Continuammo a camminare mentre io restavo chiuso nel mio silenzio poi, quasi pentito dal comportamento di poco prima, mi voltai. Mathew mi fissava apertamente come studiando una specie rara e, per un attimo, temetti che mi avesse scoperto.
«Sai, vista la tua forza potresti dedicarti a qualche sport. Riusciresti nel football o nel pugilato!» mi disse come se appena qualche minuto prima non lo avessi preso per il collo come un cucciolo. Sollevai gli occhi al cielo senza proferire parola. Cosa aveva di sbagliato quel ragazzo? «Ti immagini la faccia di quel pallone gonfiato di Joshua Norris se tu gli soffiassi il posto di capitano?» sogghignò come immaginandosi la scena. Infilai le mani nelle tasche dei jeans mentre lui proseguiva imperterrito. «Potrei ridere per giorni solo rivedendo nella mia mente la sua faccia da ebete!» affermò.
«Non che solitamente sia dotato di un'espressione particolarmente sveglia... » commentai continuando a camminare mentre lui si fermava per ridere.
«Allora anche tu sai fare delle battute eh?» mi disse dandomi una pacca sulla spalla e guadagnandosi un'altra occhiataccia. «Ehi ma cosa mangi a colazione, rocce? Sembri fatto di granito!» disse tenendosi la mano con espressione dolorante.
«Il segreto è un cucchiaio di criptonite rossa per ogni due di cereali» gli dissi scoccandogli un'occhiata saggia da sotto le ciglia scure. La sua espressione sembrò colpita «E così, contro ogni aspettativa, in fondo in fondo sei un nerd...» mi disse rivolgendomi uno dei suoi sorrisi sghembi. Alzai gli occhi al cielo e con uno sguardo contrito ribattei «E tu in fondo ma nemmeno tanto in fondo saresti?» dissi lanciando un'occhiata in tralice alla t-shirt scura sulla quale, sotto un paio di ali da pipistrello, campeggiava la scritta: sembri appetitosa...
Lo vidi abbassare la testa, perplesso, per seguire il mio sguardo che indugiava sulla stampa della sua maglietta. Mi strinsi nelle spalle con indifferenza mentre mi concentravo per nascondere un sorriso divertito.
La Greensbury HighSchool era una delle scuole più grandi della contea. Circondata da ampi giardini, gli studenti amavano riposarsi tra una lezione e l'altra sotto i suoi alberi sempreverdi. Persino il campo da football ci era invidiato da molte città ma la squadra nel suo insieme lasciava molto a desiderare. Erano già due stagioni che non venivano selezionati per il campionato di stato e la cosa pareva disturbare molti tra alunni ed insegnanti.
«Ci vediamo dopo la scuola Adam?» mi salutò Mat mentre proseguivo rivolgendogli un cenno della mano. Nelle prime due ore di lezione avevo letteratura inglese e, anche se si trattava della mia materia preferita, al momento avrei solo voluto essere all'aria aperta. Trascorsi la lezione vagando con lo sguardo tra i compagni di classe e soffermandomi sul cielo azzurro di quella giornata. Mi ripresi quando l'insegnante assegnò i compiti da svolgere a casa e per poco non mi morsi la lingua nel sentire che ci chiedeva di scrivere una poesia da leggere in classe.
Recuperai i libri in gran fretta sapendo di avere un'ora libera prima di dover andare in palestra e mi diressi verso il giardino. All'estremità dei confini scolastici, infatti, c'era un grosso albero secolare dai rami robusti sui quali ero solito rifugiarmi quando avevo un momento libero. I buchi tra le lezioni equivalevano alle mie boccate d'aria quando mi trovavo costretto, assieme ai ragazzi della mia età, in quelle che ormai avevo chiamato "le mie giornate no". Mi sfilai la felpa e me la sistemai dietro la schiena per stare comodo e poi cominciai per l'ennesima volta la lettura del mio libro preferito.
Il ritratto di Dorian Gray non era di per sé un'opera particolare, ma nel leggere la storia del suo giovane protagonista spesso mi vedevo attraverso i suoi occhi. Leggere di lui era come voler descrivere ciò che provavo guardandomi allo specchio con la differenza che io, in esso, non potevo vedere riflessa la mia anima nera. "Cosa avrei visto se mi fosse stata data la possibilità di osservare il mio vero io?" mi domandavo ogni volta che Dorian andava in soffitta per scoprire con dita tremanti ciò che il quadro gli mostrava del suo reale se stesso. "Cosa avrebbero visto gli altri se non avessi celato il mio ritratto di Dorian Gray agli occhi del mondo?". Mi sgranchii picchiettando sulla copertina con le dita. Osservando i raggi di sole che filtravano fra le foglie, immaginai me stesso tagliar via la parte di me che odiavo, distruggendola per sempre come il protagonista del libro nelle pagine finali.
«Mi spieghi come hai fatto a salire lì sopra?» domandò una voce facendomi sobbalzare mentre il libro mi cadeva dalle gambe. Non riuscii ad afferrarlo prima che cadesse con un tonfo.
Mi sporsi in avanti cercando di vedere chi si trovasse ai piedi dell'albero e mi ritrovai a scrutare un paio di occhi di un azzurro talmente chiaro da metterti a disagio. La ragazza mi tese un braccio per passarmi il testo mentre mi rendevo conto di fissarla a bocca aperta. Stringendo la mascella per assumere un'espressione meno stupida, afferrai la felpa e mi ressi ad un ramo per scendere rapidamente. Una volta dinnanzi a lei mi resi conto di quanto fosse minuta. Capelli lunghi e scuri le incorniciavano il volto, in parte coperto da un cappello di lana lilla. Aveva un che di fanciullesco. Labbra e guance rosee sembravano ricordarmi la descrizione letta poco prima di Dorian Gray. Era quasi irreale per quanto appariva perfetta nella sua semplicità. Se si fosse trattato di una favola, probabilmente sarebbe stata una fata o una ninfa dei boschi.
Lanciai uno sguardo al colosso secolare che si ergeva alle mie spalle «Salgo sugli alberi da quando avevo cinque anni quindi non trovo sia difficile» risposi raccogliendo il volume che lei ancora mi porgeva e riponendolo in borsa.
«Se fossi alta quanto te e brava anche solo la metà di quanto lo sei tu, probabilmente anch'io mi nasconderei su qualche ramo» rispose osservando quello da cui ero sceso.
«Sai, io preferisco guardare il mondo dall'alto ma se si tratta solo di nascondersi...» scossi appena le spalle «non credo che dietro il tronco qualcuno potrebbe scorgerti...» le suggerii facendole un cenno per indicare la base massiccia della quercia.
Non era abbigliata secondo una qualche tendenza in particolare, considerai osservandola. Indossava un paio di jeans stretti e scoloriti e una camicia a quadroni viola e grigi si intravedeva sbucare dal giubbotto avvitato blu notte. Mi sorrise sfilandosi il guanto e oltrepassandomi per poggiare le dita sul tronco, poi si voltò osservandomi come fosse la prima volta.
«Lilian Parker» si presentò tendendomi la mano.
«Adam Connely» risposi stringendola, stranamente senza sentirmi a disagio, per poi voltarmi verso la scuola.
«Cosa ti ha portato da questa parte dell'edificio? La zona sperduta della scuola è per i soggetti solitari o per quelli poco affidabili» domandai, spinto dalla curiosità, mentre lei mi camminava accanto silenziosa. Il modo in cui avanzava, come fosse senza peso, ricordava stranamente una presenza soprannaturale; pareva che da un momento all'altro potesse scomparire e il solo fatto che non avesse avuto timore di me, come accadeva a tutti gli altri, la rendeva altrettanto strana.
«E tu quale dei due soggetti saresti?» mi chiese lanciandomi un'occhiata e facendomi sorridere.
«Per qualcuno potrei essere un raro esemplare che racchiude entrambe le categorie» le risposi sinceramente, stupendomi di quanto mi fosse bastato poco per trovarmi in confidenze con lei. Mi sembrò che la mia risposta l'avesse divertita ma non spaventata.
«Non dovrebbero giudicarti solo perché leggi Dorian Gray» disse strappandomi un sorriso «Credimi, non permetterei mai a nessuno di giudicarmi solo per quello» risposi sorprendendomi a fare il gradasso, anche se effettivamente non erano i miei gusti letterari ad aver influenzato il giudizio dei miei compagni di scuola. Lei sorrise.
«Per quello che mi riguarda, stavo semplicemente perlustrando la tana dei leoni» affermò senza nemmeno guardarmi. Mi venne da ridere. Non avevo mai pensato alla scuola in quell'ottica ma, nell'esaminare la situazione dal mio punto di vista, probabilmente il paragone era azzeccato. Unico punto non ben definito in quella faccenda era che io mi ritenevo il primo tra i carnivori.
«Scommetto che hai già incontrato qualcuno dei predatori. Chi ti ha morso? Sono davvero bravi quando si tratta di accogliere i nuovi arrivati» buttai lì ripensando ai miei primi momenti in quella città e immaginando quale fra i tanti "la scuola mi appartiene e tu sei una nullità" avesse potuto guastarle il primo giorno di scuola. Lei mi osservò sollevando un sopracciglio quasi con aria offesa «Non mi lascio mordere facilmente e non credo quelle oche dal ciuffo laccato che qui definite cheerleader possano definirsi predatrici» sbottò calandosi di più il cappello sulla testa.
Trattenni a stento una risata «Ottima descrizione di Vanessa e delle sue inseparabili iene» commentai sistemandomi meglio la borsa sulla spalla «Sei... » - «Ehi Adam vieni anche tu a ginnastica?». Mi voltai, interrotto come al solito dalla fastidiosa voce di Mathew. Gli feci un cenno sapendo, che se avessi finto di non sentirlo, non mi avrebbe dato pace quindi, tornai a rivolgermi a Lilian. La sua sagoma era già lontana di parecchi metri e, restando immobile, la osservai camminare mentre mi chiedevo chi fosse realmente.
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Oltre il buio dell'anima (ESTRATTO)
FantasyAdam combatte con la sua natura da quando è nato, forse anche da prima. Gli hanno imposto di essere un mostro, ma lui ha rinnegato quella parte di se stesso per tenersi stretto il suo pezzetto di umanità e tuttavia non sa come sopravvivere in un mon...