Mission impossible: cercando di sembrare normale

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La sveglia inizia a suonare e lentamente ''Sweet child o' mine'' mi riporta alla realtà, mentre con la mano mezza addormentata cerco di sbloccare il telefono sbattendoci sopra in modo scomposto le dita. Risultato: il telefono cade dal comodino producendo un rumore straziante, ovvero quello di trecento euro che sbattono sul marmo. Mi affaccio dal letto per vedere le condizioni in cui versa il cellulare e noto con piacere che è miracolosamente intero. Una gioia.

Scalcio via la trapunta con gli orsacchiotti con i papillon rossi, e rabbrividisco quando il gelo della stanza mi avvolge con le sue fredde dita. Prendo la coperta turchese e me la avvolgo attorno al corpo, attraversando il corridoio e finendo in cucina. Lì, intenta a scaldare il latte, trovo la mia coinquilina che si passa le mani su e giù sulle braccia cercando di riscaldarsi.

<<Buongiorno>> biascico, prendendo dei biscotti dalla credenza e iniziando a mangiarli a secco. Mi becco delle occhiate schifate da parte di Fabiana. <<Che c'è? I cani non mettono mica il latte nei croccantini!>>

Lei mi guarda scuotendo la testa:<<Tu stai proprio fuori!>>

Alzo le spalle in risposta al suo rimprovero e continuo a mangiare in silenzio i miei biscotti, ancora mezza addormentata, cercando di introdurre correttamente i biscotti in bocca e di non ficcarmeli nel naso.

Vi prego, evitate commenti. Io appena alzata sono incapace di intendere e di volere.

Fabiana si siede davanti a me con la sua tazza di latte fumante e cereali. Continua a fissare la sua colazione mentre parla, come se temesse che possa scappare da qualche parte. (Ultime notizie dal territorio: la polizia è alla ricerca di una tazza di latte, colpevole di aver affogato dei cereali e di essere scappata senza lasciare gocce. Mentre le forze armate sono alla ricerca dell'omicida, si consiglia ai cittadini di tenere le credenze chiuse!)

<<Allora, oggi è il grande giorno!>> dice sollevando gli angoli della bocca.

<<Grande giorno? È sabato: mangio, studio, mangio, esco e mangio. Questa è la mia giornata.>> rispondo chiudendo la busta di biscotti. Noto gli occhi di Fabiana posarsi sulle lancette dell'orologio sopra la mia testa e il sorriso sulle labbra farsi più grande.

<<Ah sì? Ne sei sicura? Non avevi qualcosa da fare?>>

<<Ma no, l'unica cosa eccitante che devo fare in questa settimana è andare al colloquio per quel lavoro...>> Prendo il telefono e guardo la data: sabato 10 dicembre. <<Merda, è oggi!>> Mi volto verso l'orologio, ruotando la testa di 180 gradi, peggio di una civetta, e salto dalla sedia per fiondarmi in camera. Ho mezz'ora a disposizione per 'restaurarmi' (urgono lavori pesanti, per farmi sembrare decente di prima mattina) e arrivare puntuale all'appuntamento.

<<E' bello fare colazione con te!>> Sento Fabiana urlare dalla cucina. Sarcastica come sempre, quella nana che non è altro. Chi sa come starebbe nel mio giardino, tutta pietrificata con un bel cappellino rosso... uhm non male.

***

Venti minuti dopo esco dal portone sotto casa, mentre mi lascio travolgere da un'ondata di freddo e smog. Quanto mi manca il mio paese: l'aria pulita, gli uccellini che cinguettano, la pace... Un signore mi urta la spalla mentre ci incrociamo sul marciapiede. Diamine, ma spostarsi dieci centimetri più in là no, eh?

Scuoto la testa, augurando a quell'uomo di pestare qualche cacca di cane, e mi dirigo verso le strisce pedonali. Mentre attendo che scatti il verde, mi torna in mente la conversazione avuta alcuni giorni prima con la signora che avevo chiamato per l'annuncio trovato per strada.

La donna che mi aveva risposto aveva una voce seria, quasi rigida, ma nonostante i miei strafalcioni durante la conversazione era stata disposta a fissarmi un piccolo colloquio per testare la mia idoneità per il lavoro. All'inizio ero felice per aver ottenuto una possibilità, ma quella sera, quando mi ero messa al letto ero stata sommersa dalla preoccupazione: e se non fossi stata capace? E se avessi continuato a fare figuracce?

In ogni caso l'incontro era stato fissato e con un pizzico di consolazione avevo scoperto che la casa della Signora Di Paolo (sì, così mi ha detto di chiamarla) si trovava a circa 10 minuti a piedi dal mio piccolo appartamento.

Seguo le indicazioni datemi e arrivo davanti ad un portone gigantesco. Controllo il citofono e premo sul numero 9, come mi era stato detto di fare.

Poco dopo sento una voce metallica:<<Si?>>

<<Salve, mi chiamo Giuliana; avevo chiamato alcuni giorni fa per un colloquio...>> non faccio a tempo a finire la frase che il portone si apre subito.

<<Entra pure, ti raggiungo subito.>>

Annuisco, consapevole che nessuno mi stia guardando, e spingo l'immenso portone di legno per ritrovarmi in un portico. Nello spazio quadrato in cui mi ritrovo si affacciano diverse finestre di numerosi appartamenti e ne rimango stupita. Inizio a guardarmi attorno con la bocca spalancata, stupita più dal fatto che ancora non mi sia entrata una mosca in bocca che dall'ambiente in sé. Poi sento un ticchettio provenire alle mie spalle. Mi giro e osservo la figura femminile che si dirige verso di me: è una donna sulla quarantina, i capelli ricci folti le sfiorano le spalle in dolci volute rosse, mentre gli occhi sono vispi di un castano chiaro. Indossa una camicia bianca, infilata in una gonna blu scuro, della stessa tonalità delle scarpe.

<<Giuliana?>> chiede quella che presumo sia la signora Di Paolo.

Chiudo la bocca e mi do un po' di contegno. <<Sì...>>

<<Seguimi>> dice lei dirigendosi verso un ascensore ad un angolo, che non avevo notato.

Mi affretto a seguire Crudelia Demon, e mi sento in imbarazzo quando ci ritroviamo nell'ascensore del condominio. In questo momento vorrei essere da tutt'altra parte, e prego che qualcuno metta fine a quest'imbarazzo. Ad esempio andrebbe bene la rottura dei cavi dell'ascensore, oppure anche un meteorite che faccia scomparire questa parte di globo... ok, lo ammetto, sto esagerando! Niente meteorite... al suo posto andrebbe bene l'eruzione del Vesuvio?

La scatola di ferro si ferma con un ding, e seguo la donna su un pianerottolo fino ad un portone blindato di legno.

<<Prego, entra.>>

Mi guardo attorno entrando e per poco non perdo i denti mentre la mascella rischia di schiantarsi sul pavimento. Non ho mai visto tanto lusso in vita mia. Dovrò pagare per venire a lavorare qui?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12, 2017 ⏰

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