Ore 4:30
Drriiinn!!
Spengo con un pugno quel micidiale ordigno infernale che mi massacra le orecchie ogni singolo giorno. Non che io mi svegli sempre alle 4 di mattina. Beh dopotutto quella giornata avrebbe dovuto cambiare drasticamente la mia vita quindi direi che non fosse proprio un giorno qualunque. Avevo il volo da Londra per New York alle 8:15. Se fossi stata una giovane riccona viziata avrei fatto una tappa di un paio di settimane a New York: musica Gospel, caffè lungo, e una itinerante full immersion nell' arte moderna del Met o del Moma. Ma non ero ne ricca ne tantomeno viziata quindi scacciai in fretta queste immagini dalla mia mente e mi alzai. Sono sempre stata lenta a prepararmi. Soprattutto di mattina. Ho bisogno di tempo: per mangiare, lavarmi e in un certo senso realizzare che dal momento in cui apro gli occhi, il mondo intorno a me riprende la sua solita (e spesso monotona) routine. Ma sta volta era diverso: quella era l'ultima mattina che avrei trascorso lì a Brighton, e per l'occasione decisi di sbrigarmi, così meno di mezz'ora ero pronta e con la pancia piena. Siccome il treno che,da Brighton mi avrebbe portato direttamente a Gatwick, partiva alle 5:45 avevo una buona mezz'ora per gironzolare a zonzo per le viuzze desertiche di Brighton un ultima volta. Uscii. Come mi aspettavo per le strade non c'era un'anima e il sole stava appena appena sorgendo. Ho sempre preferito di gran lunga il tramonto all'alba; ma quella fresca brezza mattutina unita a quella misticanza di colori tenui pastello mi fecero ricredere. Passai per la mia vecchia scuola. Ieri avevo salutato tutti: Bart, Drake e Joanna in particolare, loro saranno quelli che più mi mancheranno, gli altri a malapena conoscevo il nome. Quante ne abbiamo combinate e quante volte mi hanno salvato da certe situazioni. Probabilmente senza di loro non sarei qui. Bart ieri si era pure commosso. Non lo avevo mai visto così: era un ragazzone di un metro e ottantasette con i capelli e pelle talmente scuri che spesso la gente lo scambiava per un immigrato. Era sempre stato un soggetto terribilmente orgoglioso e bellicoso una di quelle persone virili che non mostrano mai le proprie debolezze in pubblico. Non disse nulla; mi abbraccio con la cordiale freddezza tipica di Bart e mi porse una piccola scatolina dove c'era un biglietto con su scritto: "E quando la solitudine si farà sentire ricordati chi c'è stato d'un dall'inizio. Bon voyage Ginny"e un porta chiavi con i nostri bei faccioni sorridenti. Amorevole. Dico sul serio. Forse anche troppo. Sapevo che sarei dovuta partire senza dire nulla a nessuno, avrei almeno evitato di scoppiare a piangere con una fontana davanti ai miei amici. Io odio gli addii. Gli ho sempre odiati. Ma dopo tutto a chi piacciono? In più io sono una che piange sempre quando devo lasciare qualcuno. E io odio piangere. Anche se lo faccio spesso. Comunque dopo quel breve giro me ne tornai a casa, presi le valigie e partii. I miei e mio fratello li avevo salutati ieri e non mi andava di svegliarli di nuovo. Una volta tanto che potevano dormire. Arrivai a Gatwick circa verso le 7. Maledetto treno che arriva in ritardo. In ogni caso un po' di corsa, un po' per fortuna riuscii a prendere l'aereo con ben 2 minuti di anticipo. Addio Brighton. Addio passato. Ora destinazione California.
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Lost
Teen FictionLong Beach. California. Una possibilità di ricominciare per Ginny Abrams, giovane diciassettenne appena ammessa alla prestigiosissima Pacific coast Academy scuola dei suoi sogni ma da sempre troppo costosa per una famiglia umile come la sua. Ma graz...