L'inizio di una nuova vita.

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Mi crolla il mondo addosso. Il risultato delle analisi. Alzheimer. Ho vissuto 70 anni con la stessa donna per poi vederla morire senza nemmeno che lei si ricordi di me.

L'aiuto a preparare la valigia con quei pochi abiti comodi che possedeva.

《Non ti dimenticherò mai Andrew.》

《Non sei tu a decidere. Mi dispiace Amara,  mi dispiace ma dobbiamo andare ho bisogno di sapere che tu sei in un posto sicuro, io da qui non ti posso aiutare.》

Abbassa lo sguardo e inizio a vedere le lacrime che le rigano il volto ormai pieno di rughe e non più giovane e liscio come tanti anni prima.
Era la ragazza più bella della scuola, me lo ricorderò anche nella tomba, aveva dei capelli neri e lunghi fino alle spalle e gli occhi azzurro chiaro, vestiva sempre in ordine, aveva un vestito tutto bianco che adoravo particolarmente, aveva un viso così tondo da sembrare la terra, e lo era, era la mia terra. Io invece no per lei, ogni giorno che passava era un giorno in meno che ricordava della nostra storia, non sono mai stato un grande uomo, si ero grosso con la mascella marcata e quel poco di barba che piaceva tanto alle ragazze, ho gli occhi caramello e i miei folti capelli marroni adesso si riducono ad una scarsa chioma bianca, ma nonostante il cambiamento fisico il mio amore per lei non è passato, le ho giurato amore eterno e voglio tenerla con me finché posso, voglio vedere i suoi occhi azzurri brillare come succedeva in passato, come successe il giorno in cui le dissi che l'amavo.
Saliamo sulla corriera che la porterà lontano da me, sullo stesso pullman che non mi permetterà di starle accanto. Una, due, tre fermate, non voglio più scendere voglio restare qui con lei per sempre continuare a girare la città di giorno e di notte, non voglio che lei resti in un ospizio tutta sola, lontana più che mai.
È arrivata la nostra fermata, prendo la valigia e le porgo il braccio per farla appoggiare, la strada che dobbiamo fare è poca per tutte le cose che ci sarebbero da dire, eppure non mi viene in mente nulla in questo momento avrei bisogno di parlare di urlarle contro che doveva combattere l'Alzheimer, che non doveva starsene li impalata con il suo sorriso timido stampato sulle labbra. Non poteva. Ma ormai era tardi per dirglielo, la porta era proprio quella di fronte a me, una porta scialba, e scrostata dal tempo e dalle anime che sono entrate li tenendo per mano qualcuno è poi sono usciti da soli, saliamo 142 scalini, almeno credo. Entriamo in una saletta bianca, con le sedie bianche, il tavolino bianco, le tende bianche, e i vasi bianchi tutto così rigorosamente bianco da diventare bianco tu stesso a tua volta.
Entra una donna, be una ragazza giovane con il viso fresco vestita di bianco, ci fa un sorriso che fa quasi paura, ma ha quegli occhi giovani quelli che hanno ancora tanto da vivere e poi quei capelli raccolti in una coda di cavallo esprimono appieno la sua voglia di vita.

《Lei è la signora Gilbert.》

《Si. Lui è mio marito Andrew.》

《Piacere io sono Christine. Signor Gilbert mi dispiace informarla del fatto che lei non potrà vedere la sua signora per un mese, abbiamo bisogno che leghi anche con gli altri pazienti non possiamo permetterci una tale svista, quindi può anche andarsene a casa adesso, saluti la signora.》

《Addio Amara.》

Sussurro con quello stralcio di voce che ho trovato nel profondo delle mie corde vocali, le vedo in viso la tristezza quella che ti corrode dentro e ti fa tremare di rabbia, la stessa che provavo io.

《Arrivederci Andrew.》

I giorni passano, almeno così dicono, non ne sono poi così sicuro infondo, l'orologio dovrebbe girare più velocemente, dovrebbero esserci meno ore in una giornata, invece sono solo le 18:00 di un freddo 6 gennaio. Il giorno dell'addio, sembra quasi di essere ad un funerale, la sensazione di corrosione nello stomaco è la stessa.
Torno in una casa vuota e triste, con i muri della cucina violetti e il pavimento bianco, mi viene da vomitare al solo sentire nominare il colore. Odio il bianco. Lo odio e basta non ci sono ragioni valide per cui non dovrei detestarlo,  mi ha portato via tutto nell'arco di pochi istanti, come un grosso tunnel in cui lei andrà avanti e io invece la aspetterò all'inizio, sapendo però che lei non potrà mai guardarsi indietro, nei nostri ricordi che ho appuntato giorno per giorno nel mio diario, nei miei diari, volevo per forza che lei fosse un ricordo vivido dentro di me, non potevo sopportare l'idea che lei fosse distante.
Però l'Alzheimer non è prevedibile, poteva capitare a chiunque e odio tutti per questo.
Ho bisogno di mangiare per prendere le pastiglie della tosse, ma la fame non è dentro di me adesso, mi sforzo comunque di inghiottire un biscotto e poi prendo la mia pastiglia e mi infilo nel mio letto, nel nostro vecchio cantuccio d'amore.
I sogni, a volte, somigliano a delle bolle di sapone, sono leggerissimi eppure cento uomini non possono sollevarli, perché sono frutto delle tue scelte della tua vita dei pianeti che si sono allineati e delle galassie scoperte, sono frutto di tutte le tue speranze e di ciò che volevi nel passato, ma sono anche aspettative per il futuro, per questo ho paura di addormentarmi, ma lo faccio comunque poiché le lacrime mi hanno sopraffatto,  e mi hanno esploso il cervello riducendolo in omogeneizzato di neuroni e Amara. Che possa vivere per sempre giovane nei miei assurdi ricordi lontani e sfocati, che possa per sempre indossare quel suo magnifico abito bianco, candido, come la sua anima.

Un Giorno Alla VoltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora