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Buio, è ancora tutto buio. Riesco a malapena a distinguere i contorni del luogo in cui mi trovo. Una stanza, forse? Non riesco a capire. 

Non so quanto tempo sia passato da quando sono stata assalita.

Poggio i palmi delle mani per terra, sul suolo polveroso e sporco, per cercare di alzarmi in piedi. Una fitta al fianco mi costringe a rimanere scomodamente seduta lì, stordita. Un mal di testa inimmaginabile mi attraversa il cranio da parte a parte, come se avessi una mitragliatrice puntata alla tempia e non cessasse mai di fare fuoco.

Tremante, sfioro la nuca con le dita, e le porto al naso dato che non vedo nulla, in quell'oscurità spaventosa, e percepisco chiaramente l'odore e il sapore metallico del sangue.

La paura si impossessa di me, sono di nuovo da sola.. Poi cerco di sconfiggere i pensieri negativi, io mi fido di Tony. Mi fido di lui, devo stare tranquilla. Tornerà per me.

Girandomi verso destra riesco a vedere un po' di luce, finalmente.. Luci e ombre giocano in quello stanzino del terrore, gli spari giungono ovattati alle mie orecchie, deduco che i muri debbano essere abbastanza spessi, e se i miei occhi non mi ingannano, quelle che mi separano dalla parete di fronte a me sono sbarre, pesanti e corrose dal tempo. - E' una cella, allora.. - mormoro. E sembra anche piuttosto vecchia, sollevando la testa posso distinguere con facilità le volte e i sostegni orizzontali di un capannone, come uno di quelli che ho visto dall'oblò dell'aereo.

- Buono spirito di osservazione, ragazza mia. - Una voce rauca e cavernosa mi fa girare verso la zona più buia e cupa della cella, che evidentemente è più grande di quanto credessi.

- Ti aspettavo -

- Chi sei? - chiedo, la voce malferma, mentre qualcosa comincia a muoversi verso di me. Ho i brividi.

La voce senza corpo continua a parlare, un po' in tedesco, un po' in inglese, emettendo rantoli disgustosi. Poi la sento sempre più vicina, e man mano indietreggio, la paura e la nausea che riprendono a far presa sul mio stomaco.

E alla fine riesco a vederlo: quel che resta di un uomo, un ammasso di carne martoriata. Chino, gobbo, curvo per il gran numero di ferite che ha sulla schiena. Lo posso dire con sicurezza perchè il camice bianco che indossa è rosso scarlatto nella parte anteriore, e ci sono molti tagli.

Infine, quello che mi fa sussultare è il viso. Solleva lo sguardo e per un attimo il mondo si ferma all'improvviso: occhi verdi come la foresta vergine, capelli color sabbia, lisci ma ben dritti sul capo, a causa del taglio radicale. Porta degli occhiali scheggiati, le lenti sono quasi inesistenti. E più scopro dettagli che si ricollegano tragicamente all'immagine che ho di mio padre, più forte si fa l'impulso di piangere.

E' vivo. Mio padre è vivo, l'ho sempre saputo. Ho immaginato e fantasticato per anni sul momento in cui ci saremmo incontrati.. e non avrei mai pensato che sarebbe andata così.

- Papà.. - sussurro, in balia delle mie stesse emozioni. Mi fa pietà, vorrei abbracciarlo, ma allo stesso tempo mi disgusta..dopo quello che ha fatto..

Resto immobile, tremo così tanto che temo di non riuscire a stare ferma, cerco di distogliere lo sguardo, ma non ci riesco.

-  E così sei in trappola anche tu.. - rantola di nuovo, con un sorriso folle.

- Non sono in trappola - ribatto, frastornata - Tony verrà a salvarmi, ne sono sicura. -

La reazione di papà mi lascia interdetta, scoppia a ridere, prima piano, poi sempre più forte, senza riuscire a controllarsi, emettendo una sorta di strano ululato. Comincia a tossire e si porta le mani al collo per cercare di fermare quello scroscio malsano di tosse, e riprende a ridere, soffocando quasi nella sua stessa saliva.

Me, school and Tony Stark Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora