5 anni dopo
<<Oh Giuli, non sai quanto mi dispiaccia. Ma per questo mese dovrai risparmiare un pò>> la voce di mia madre risuona metallica al vivavoce del telefono. Sono stesa sul letto a pancia in aria con la coperta turchese di flanella che mi arriva fin sotto al mento. Fa freddo. Non è il freddo a cui ero abituata a casa mia, in Abruzzo, visto che qui a Napoli fa più caldo, ma giuro che se la temperatura continua a scendere inizierò a cantare 'Let it go' e a usare la coperta come mantello.
<<Ma no, mamma. Capisco. Mi arrangerò come ho sempre fatto.>> tiro fuori una mano da sotto la coltre calda e inizio a massaggiarmi le tempie.
<<Va bene cara. Ora devo andare, la mia pausa sta finendo.>> la sento sospirare.
<<Vai. Ciao mamma.>> riattacco il telefono e mi rigiro sul materasso buttandomi con la faccia sul cuscino e il sedere all'aria. E il premio per l'eleganza va a ... il cinghiale steso sul letto! Un applauso!!!
Cinghiali e sederi a parte. È giusto che vi aggiorni su un paio di cosette, ebbene: quale studentessa universitaria mi sono trasferita a Napoli per studiare lingue orientali (non l'avessi mai fatto) e sono tutt'ora mantenuta dai miei genitori. Ma i soldi non bastano: paga l'affitto, le bollette, la spesa, le tasse universitarie, i libri...
In teoria per questo mese mi dovrei arrangiare, ma quanti altri mesi dovrò arrangiarmi di nuovo?
Prendo in considerazione l'idea di trovarmi un lavoretto part-time. Dopotutto ho 20 anni, non sono più una bambina.
Mi alzo dal letto sbandando per il buco di camera che ho, affacciandomi alla finestra. Mi sono trasferita in questo appartamento da ottobre, all'inizio dei corsi, e devo ammettere che non è male. Specialmente la vista. La finestra della mansarda al quinto piano di un antico edificio, ridà sul porto di Napoli, da cui riesco chiaramente a vedere il mare e le navi che vanno e vengono. Direi che l'immagine del porto è appropriata: questa città ha accolto me come questo porto con le varie imbarcazioni, ma ci mancano ancora diversi anni prima che levi l'ancora definitivamente.
Con un sospiro mi allontano dalla finestra ed esco dalla camera diretta in cucina.
L'appartamento non è affatto male: nonostante sia piccolino è pulito e ben ristrutturato.
Entrando in cucina noto qualcuno per terra. Alzo un sopracciglio incuriosita dalla vista della mia coinquilina allungata su un tappetino da yoga intenta a fare delle flessioni. Sorridendo le tiro un calcetto alla gamba per attirare la sua attenzione e lei sobbalza, togliendosi le cuffiette.
<<Ehi, lo yeti è uscito dalla caverna. Scusa non ti avevo vista, comunque.>> si mette seduta composta, asciugandosi il sudore dalla fronte.
<<Grazie Fabi, ma lascia che ti spieghi... Prima di tutto: avrò anche i peli talmente lunghi sulle gambe da poterci fare le treccine, ma non sono ancora diventata uno yeti. Secondo: come fai a stenderti a terra con questo freddo? E terzo: voglio andarmi a fare una passeggiata, mi accompagni?>> Dico tutto d'un fiato, osservando le espressioni sul suo volto cambiare velocemente.
Si scioglie i capelli lisci, facendoli scivolare davanti alle spalle e mi fissa perplessa. <<Mia cara, lascia che ti illustri l'utilizzo del silk epil, in modo da risparmiare alla popolazione maschile che avrà intenzione di entrare nelle tue grazie una spiacevole sorpresa... inoltre non ho minimamente freddo e sì, mi va benissimo che usciamo.>> Mi sorride risoluta alzandosi e rimettendo a posto il tappetino. <<Dammi il tempo di darmi una rinfrescata>> Detto ciò sparisce in camera sua, situata accanto alla mia. Più fresco di così...
Mezz'ora dopo siamo sotto casa, imbacuccate per bene, e osserviamo Corso Umberto I illuminato dalle luci natalizie. Fabiana alza gli occhi al cielo quando alzo lo sguardo verso le lucine natalizie che illuminano i palazzi e i negozi, mentre il crepuscolo lascia spazio al buio della sera. La mia coinquilina mi prende per mano e mi trascina per la strada affollata, mentre io rischio di sbattere a qualche palo se continuo a guardare per aria come un ebete. Beh, lei si trova al secondo anno di università, quindi conosce il posto ed è abituata a questo genere di spettacolo, mentre io sono ancora una novellina.
<<Allora,>>richiama la mia attenzione scuotendomi per il braccio <<come mai questa voglia di uscire?>>
Mi giro verso di lei e abbasso la testa per guardarla in faccia, mentre lei continua a fissarmi dal suo metro e cinquantasette.
<<Vorrei cercarmi un lavoro...qualcosina giusto per arrotondare>> le dico alzando le spalle, dando poco peso alla cosa di quanto glie ne dia in realtà.
Lei mi guarda seria e alza un sopracciglio, mentre si gratta il mento, decisamente perplessa.
<<Oh hai scelto un ottimo momento per trovarti un lavoro: hai un diploma da liceo scientifico – inutile -, vivi in periodo di disoccupazione e crisi economica per il tuo paese e...>> mi squadra per bene <<ovviamente sei troppo santarellina e goffa anche per spacciare la droga.>>
Sbarro gli occhi davanti al suo discorso incoraggiante:<<Oh grazie tante. Tu si che mi tiri su di morale!>>
<<Faccio solo il mio dovere. Senti>> il suo sguardo torna a farsi serio <<non voglio scoraggiarti, ma neanche illuderti. È difficile trovare un lavoro, anche una cazzata, ma devi... ehi ma mi stai sentendo?>>
La ignoro bellamente mentre mi avvicino ad un palo della luce a cui sono appesi diversi volantini: uno di loro ha attratto la mia attenzione. Strappo il foglio e lo sbatto in faccia a Fabiana. Lei mi lancia un'occhiata truce dai suoi occhi scuri, e poi inizia a leggere il manifesto.
<<Cercasi persona giovane e autorevole e bla bla bla, tante cose che tu non sei.>>
<<Diamine ho venti anni, più giovane di così!>> La mia coinquilina mi rivolge uno sguardo di fuoco, palesemente scocciata dal fatto che l'abbia interrotta.
<<Per svolgere mansioni utili alla pulizia e mantenimento della casa e come baby-sitter. Per informazioni chiamare il numero di cui sotto. Non sembra malaccio.>>
<<E' quello che pensavo! E magari riuscirò anche a trovare un orario adatto per seguire le lezioni e studiare. E chissà quant'è la paga!>> inizio a fare avanti e indietro in mezzo al marciapiede zeppo di gente e turisti, incurante di quelli che mi lanciano occhiate incuriosite.
<<Beh non lo saprai mai se non chiami.>> Fabiana mi passa il foglio.
Impallidisco all'istante. <<Come? Adesso?>>
<<Ehi eri tu che volevi trovare un lavoro. Adesso l'opportunità ce l'hai. E muoviti a farlo prima che chiami qualcun altro...>> e conclude la frase lanciandomi qualche insulto nel dialetto della sua regione, il calabrese.
Tremante prendo il cellulare e digito il numero sul display. Una voce mi risponde al terzo squillo.
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Alla ricerca del ragazzo perduto
Roman pour AdolescentsGiuliana ha 15 anni quando conosce per caso un ragazzo ad una festa al mare. I due parlano per tutta la sera, ma a mezzanotte lei è costretta ad andare via, neanche fosse Cenerentola. Nella fretta si dimentica di chiedere al ragazzo addirittura il n...