Owainn e lo Iàn - Capitolo 3

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La quiete era assoluta, si udivano solo il cinguettio degli uccellini e lo sciabordio di piccole onde sullo scafo della barca del nonno. Il sole risplendeva alto e l'atmosfera sembrava sospesa nel tempo e nello spazio, in un luogo non luogo. Era la pace interiore che provava a dargli queste sensazioni o era quel luogo, quel lago, ad avere un'energia particolare, quasi tangibile?

Le colline che circondavano il lago erano ricoperte di un verde brillante, il verde delle foglioline nuove che nascevano sugli alberi in primavera, tutto si stava risvegliando attorno a lui.

«Eccolo!Eccolo il nostro pranzo!» urlò all'improvviso il nonno quando un pesce abboccò all'amo riportando Owainn coi piedi per terra,comunque felice per la buona notizia.

Quella mattina suo nonno aveva avuto la brillante idea di portarlo a pescare sul lago. Era passato molto tempo dall'ultima volta che era andato in barca, da quando era mancato suo padre le visite al si erano fatte sempre più rare.

La trota pescata era sufficiente per sfamare entrambi quindi, pieni di gioia e anche un po' affamati, i due tornarono al piccolo molo davanti alla casa del nonno, attraccarono e subito si misero ad accendere il fuoco per cuocere il loro pranzo.

L'idea di mangiare del pesce fresco appena pescato gli faceva venire l'acquolina in bocca. Al suo paese capitava di rado di mangiare pesce e per lo più si trattava di pesce secco acquistato da mercanti di passaggio.

Erano passati ormai quattro giorni da quando era arrivato dal nonno e la vita scorreva serena. Non si era nemmeno arrabbiato per la fuga da casa di suo nipote ma due giorni dopo il suo arrivo era passato da Dobuni Aquae un mercante di sua conoscenza a cui diede un messaggio da portare alla madre di Owainn per non lasciarla in ansia a lungo.

Mentre mangiavano quella squisita trota sul tavolo di quercia posto difronte alla casa, Owainn guardava il lago e notò di nuovo quella costruzione sulla cima della collina sull'altra sponda del lago e chiese informazioni al nonno.

«Complimenti per la vista da falco mio giovane nipote, pochi notano quella costruzione, come se fosse avvolta da un incantesimo, quello è una specie di monastero, è un luogo dove vivono alcune persone sagge che conducono una vita in riservatezza per scelta o per obbligo.»

Sul viso del nonno apparve un sorriso sornione, il sorriso che di solito preludeva ad uno dei suoi racconti sulle antiche tradizioni con le sue leggende e i suoi eroi.

Owainn era entusiasta e il nonno, senza farsi scappare l'occasione, iniziò a raccontare quello che sapeva di quel posto.

«Sulla cima di quella collina vive un gruppo di persone che praticano gli antichi riti, ti parlo di druidi, bardi e sacerdotesse, un numero limitato di persone in realtà, una piccola comunità autonoma.Vivono lì perché è un posto sicuro e il loro eremo è costruito su terra sacra. Si sono rifugiati tutti o quasi in posti come quello per sfuggire alle persecuzioni dei Sassoni che portarono nelle nostre terre i loro dei. E ora sono arrivati anche i Cristiani a calpestare la nostra cultura. Un tempo erano molto considerati nella nostra società, erano consiglieri di re e imperatori, venivano interpellati prima di grandi battaglie o di alleanze, anche prima di un matrimonio che in realtà il più delle volte era frutto di interessi politici.A volte le stesse sacerdotesse venivano date in moglie a nobili suggellando così un accordo di reciproco aiuto e protezione.»

Owainn pendeva dalle labbra del nonno e lo inondava di domande non appena si fermava a prendere fiato.

«Mi chiedi cosa fanno queste persone? Sono persone votate agli antichi dei, persone che hanno la saggezza di capire il mondo di noi mortali ma anche quello degli immortali, sono in perenne contatto con Wodan e la Grande Madre, che rappresentano i due poli opposti, uomo e donna,giorno e notte, terra e cielo. Sono persone che si tramandano conoscenze mediche e magiche da druido ad apprendista e da sacerdotessa a novizia, sono persone che hanno un'anima antica e forte. Mio padre come ben sai era un druido ma non fece una bella fine purtroppo e perciò io non fui incoraggiato a seguire la sua strada.»

Owainnera tentato di raccontare al nonno del suo incontro con Elzegar ma aveva promesso di non farlo, voleva comunque delle risposte e allora cercò di carpire informazioni evitando di fare riferimento al suo incontro.

Chiese quindi informazioni inerenti l'Altromondo.

«Il Mondo degli immortali o Regno degli Antenati è un mondo parallelo al nostro, un luogo dove vivono le anime alte, gli spiriti puri che reggono il nostro mondo in nome degli dei. Noi stessi una volta raggiunto il nostro scopo terreno ci reincarneremo in quel mondo. Nel frattempo quando moriamo rinasciamo sulla terra per terminare il nostro compito e quindi progredire nella nostra purificazione avvicinandoci sempre più al divino.»

Ovviamente il nonno ammise che quello che sapeva di quel mondo era quello che gli era stato tramandato, nulla di più. Alla domanda del nipote su suoi incontri con creature provenienti dall'altra parte, rispose che non ne ebbe mai ma che un giorno l'avrebbe visto di persona.

«Pochi hanno il privilegio di incontrare gli eterei, si fanno chiamare così le creature dell'Altromondo. I più elevati si manifestano solo in caso di necessità a grandi sacerdotesse o druidi molto potenti e dalla grande saggezza. Altre creature possono apparire a gente comune ma sempre per un motivo importante e manifestandosi di solito sotto forma di animale. Incontri casuali sono impossibili, gli eterei sono molto attenti a non farsi scorgere da noi umani.»

Owainn sogghignava tra sé e sé ascoltando quelle parole e fermandosi a riflettere su quanto diceva sempre suo nonno sulle casualità: non esistono.

Era galvanizzato dal racconto del nonno. Quell'argomento lo aveva sempre affascinato e sempre più l'incontro con Elzegar gli sembrava non essere avvenuto per caso, forse non voluto ma non casuale. Aveva la strana sensazione di essere una sorta di predestinato, come se le fila del suo destino si stessero dipanando davanti ai suoi occhi,come se stesse seguendo delle indicazioni che lo avviavano verso il suo cammino. E lui voleva iniziare quel cammino.

«Nonno, voglio andare in quel posto!»

Quando il nonno gli disse che arrivarci sarebbe stato molto difficoltoso, il ragazzo non si fece scoraggiare, nemmeno quando ammise di essere troppo vecchio e che non sarebbe stato in grado di accompagnarlo fin là. Ogni tentativo di farlo desistere sembrava inutile, ci sarebbe andato comunque e nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.

Il nonno era consapevole che se suo nipote fosse riuscito ad arrivare fin lassù probabilmente non sarebbe più tornato indietro.

Era certo che si sarebbe fatto affascinare da quel mondo e se il Mastro druido l'avesse giudicato un buon apprendista avrebbe intrapreso un percorso che sarebbe durato anni. Avrebbe appreso diverse discipline come la medicina e le arti magiche, la veggenza e l'astronomia,l'erboristeria e altro ancora. Ma se questo era il destino di suo nipote ne era felice.

Ne parlarono per tutto il pomeriggio e il nonno gli raccontò tutte le leggende che conosceva su quel posto e le persone che lo abitavano.

Owainn era esaltato all'idea di poter raggiungere il luogo che aveva attirato la sua attenzione, si sentiva come chiamato ma aveva anch'egli la sensazione che fosse una chiamata senza ritorno. Non capiva esattamente la sensazione che provava nel cuore, come se quel viaggio non fosse solo l'avventura di un ragazzino ma un taglio netto col passato e una nuova strada per il futuro.

La sensazione che provava era positiva, gioiosa ma contemporaneamente gli provocava ansia, una sensazione strana e ambigua che lo disorientava.

La testa gli diceva di stare attento, non sapeva cosa avrebbe trovato in quel luogo, forse quelle persone non erano poi così brave e avrebbe potuto correre dei pericoli. E poi col nonno stava proprio bene.

Mail cuore gli scoppiava dalla gioia solo all'idea di incontrare un druido, di visitare un posto magico e soprattutto di seguire quello che intimamente sentiva essere il suo destino.

Il nonno si accorse delle titubanze del nipote e sarebbe stato pronto a sostenerlo in ogni sua decisione. Gli suggerì di andare a riposare perché avrebbe fatto scelte migliori dopo aver dormito profondamente.


E così fece, bevve una tisana fatta dal nonno con erbe provenienti dai boschi intorno al lago e poi andò a coricarsi sapendo che l'indomani mattina avrebbe avuto chiaro il suo destino. Seguire la testa o il cuore? La ragione o l'istinto?

Owainn e lo IànDove le storie prendono vita. Scoprilo ora