"Il sistema nervoso umano non può stabilire la differenza tra un'esperienza fatta e un'esperienza immaginata intensamente e nei minimi particolari".
( -Maltz )
Tutto è iniziato una sera, come sempre tornavo dal mio lavoro mal pagato, compivo azioni abituali, ormai era una routine, priva di colpi di scena o di cambiamenti: le stesse persone e gli stessi luoghi.
Quella sera fu diversa, non so nemmeno io in cosa ma sentivo che era diversa.
Sentivo che le persone, non erano più le stesse; sentivo che c'era qualcosa di diverso in loro o che ci fosse una presenza non intenzionata a far del bene.
Non so il motivo, non sono il tipo che si pone questo genere di problemi e preoccupazioni, in fondo è la solita zona di sempre.
La solita zona in cui tutti si conoscono, in cui si è tutti vicini di casa, in cui, ogni sera, come quella sera, ci si scambia un saluto cordiale ed un sorriso.
D'altronde, pur essendo sicuro nella mia zona, pur conoscendo tutti, pur compiendo la solita routine, ho iniziato a pormi mille domande.
Io lo sentivo, lo sentivo veramente.
Sentivo come qualcuno mi seguiva, mi osservava e mi controllava, pur non sapendo chi, col dubbio che tutto ciò potesse esser stato una mia semplice visione.
Dopo anni, in me risiede ancora il dubbio e la paura di impazzire o di esser impazzito, temo che sia veramente un mio problema, ma se così non fosse, incombe un pericolo del quale non si sa nulla e l'unico che avrebbe potuto scoprire qualcosa, ero io.
Ho molto su cui riflettere e molto per farlo.
Continuo a ripetermi il motivo per il quale qualcuno avrebbe potuto avercela avuta con me, chi avrebbe potuto farmi ciò? 
Portarmi alla pazzia, al terrore eterno, alla paura di vivere.
So solo che non lo scoprirò mai, che resterò con un conflitto continuo in me,  il quale non giungerà mai ad una pace.
Resterò eternamente in un bivio, tra normalità e pazzia.
Ora mi trovo qui, a pensare, a come tutto ciò puo' esser accaduto, a come possa esser impazzito così velocemente e senza essermene accorto.
La prima cosa che ricordo è stata una macchina che mi seguiva, prendeva la mia stessa strada; ho pensato che poteva essere solamente una coincidenza, facevo delle prove: mi fermavo e si fermava anche lei, ripartivo e ripartiva anche lei; tuttavia ancora non potevo esserne sicuro, non potevo essere realmente sicuro che stesse succedendo una di quelle cose che si sentono in televisione, proprio a me e proprio qui, nella mia zona.
Ho iniziato a sentirmi così anche in altri posti, facendo caso alla sua presenza, era sempre la solita macchina ed eppure, non si preoccupava nemmeno di non farsi scoprire.
Iniziai ad andar a piedi per compiere gli acquisti e ad usare la macchina il meno possibile, passando per le piste ciclabili lo avrei notato sicuramente.
Ecco che ancora una volta lo sentivo, ma non c'era, lui non c'era.
Già dopo poco ero impazzito, ero io che lo cercavo, senza trovarlo.
Ero un uomo dalle poche amicizie, pensavo prima di tutto al lavoro e poi al divertimento, un uomo con la testa sulle spalle, fin troppo.
Ho iniziato a parlarne, spaventato, con i miei amici; mi ridevano in faccia, mi prendevano per un visionario. Ripetevano testuali parole: "il lavoro ti ha reso pazzo", continuavano a ripeterlo ed a me scoppiava la testa dall'ira e dalla confusione, vivevo con un senso di angoscia pensando a quanto potevo esser diventato stupido e paranoico.
Pensando a come i programmi televisivi di attualità abbiano potuto influenzare la mia mente.
Pensando al fatto che probabilmente ero diventato realmente matto, realmente pazzo, realmente un visionario.
Ho iniziato a pormi problemi, a pormi limiti sul dove andare, ho iniziato ad uscire solo quando era veramente necessario, ritrovandomi ben presto senza un lavoro, senza degli amici e senza una famiglia.
Per le solite persone del quartiere ero diventato una persona pericolosa, instabile mentalmente; ero una persona da evitare, una persona che avrebbe potuto far del male alle proprie famiglie, una persona che vedeva "cose" e sentiva presenze.
Gli uomini più bigotti e sciocchi hanno iniziato addirittura a dire che potevo esser diventato "indemoniato", come dicono loro.
Io sapevo che non era così, io sapevo che era tutto vero.
Ma quelle persone, le solite persone, che mi avevano sempre visto e che mi conoscevano, hanno dubitato di me senza il minimo indugio.
Ho iniziato il racconto della mia storia dalla fine, per raccontare l'inizio, per spiegare la mia situazione, per giustificarmi o forse solamente per sembrare meno pazzo di quel per il quale volevano farmi passare.
Ora mi trovo a casa, probabilmente non esco più da qui da circa tre o quattro anni, non lo ricordo più nemmeno io.
Non parlo con qualcuno da altrettanto tempo, se non con qualche medico che viene a farmi visita ogni tanto, pregandomi di seguirli, non ottenendo alcun risultato positivo.
Non importa chi io sia, ciò che importa è la mia storia.
La storia di un uomo che è impazzito, la storia di una mente, probabilmente debole, che è stata suggestionata dalle dicerie altrui.
La storia di un uomo la cui vita si è frantumata in mille pezzi, la cui vita è svanita nel nulla.
La storia di un uomo che non è stato ascoltato, portandolo allo stato in cui si trova ora.
La mia storia.
Ho iniziato a notarlo subito, ha iniziato a far parte della mia vita e della mia routine.
Ha iniziato un semplice giorno, quando mi seguiva solamente con la macchina, dopo alcune prove ho iniziato a dubitare che potessero essere casi, erano coincidenze davvero troppo strane.
Vedevo che mi seguiva, mi aspettava tutte le sere quando tornavo dal lavoro e mi seguiva fino a casa, vi restava parcheggiato fuori per un po' e poi se ne andava, non si preoccupava di cambiare auto o di non farsi notare, anzi, era come se lo faceva appunto per farsi vedere.
Avevo preso, fin dalla prima volta che l'avevo visto, il numero della targa, per controllare poi su una di quelle applicazioni, che possono dirti ogni informazione sull'auto, solo inserendola; scoprendo che era un'auto noleggiata, non privata.
Ciò aveva iniziato a farmi preoccupare, non che prima non lo ero, ma quello ha proprio fatto scattare in me un senso di paura, quale persona 'normale' segue una persona con un'auto noleggiata?
Mi era capitato di sentire storie del genere solamente ai telegiornali o a quei programmi che parlano delle persone scomparse o semplicemente di attualità.
Il primo giorno, di tre o quattro anni fa, lo ricordo ancora come se fosse stato ieri.
Arrivato a casa, lo vedo ancora lì fuori, mi faccio vedere che lo guardo, pensando che se ne sarebbe andato sapendo di esser stato scoperto; invece no, è restato fermo, in macchina, nella mia direzione, come fosse stata una sfida a chi sarebbe resistito di più.
Ho iniziato a cercare informazioni su comportamenti del genere, trovando molte patologie differenti.
Il problema era proprio quello, erano patologie completamente differenti l'una dall'altra: c'erano i motivi passionali, famigliari, condominiali o lavorativi.
Mi sono soffermato a pensare se qualcuno in particolare poteva avercela con me, per esempio a lavoro, o qualche ragazza rifiutata che non l'aveva presa particolarmente bene.
Senza arrivare ad una risposta.
Tutta la notte sono stato a leggere articoli, testimonianze e consigli.
Ammetto che mi aveva già riempito d'ansia, di angoscia, di paura e di tensione.
Dormire non mi avrebbe fatto star tranquillo, come potevo chiuder gli occhi sapendo che qualcuno sa dove abito e che mi segue con chissà quale intenzione? La risposta era semplice, non potevo, sapevo che avevo bisogno di riposo e che magari tutto sarebbe passato ma in quel momento non pensavo ad altro che al momento in cui lo avrei rivisto.
Nel momento in cui lo avrei rivisto, avrei capito che veramente voleva me, che ciò che ascoltavo in televisione e credevo fosse una realtà lontana dalla mia, in realtà non lo era, non era per niente lontana. Anzi, era vicinissima.
Il mio incubo è iniziato così, vedendolo una volta e restando la notte sveglio.
Già dopo un giorno ero esasperato e terrorizzato.
Ricordo di aver trascorso tutta la notte sveglio e di essermi alzato verso le 4:30 di mattina.
Da lì è iniziato il declino della mia vita, nel momento in cui sono andato in cucina per prepararmi un caffè e trovai un corvo con il collo spezzato sul tavolo e la finestra aperta.
Crollai, mi ritrovai a terra, accucciato e tremante.
La mia privacy era stata violata, la mia incolumità non era più garantita.
È una sensazione terribile non sentirsi più al sicuro nemmeno nella propria casa.
Trovo la forza di alzarmi e prepararmi, la mia vita deve continuare nonostante tutto.
Esco di casa per andare a lavoro, non notando nulla di strano, che siano state solo mie strane idee?
Arrivo a lavoro e ne parlo con un mio amico e collega, anch'egli mi dice che è una situazione particolarmente strana, la giornata passa veloce e finalmente finisco il turno; lavorare qui dentro mi distrugge, non si sta un attimo fermi per poi esser anche pagati poco.
Salgo in macchina per tornare a casa, nulla di strano, invito i miei amici a casa e ceniamo tutti insieme.
Tuttavia, anche non avendo avuto altre prove, decido di parlarne con i miei amici, i quali mi rispondono che potrebbe esser solamente lo stress causato dal lavoro.
Come vorrei fosse così, come vorrei che fosse stata solo una giornata "no", magari è anche così, mi ci convinco.
Passiamo la serata a ridere e scherzare, arrivata tarda notte, tornano a casa e così resto nuovamente da solo.
Stavolta più tranquillo, è stata solo una brutta giornata, mi sono solo condizionato.
Sistemo le cose e mi preparo per andar a dormire, oggi è stata una giornata tranquilla; caratterizzata dal poco lavoro e dalla tranquillità assoluta.
Passo una notte tranquilla, mi sveglio e passo altri due o tre giorni così.
Nel momento in cui sto andando a lavoro, lo rivedo. Di nuovo nella sua macchina, pronto a seguirmi ovunque io vada.
Decido di fermarmi di scatto.
Nel mentre che mi giro, non c'è più nessuno. Eccomi di nuovo in questo stato di dubbio, ero sicuro di aver visto la sua macchina dietro di me ed ora nulla.
Altre giornate passano nel dubbio che sia tutta una mia immaginazione.
Passo la notte a pensare, riuscendomi ad addormentare, anche se per poco.
Come sempre faccio colazione per poi prepararmi ad uscire.
Ho deciso di prendermi una settimana di ferie, sono anche meritate in fondo e credo che mi faranno bene.
Chiamo un po' di amici, colleghi anch'essi o in ferie o non in turno e organizzo una giornata per stare tutti insieme; esco per andare a comprare un po' di cose e dopo non molto torno, sapendo che verrà un amico di un mio amico, in fondo ciò non mi crea problemi, sono sempre aperto alle nuove conoscenze.
Arrivano tutti, chi prima e chi dopo, mi presentano il nuovo arrivato e ci sediamo sul divano di casa mia, pronti come sempre ad uno di quei dibattiti pesantissimi sulla politica o sul lavoro.
Lui mi guarda, mi osserva attentamente mentre pensa che io stia pensando ad altro, mi tiene sott'occhio anche quando mi alzo per andare a prendere qualcosa; mi sembra anche normale dato che non mi ha mai visto, mi sta cercando di conoscer meglio.
Così incuriosito decido di chiedere al mio collega come si sono conosciuti, scoprendo in realtà che si sono incontrati per caso in un parco, in un orario un po' insolito e che entrambi hanno iniziato a parlare e frequentarsi proprio perché credevano fosse una coincidenza troppo strana per esser tale.
Effettivamente hanno ragione, mi sembra fin troppo strano.
La giornata passa velocemente e la mia attenzione è stata completamente catturata da quest'uomo, giovane ma dall'aspetto più adulto, mi ha chiesto molte volte di poter andare al bagno, mettendoci anche molto. Senza farci troppo caso, ero troppo ossessionato da ciò che stavo vivendo che ogni cosa mi appariva sospetta.
Arrivata tarda notte decidono di andarsene, ci salutiamo e tutti si dirigono verso le proprie auto, li guardo andar via dalla soglia della porta pensando un po' alla giornata, notando che anche durante quella giornata non era successo nulla e che probabilmente erano solamente mie immaginazioni.
Sistemo casa e mi sdraio finalmente a letto, pronto per dormire, stanco morto appena tocco con la testa il cuscino crollo in un sonno profondo fino a svegliarmi in piena notte, l'orologio segna le 2:11, qualcosa mi ha svegliato.
Faccio più attenzione, è un rumore vicino la finestra del bagno, riconosco da dove viene il suono.
Non so cosa fare, entro nel panico, fin da piccolo ciò che più mi ha sempre spaventato è stata la paura dei ladri, la violazione di casa mia, del mio luogo sicuro.
Se ne sentono così tante, consigliano sempre di far finta di dormire e che se andrà bene, non ti faranno nulla ma se fosse venuto proprio per me?
Andare in cucina e prendere un coltello è troppo rischioso, dato che dovrei passare proprio davanti il bagno ma decido di farlo. Così arrivo in cucina, senza fare rumore o farmi vedere e poi mi nascondo dietro l'angolo della porta del bagno, nel corridoio, pronto a colpire chiunque esca.
Sento un colpo fortissimo.
Mi sveglio.
Era un sogno? Sto veramente a letto.
L'orologio segna le 2:27 a.m .
Accendo la luce e sempre prestando attenzione vado prima in bagno e poi in cucina, ciò che vedo mi fa venir la pelle d'oca: la finestra del bagno è socchiusa e sul vetro c'è un'impronta come se di una mano sporca di terra e nel corridoio, esattamente dietro l'angolo c'è il coltello, a terra.
Ricordo come è andata, ricordo di essermi svegliato ed esser andato in cucina a prendere il coltello ed essermi nascosto dietro l'angolo, ma, ricordo anche che dopo ciò mi sono risvegliato nel letto.
Era solo un brutto sogno, troppo reale, il coltello potrei avercelo messo un altro momento e poi aver sognato una scena per spiegarmi quel fatto, in fondo non sarebbe nemmeno il sogno più strano che abbia fatto.
Eppure sembrava così reale.
Ho iniziato a frequentare molto il ragazzo presentatomi dal mio collega, in fondo non è per niente male, è un ragazzo brillante ed anche molto acculturato, con lui gli argomenti di cui parlare sono sempre molto elevati e seri.
Ho scoperto che è uno psicologo, così spesso parlo con lui di ciò che mi accade raccontandogli la storia fin dall'inizio, è proprio lui a citarmi una teoria di uno psicologo famoso, la quale sostiene che la mente umana non possa distinguere la realtà da un fatto immaginato sempre e nei minimi dettagli, così mi sembra di ricordare.
Ciò spiegherebbe il motivo per il quale crediamo che alcuni sogni possano esser avvenuti veramente, con ciò, si spiegherebbe anche il mio strano sogno.
Mi trova una risposta a tutto, mi sento meno pazzo, sostiene che sono cose che sente spesso e che è normalissimo.
Ma allo stesso tempo di non sottovalutare troppo questa situazione poiché di storie del genere ce ne sono realmente tutt'oggi.
Dal silenzio inizia a pormi diverse domande, alle quali rispondo con totale sincerità.
Inizio a raccontargli la mia vita, tutto, così che possa aiutarmi di più sapendo ogni cosa di me, lo vedo abbastanza turbato dopo averla sentita, so che non è stata delle migliori.
« Ti sei mai fatto del male dopo tutto ciò che hai vissuto, che ti è accaduto e che ti hanno fatto? » mi chiede improvvisamente, penso che la domanda sia lecita dopo ciò che gli ho appena raccontato.
« Ho cominciato a farmi del male, diciamo nel periodo della terza media, farmi del male mi piaceva, procurarmi per una volta io il dolore mi rendeva felice, pensavo al motivo per il quale dovessero farmi stare male sempre gli altri e mai io. Il sangue mi piaceva, vedere scorrere il sangue fuori dalle mie braccia o dal collo, era qualcosa che mi faceva sentire come mai, peggio di qualsiasi droga. Toccarlo, berlo e giocarci mi divertiva e mi tentava.
Divenne per me un qualcosa che dovevo fare sempre e così finii col farmi scoprire, ero conciato davvero male, la braccia e le gambe erano un reticolo di tagli: dai più profondi ai più superficiali, anche il collo lo era, a volte volevo provare ciò che provava chi si tagliava la giugulare, quell'immenso dolore che si prova tagliando una vena diretta al cuore. Quando mi scoprirono, invece di aiutarmi, hanno fatto peggio, mi hanno picchiato entrambi; sia mia madre che mio padre.
Così la voglia non fece che aumentare, ma stavolta non solo su di me, ogni notte sognavo di fare le cose che mi facevo io ad altri, sognavo la morte, la mia e quella altrui.
Per motivi che preferirei non specificare me ne sono andato di casa, non avendo più nessun tipo di rapporto con loro, non li sento da tanto tempo ormai.
Il mio comportamento è cambiato da allora, ho trovato un lavoro e degli amici.
Anche se devo ammettere che tutt'ora ho, a volte, da una parte degli scatti di ira e rabbia che nemmeno io so spiegarmi, ma, dall'altra dei momenti di paura e paranoie. »
Noto il suo sguardo gelarsi e diventar più serio, non sono riuscito a tenermi questo dentro, l'ho tirato fuori tutto d'un fiato, senza pensare nemmeno a ciò che dicevo, so solo che parlarne, dopo tutto questo tempo, mi ha riaffiorato nella mente ricordi che avrei preferito dimenticare del tutto ma mi ha anche fatto stare meglio.
D'altronde mmaginavo una reazione del genere.
« Tu sei sicuro di ciò che ti è accaduto in questi giorni vero? » Guardandomi fisso in volto trova la forza di pormi una domanda, dopo attimi di esitazione.
« Si, ero sicuro che tutto fosse vero ma tutte le volte non avevo nessun genere di traccia » Perché proprio ora mi chiede di spiegargli ciò che mi succede in questi giorni non lo so proprio, non riesco a capire cosa gli passi per la testa.
« Sappi che è tutto vero, non è nella tua testa, è ciò che vuole farti credere. Siamo davanti ad un bivio, quello che ti accade o è per mano di una persona affetta da sindrome da manipolazione relazionale o...» esita per qualche istante, come se avesse paura di parlare, mi guarda solo, terrorizzato, come se avesse davanti un fantasma, senza aprir bocca.

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