Il piccolo Gioele era triste perché non aveva amici con cui giocare. "Uff", diceva e si lamentava, "ho i giocattoli ma non so con chi giocare".
Gioele andava all'asilo e si divertiva con i suoi compagni ma poi tornava a casa e sentiva la mancanza di un amico: i compagni dell'asilo andavano bene ma Gioele voleva un amico che stesse sempre con lui.
Gioele abitava in una casa con un terrazzo e un piccolo giardino. Non lontana c'era anche la collina ma lì non poteva andare perché era pericolosa, come la strada dove passano le automobili.
Papà Nic qualche volta aveva portato Gioele in collina e insieme si divertivano tanto. Con Papà Nic scoprivano i fiori, le foglie, gli alberi, i sassi strani... facevano anche i picnic, con il succo di frutta e dei biscotti. Papà Nic era un grande amico di Gioele ma anche lui non c'era sempre per giocare.
Durante un picnic, Gioele si era arrabbiato perché papà Nic gli aveva rubato i biscotti (papà Nic era goloso). "Ma io non ho preso niente, Gioele", aveva detto, ma Gioele era arrabbiato lo stesso perché non aveva i suoi biscotti e li voleva mangiare. "Li hai presi tu, li hai mangiati!", aveva detto Gioele. "Sei sicuro che non siano caduti in terra o magari li ha rubati un uccellino...", aveva risposto. Ma Gioele aveva già messo il broncio: "No no, non ci sono in terra e non ci sono uccellini!", aveva risposto, incrociando le braccia.
Allora Papà Nic aveva detto una cosa strana: "Li avrà presi una fata...". "Cosa è una fata?", aveva chiesto Gioele. "Assomiglia a una bimba più o meno grande come te, è vestita di bianco, abita nei boschi ed è difficile da vedere... ma è sicuramente golosa di biscotti!".
"Non mi piacciono le fate!", aveva risposto Gioele, ma presto avrebbe cambiato idea.
La fata bianca
Gioele era rimasto arrabbiato per tutta la notte e anche il giorno dopo, all'asilo, aveva preso i biscotti di Sebastiano che gli aveva chiesto: "Gioele! Dove sono i miei biscotti?" e Gioele gli aveva risposto: "Li ha presi la fata bianca".
E per tutto il giorno, la fata bianca aveva fatto tantissimi dispetti: aveva nascosto cappellini, rubato biscotti, rovesciato bicchieri, morsicato frutti e tante altre cose... la fata bianca era diventata la fata dei dispetti.
La sera, tornato a casa, Gioele stava sul terrazzo a giocare da solo con il trenino, quando a un tratto aveva sentito una voce: "Io non rubo biscotti!", aveva detto quella voce.
Gioele si era voltato ma non aveva visto nessuno. "Io non faccio dispetti, sono arrabbiata con te!". Oh, la voce era arrabbiata, ma Gioele non vedeva nessuno. "Non ti vedo ma non essere arrabbiata, vuoi giocare con me?", aveva detto Gioele.
Questa scena si era ripetuta per altri due giorni e finalmente Gioele si era voltato e l'aveva vista. La fata bianca fissava Gioele con uno sguardo arrabbiato, teneva la braccia rigide lungo i fianchi e sembrava quasi che volesse piangere.
Gioele era un bimbo gentile e sapeva quando doveva chiedere scusa: "Scusami fata bianca, da adesso faccio il bravo". E Gioele si era avvicinato e le aveva dato un bacino.
La fata bianca adesso non era più arrabbiata. "Sto giocando con il trenino, vuoi giocare con me?", aveva detto Gioele. Così per un po' di tempo la fata bianca e Gioele avevano giocato assieme e quando si era fatto tardi, e Gioele doveva cenare, le aveva chiesto: "Vieni domani a giocare con me?". Ma la fata bianca era già andata via.
La collina
Il giorno dopo all'asilo, Gioele aveva ancora raccontato di aver giocato con la fata bianca. Molti bambini non gli credevano ma due invece erano più curiosi, Sebastiano e Gloria, volevano sapere tutto della fata bianca. "E' una bimba, è brava e ha un vestito bianco", aveva risposto Gioele.
Nel fine settimana, papà Nic veniva a prendere Gioele per portarlo dai nonni ma quella volta il bimbo voleva fare un'altra cosa: "Mi porti sulla collina papà?". "Va bene, prima andiamo sulla collina e poi andiamo dai nonni".
Gioele era contento, voleva vedere la fata bianca, infatti aveva portato anche tanti biscotti. Sulla collina, Gioele continuava a chiedere della fata bianca: "Tu la vedi papà?". "No Gioele, non è facile vederla, tu l'hai vista?". "Abbiamo giocato con il trenino", aveva risposto Gioele, "ma poi è andata via".
Gioele passeggiava con suo papà e ogni tanto posava per terra un biscotto. Papà Nic gli diceva di non farlo ma Gioele rispondeva: "E' per la fata bianca!".
Ormai era tardi e Gioele era triste perché non aveva visto la fata bianca ma proprio prima di andare via, aveva sentito una voce: "Grazie per i biscotti!". Gioele si era girato ma non aveva visto nessuno.
All'asilo
Il giorno dopo, all'asilo Gioele era triste perché non aveva visto la fata. Era più dispettoso del solito, aveva anche morso Sebastiano sul braccio, anche se lei lo aveva solo spinto.
La mamma e papà gli avevano detto molte volte che non si morde e che non deve tirare calci, soprattutto all'asilo. Le maestre lo sgridavano spesso e lo allontanavano dai giochi per farlo riflettere su quello che aveva combinato.
Adesso Gioele stava proprio riflettendo con la merenda in mano e così aveva avuto un'idea: "Faccio il bravo così la fata bianca viene a giocare con me".
Così, nel pomeriggio, Gioele non aveva più tirato calci e fatto dispetti, era diventato bravo e giocava tranquillo con i suoi compagni.
Anche le maestre avevano detto alla mamma che si era comportato bene e lei gli aveva dato un grosso bacio, perché era contenta.
Mamma Ale era bellissima e gli piaceva tanto quando gli dava i baci anche se si vergognava un po'.
A casa di Gioele
Appena arrivato a casa, Gioele era andato sul terrazzo e la fata bianca era lì ad aspettarlo. "Vuoi giocare con me?", gli aveva chiesto e Gioele era contento di giocare con lei.
La fata bianca gli aveva anche detto che era amica di Gioele perché era bravo, a lei non piacevano i morsi e nemmeno i calci!
Il giorno dopo, Gioele aveva detto alla mamma che anche Gloria e Sebastiano volevano giocare con la fata bianca e così, accompagnati dai genitori, erano venuti a giocare a casa di Gioele.
Anche la fata bianca era contenta di giocare con loro, perché anche loro erano bravi come Gioele, non urlavano, non spingevano, non pizzicavano e tutti si divertivano.
Anche i genitori di Sebastiano e Gloria erano contenti e facevano tanti complimenti a tutti i bambini.
Però nessuno poteva vedere la fata bianca che giocava con loro, così Gioele, Sebastiano e Gloria avevano deciso che era una amica segreta.
A volte la fata bianca giocava con loro, altre volte giocavano da soli loro tre, a casa di Gioele e anche a casa di Sebastiano e anche di Gloria.
Grazie alla fata bianca, ora Gioele aveva degli amici con cui giocare sempre e tutti erano contenti perché Gioele era diventato molto bravo.
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Gioele e la Fata Bianca - Le favole di Gioele
RandomUno degli aspetti più belli di raccontare storie a mio figlio è la certezza che quando sarà grande, ricorderà che c'ero, ero lì per leggere con lui. Questo semplice fatto aiuta a instaurare un rapporto intimo, giocoso e insostituibile, sia quando so...