Amore proibito

64 10 9
                                    

E questo ponte ci separa, ci divide.
Ci tiene legati a queste terre maledette. Maledette come il nostro amore. Terrificante e stupendo.
Le nostre ombre si inseguono, insignificanti.
Le nostre ali ci proteggono.
Mi guardi con quei tuoi occhi d'inchiostro. I miei capelli rosso sangue risplendono.
Sotto di noi il fiume scorre tranquillo.
Stringo la piccola perla appesa al mio collo.
Il simbolo del nostro amore.
Amore pazzo, folle, impervio come un torrente in piena.
Il mio viso spera di farsi sfiorare dalle tue candide labbra.
Ma questa mia speranza è falsa.
Queste terre maledette, ci tengono separati.
Senza poter fare altro che guardarti con gli occhi colmi di dolore.
Le nostre mani si sfiorano. Il palmo contro il freddo vetro che ci divide.
I tuoi capelli di piume di corvo si muovono leggeri spostati dalla brezza.
Il tuo viso di candida pelle sembra reclamare le mie dita per sfiorarlo.
E forse è proprio così che dovremmo stare.
Separati per sempre.
Io dalle pure ali bianche. Tu dalle tetre ali nere.
Divisi per l'eternità. Però qualcosa ci impedisce di rimaner divisi. Qualcosa di incondizionato.
Qualcosa che ci farà morire. Uno davanti all'altro.
Prima di ridare il dono più grande a Dio, voglio ricordare, quel giorno maledetto in cui il mio cuore si è innamorato.
Quella calda sera d'estate.
Il fiume sembrava scorrere lento, nel suo triste monotono giorno ormai alla fine. Le lucciole osservavano i fili d'erba accanto a loro. Sembravano ammirarli mentre creavano un prato di stelle. Loro stesse risplendevano. Mostrando le costellazzioni intente ad osservarci gioiose.
I miei occhi erano pieni di sogni. Sogni e stelle. Sogni e lucciole. Sogni e fiumi. Sogni e poi c'eri tu. Avevi fatto scoppiare il mio cuore, ora addolorato. Eri entrato nelle acque gelide del fiume poggiando con eleganza ogni singolo passo. E mi avevi guardato. Sorriso timidamente. Non sapevamo cosa questo incontro ci avrebbe portato, alla morte.
Lei osservava tutto da dietro un'albero. Forse sorrideva amaramente. Forse triste di dover uccidere due innamorati. Forse anche lei era stata innamorata, senza che noi lo sapessimo. Il suo manto nero però risplendeva nella notte. E io lo avevo visto. Sapevo a cosa andavo incontro e avevo scelto comunque di seguire il mio cuore. Con tutti i rischi. Ma con te. Quella notte avevamo firmato entrambi la nostra condanna. Avevamo appena perso la vita, ma avevamo il nostro amore.
Ti eri chinato. Avevi raccolto qualcosa dall'acqua. L'avevi guardata con incertezza. Poi mosso da una forza inaudita ti eri avvicinato. E chissà come quella dolce perla bianca era arrivata nelle mie mani. Mani di una ragazza sorpresa.
Raccolto un docile fili d'erba, avevo creato una collana. Già appesa al mio collo. Ti avevo sorriso, forse per ringraziarti forse proprio quel sorriso ti fece innamorare.
E ora ci troviamo una di fronte all'altro. Qualcuno mi ha preso per le spalle. La testa china cerca di alzarsi per poterti vedere un'ultima volta.
Le nostre ali cercano ancora di proteggerci, di farci scappare.
Ma scappare dove?
Non abbiamo alcun posto dove andare. Anche con delle ali, non possiamo sfiorarci nemmeno in cielo.
Neanche me ne sono accorta. Troppo intenta a sognarti.
Questi angeli accecati dall'ira. Ci guardano con disgusto. Occhi ormai impietriti fanno vetta sui loro volti.
La collana, quella semplice collana simbolo d'amore viene strappata dal mio collo.
La guardo mentre viene trascinata via dalla corrente del fiume che la riaccogle tra le sue braccia.
Le lacrime rigano il mio volto. Mi guardi. Il dolore impresso nel viso pallido. Anche tu sei in ginocchio. Le tue gloriose ali tenute ora legate. Come due uccellini in gabbia ci guardiamo. Vedo tutto intorno a me. Come le lucciole. Le stelle. La perla. Il fiume. Tu. E la morte.
Ci osserva anche adesso. Ora un sorriso triste a contornarle il volto scarno. I capelli blu oscurità sfiorati dal vento. Sembra rimpiangere la sua scelta. La scelta che cade su di noi. Come due asce. Che ci sollevano.
E abbiamo ancora le ali. Crediamo ancora in ciò che eravamo prima e voliamo vicini. Ci guardiamo. Lacrime trasparenti scendono sul mio volto di porcellana. E ti sfioro la pelle. Brividi mi percorrono le dita.
E con le mani tremanti mi accarezzi il viso.
Guardo il prato di lucciole. Due corpi decapitati senza vita si trovano. Le ali abbandonate. Capelli rosso sangue grazie al vento incombente volano.
I miei bellissimi capelli. Ne tocco le punte. Ora sembrano bianchi. Immagino i miei occhi castani ora bianchi come la neve. E allora realizzo che sono morta.
Me ne accorgo solo adesso. È proprio vero. Non ho pensato altro che a lui, a poter sfiorare la sua pelle.
E ora, tutto appare diverso ai miei occhi, forse migliore di prima.
Intrecciamo le dita.
Finalmente il paradiso ci ha aperto le sue porte.

One shot Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora