꧁ V ꧂

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Sbatto la porta della camera a me assegnata con forza, immaginando i suoi cardini implorare pietà, mentre mi lascio ricadere sul letto, con il viso immerso nel soffice cuscino bianco.
Un vago sentore di colpevolezza comincia a vagare nella mia mente, mentre il pensiero del mio amore per gli animali, si mescola con il peccato che mai ho pensato di star commettendo; come posso non aver mai pensato a quelle povere creature, mentre addentavo le loro carni con ingordigia? In quanto Angelo avrei dovuto formulare da sola un simile veto, sarei dovuta essere in grado di aprire gli occhi da sola, senza dover attendere questa figuraccia. Provo imbarazzo e confusione, per aver permesso che la Gola vincesse sull'amore, sentendomi per l'ennesima volta nella mia vita sbagliata. C'è qualcosa in me che non va, che mi porta a chiudere gli occhi, a ignorare dettagli fondamentali per la mia natura.

<<Non che mi interessi, ma non ho mai. visto un Angelo in quello stato>> infierisce una voce, facendomi sobbalzare presa alla sprovvista.
Quando sollevo lo sguardo incontro gli occhi confusi di Elvyra, osservarmi senza troppo interesse, se non con una velata e superficiale curiosità. Indossa degli abiti talmente corti, da scoprire ogni parte del suo corpo in modo talmente volgare da dar fastidio: non oserei mai vestirmi in questo modo, ma giudicare una Demone non mi farà sentire meglio, se non sua pari.
<<Ho appena realizzato una cosa terribile e sto affogando i miei dispiaceri su questo cuscino>> borbotto, stringendolo a me e inspirando con forza il profumo di lavanda immerso nella federa che lo avvolge.
<<Se si tratta di amicizia o questioni d'amore, io mi tiro fuori>> solleva le mani per intimarmi a tacere, facendo un passo indietro, con una smorfia di pieno disgusto dipinta sul volto esageratamente truccato. Siamo così diverse, eppure, in un certo senso, sento come se questa differenza fosse solo apparente; insomma, come suol dire fra gli umani su Nemesys: l'abito non fa il monaco.
<<Non posso mangiare la carne>> mormoro contro il cuscino, sentendo il peso di quel peccato sporcarmi l'anima con un marchio indelebile, mentre al contempo un lontano sussurro mi intima a mostrare menefreghismo.

Tossisco ripetutamente, quando un'esorbitante quantità di profumo raggiunge le mie narici, premendo il volto contro la federa con più forza per evitare una progressiva intossicazione.
<<Lo so, siete davvero noiosi>> commenta, lasciandosi andare ad una risata. e smettendo finalmente di spruzzarsi addosso quella tortura.
<<E un Angelo appiccicoso mi ha pedinato per la mensa>> aggiungo poi, sollevandomi rapidamente per spalancare l'ampia finestra e sospirando finalmente inebriata dall'ossigeno.
<<D'ora in avanti trascorrerò il resto della mia esistenza su questo comodo letto e tu fingerai di non avermi mai incontrata prima d'ora>> la informo, voltandomi una sola volta per controllare di non star parlando da sola: mi aspetto sempre che da un momento all'altro possa uscire dalla stanza senza pronunciare una parola.

<<Sto cominciando a pensare, che per errore il tuo Dio sia finalmente riuscito a fare un miracolo>> ride di gusto, indossando un paio di orecchini a cerchio color oro, per completare il suo look appariscente.
<<Sei davvero strana, non dovresti peccare di pigrizia>>
<<Grandioso! Un Angelo che vene sgridato da un Demone per un peccato: forse non sono l'unica strana>> le faccio notare, stendendosi nuovamente sul letto.
<<Touché>> sospira <<I miei amici non credono che tu sia ancora viva>> sbuffa infastidita, sollevando gli occhi grigi al cielo.
Mi domando se sia più infastidita dal fatto che loro non le credano, o dal non avermi ancora ucciso.
Tiene lo sguardo fisso sul suo riflesso proiettato nel mio armadio: la rabbia traspare dalle sue iridi, le quali man mano mutano, piombando nell'oscurità.
<<Vieni con me!>> esclama.

Dovrei dirle di no, spaventarmi per l'odio improvviso dipinto sul suo volto, per le mani tremolanti dalla rabbia e il ghigno sulle sue labbra, eppure non posso fare a meno di ridere.
Mi sollevo dal letto in tutta tranquillità, uscendo dalla camera con lei al seguito, forse troppo presa dai pensieri per rendermi conto di star finendo nella tana dei lupi.
<<Sono curiosa, non ho mai conosciuto dei demoni>> continuo inspiegabilmente a ridere, rendendomi conto solo dopo della piccola bugia appena pronunciata.
Sollevo le spalle come se fosse di poco conto, notando, con la coda dell'occhio, lei sollevare un angolo delle labbra in modo tutt'altro che rassicurante.

Nemesys: Angeli e DemoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora