Prologo

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L'oscurità della notte prevaleva su ogni cosa quella sera, persino sulla luce brillante della luna e di quelle poche stelle che si riuscivano a vedere di solito.
Le strade della piccola cittadina di Shaw sarebbero state deserte se non fosse stato per l'andirivieni di qualche automobile solitaria che, di tanto in tanto, passava lungo quelle vie sconosciute alla maggior parte del resto del mondo.

In caso ve lo steste chiedendo, si, Shaw era esattamente una di quelle piccole cittadine immerse nel nulla più totale; per farvi un'idea, vi basti pensare che la città più vicina era Los Angeles e distava circa 200 km da lì.

Se non fosse stato per quella malmessa "autostrada" che ci permetteva di avere contatti con l'esterno saremmo stati totalmente isolati ed in balìa della natura.
Conosco gente, oggi, che sarebbe stata disposta a pagare anche profumatamente per vivere in un posto del genere. Io, invece, semplicemente non vedevo l'ora di avere la possibilità di lasciare quel luogo che era stato capace di portarmi nient'altro che dolore.

I miei genitori morirono durante un'escursione nel bosco, divorati da bestie affamate, o almeno così mi disse la polizia quando, quattro anni prima, venne a trovarmi a casa per comunicarmelo. Non ricordo quasi nulla di loro adesso, vorrei che non fosse così ma spesso poi mi convinco che in fondo sia meglio: pochi momenti da ricordare, poca sofferenza.

Al loro funerale fu l'ultima volta che permisi a me stesso di piangere, di essere debole. Ero diventato, in un certo senso, insensibile a quasi ogni cosa. Nulla più riusciva a toccarmi davvero nel profondo.

Nel tempo in cui è ambientata la storia che sto per raccontarvi, mi chiamavano Sam, avevo solamente 19 anni e avevo da poco scoperto che sarei stato costretto a portare un altro bel fardello sulle spalle: l'omosessualità.

Evidentemente l'essere diventato una persona alquanto intrattabile non era stato sufficiente...

Dovete sapere che, lì a Shaw, l'omosessualità era vista come una maledizione lanciata dal demonio in persona e che, di conseguenza, non appena i miei pseudo genitori adottivi lo vennero a sapere fui cacciato di casa senza tante cerimonie. Credo mi avessero anche insultato ad un certo punto ma, sinceramente, non mi ero nemmeno preso la briga di starli a sentire. Non mi interessava affatto ciò che pensavano!

Quando accadde mi ritrovai costretto a chiedere ospitalità all'unico amico decente che possedevo: Viktor.

Inizialmente i suoi genitori furono un bel pò restii ma poi devo dire che si rivelarono essere due brave persone, non appena si convinsero ad accogliermi in casa loro intendo; avevano iniziato ad aiutarmi sempre e a supportarmi nel momento del bisogno, era stato grazie a loro poi se ero riuscito a trovare un lavoro come barista, dato che il proprietario del bar a cui avevo fatto domanda era anche lo zio di Viktor, ed ero andato a vivere in un appartamento tutto mio.

Eccovi spiegato, dunque, il motivo del mio profondo odio verso quel misero posto che in molti consideravano "casa": Shaw non era mai stata veramente casa mia e non lo sarebbe stata nemmeno in futuro, di quello ero sicuro.

Ora non fraintendetemi, ero grato a Viktor e alla sua famiglia per tutto ciò che avevano fatto e continuavano a fare per me ma avevo sentito insistente il bisogno di avere un posto solo mio...possibilmente molto lontano da lì.
Viktor era stato sin da subito come un fratello per me, era speciale, diverso dagli altri ma non in modo negativo: lui era quello che mi spronava ad andare avanti nel combattere le mie battaglie e mi incoraggiava a mandare a quel paese chiunque si metteva in mezzo tra me e ciò che mi ero prefisso di realizzare, non che ne avessi avuto bisogno, visto che lo facevo già di mio, ma era bello sapere che ci fosse qualcuno che mi apprezzava per quello che ero e che credeva nelle mie capacità.

Comunque, ritornando a noi...

Quella sera stavo giusto camminando lungo il marciapiede per raggiungere il luogo in cui io e Viktor eravamo soliti incontrarci quando uscivamo, una piccola piazzetta con quasi tutte le panchine scassate, ma alla fine della strada fui accecato da una luminosissima insegna al neon. Non appena la mia vista divenne nuovamente chiara, la prima cosa che mi saltò all'occhio fu un'elegante scrittura corsiva che recitava:"Edom".

Nome strano per un locale...





Questa è una storia che mi sta appassionando molto scrivere e mi sta davvero a cuore, spero vi piaccia ☺️
Dico già da subito che gli aggiornamenti saranno lenti quindi spero che chi decida di seguirla abbia pazienza e poi ci tengo a ringraziare BabyHyunie_ , senza la quale questa storia molto probabilmente non avrebbe avuto inizio 💕

Black Angel - Anthem of darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora