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Ed eccomi ad un altro noiosissimo primo giorno di scuola.
Primo giorno di quinta liceo, d'altronde.
Tra circa nove mesi dovrò affrontare la maturità, ma cerco di non pensarci.
Ora sono qui, seduta su una panchina mentre aspetto l'autobus per il liceo, mentre mi godo l'aria fresca e marina di fine estate del primo mattino.
L'ho sempre trovato rilassante.
Addirittura, se ascolto bene e mi isolo da tutto, in lontananza si sentono anche le onde del mare, ed è una sensazione stupenda.
Mi trasmette sempre un sacco di calma prima di 5 o 6 ore da panico chiusa melle mura della mia scuola.
Io frequento il liceo classico.
L'ho scelto perché in questi anni mi sono innamorata della letteratura e della cultura italiana e non.
E questo non è tipico tra persone come me.
Mi spiego, io vengo dai paesi dell'est, dove chiunque pensa che le donne vengano in Italia solo per rubare i mariti alle italiane, per fare da badanti o per rubare il lavoro.
Addirittura nella mia ancora corta vita ho incontrato gente che mi dava della rom non sapendo che con loro non c'entro nulla.
Era questa, difatti, la mia paura più grande: essere trascurata da tutti i miei compagni di classe perché non sono puramente italiana come loro.
Sono russo-polacca e mi sono trasferita a 3 anni qui in Romagna con la mia famiglia perché mio padre aveva trovato lavoro qui.
Fortunatamente ho trovato delle persone splendide che mi hanno sempre accettata così.
Ho sempre fatto amicizia soprattutto con i ragazzi, tra l'altro tutti andavano sempre in moto o ne parlavano.
Crescendo, ho capito.
Erano i campioni di oggi, quelli che ora stanno crescendo sempre di più.
Ho fatto amicizia soprattutto con Andrea Migno, poi anche con Niccolò Antonelli e Nicolò Bulega.
Sono delle persone specialissime per me.
Mi hanno sempre aiutata, addirittura quasi di più rispetto alle mie amiche.
Loro sì che sono delle vere e belle persone.

Tra poco dovrebbe arrivare l'autobus.
Intanto è arrivato anche lui e si è seduto quasi accanto a me.
Sì, Enea Bastianini.
Quello più figo, quello che vorrei davvero conoscere.
Nonostante abbiamo delle conoscenze in comune, non ho mai avuto il coraggio di presentarmi.
Forse perché a ogni volta che sorride mi sciolgo?
Non so.
So solo che è il ragazzo più figo della scuola accanto alla mia, l'istituto professionale.
E sì, in fermata e in autobus siamo sempre insieme eppure non gli ho mai parlato.
Ci devo riuscire un giorno, o almeno chiedere qualcosa o a Mig, o Nelli o Bulega.

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"Ehi Stazja, tutto bene?", mi dice Mig mettendomi una mano sulla spalla.
L'ho incrociato nei corridoi della scuola, dato che frequentiamo solo indirizzi differenti ma siamo dello stesso liceo.
Mig mi chiama sempre Stazja.
D'altronde lo pronuncia anche male e rido ogni volta.
"Abbastanza bene, tu Mig?", rispondo rattristendomi un pochino.
"Dai che hai? Al Mig puoi dire tutto", mi porta a sè.
Il problema? Sono più alta di lui di circa 10 cm.
"Dai tranquillo non ho nulla", rispondo cingendomi al petto i libri per la lezione successiva.
"Mh, vabbè la se ti vedo ancora così devi spiegarmi tutto!", mentre lo dice suona la campanella.
Andrea mi saluta e va verso la sua classe.
Io vado verso la mia sorridendo e scuotendo la testa.
Nei corridoi vengo fermata dal solito bulletto di turno.
"Ehi, perché non torni al tuo paese? Oppure potremmo fare qualcosa io e te, penso tu sia brava, sai cosa intendo..", mi provoca quel ragazzo che è stato bocciato tre volte.
Ogni tanto mi offende, anche pesantemente, e non ce la faccio più ogni volta.
Mi limito a stringere i denti per trattenere le lacrime e a mandarlo a fanculo, per poi scappare in bagno.
Lì piango e nel frattempo il trucco cola.
Sembro uno zombie/pagliaccio ora.
Non ce la faccio più di queste offese, ho bisogno di staccare, voglio andarmene.
Prendo un respiro profondo, mi faccio coraggio (per quanto poco io ne abbia), mi sistemo il trucco e, verso metà dell'ora, vado verso la mia classe.
Ovviamente mi accoglie la sgridata da parte della mia professoressa di storia, ma lei e la sua materia sono le ultime cose a cui voglio pensare in questo momento.
Senza dire nulla, mi accomodo al mio banco accanto alla mia migliore amica che subito inizia a farmi domande sulla mia assenza.
"Quel bastardo che è stato bocciato più volte.. mi ha insultato pensantemente, anche troppo, e non è la prima volta. Io ti giuro che non ce la faccio più", le sussurro mentre scarabocchio qualcosa sul mio quaderno.
Sofia, la mia migliore amica, mi guarda rattristita mentre mi accarezza il braccio.
"Ana ma guardati, sei uno splendore, tutti ti vanno dietro, non pensare di mollare tutto solo per una testa di cazzo. Dai Anastazja, hai 18 anni, lui solo qualche più di te, sei maggiorenne, non ti abbattere solo perché uno della tua stessa fascia d'età ti critica", mi dice Sofia.
"Ehm, le signorine là in fondo, Sofia e Anastazja.. se volete dialogare esistono i bar o gli altri luoghi, non la lezione di storia. Vi ringrazio", ci interrompe quell'odiosa della nostra professoressa.
"Grazie, ti voglio bene", sussurro infine a Sofia.
"Anche io", mi risponde lei.

Il ragazzo della scuola accanto || Enea BastianiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora