile, senza darci possibilità di riscatto: mia madre decise di darmi questo nome sapendo dal principio, che esso avrebbe portato alla sua morte.
<<Celestiale Viola, hai lo sguardo di chi ha sofferto bambina mia- sospira affettuosamente Gabriele, incantato, come qualsivoglia creatura da me incontrata, dai miei occhi, i quali da sempre ho notato svolgere un certo magnetismo, quasi ipnosi per chi mi sta intorno- Sono giunto fin qui per condurti lontano da questa cella buia, sempre che tu sia d'accordo>> mi chiede con cautela, osservandomi ora con fare paterno.
Un padre non ricordo di averlo mai avuto e tutto questo affetto mi stringe il cuore, agguantandolo con la domanda che da tempo mi tormenta e che, come ora, bussa cauta nel timore di una risposta. Ho ancora un padre?
<<Certo>> rispondo, scuotendo delicatamente la testa per riprendermi da quel pensiero, non vedendo l'ora di allontanarmi da qui.

Nemesys: Angeli e DemoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora