Titanic

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"Nonno nonno, cos'è questa?" I due piccoli bambini avevano in mano un foglio stropicciato che, Federico, non riconobbe subito. Lasciò la caffettiera sul gas e si avvicinò di più, mentre i bimbi osservano maggiormente la fotografia. "É nudo!" Esclamò uno dei due scoppiano a ridere, seguito poi dal fratello.
Federico prese il foglio dalle mani dei bambini e quando lo vide il cuore gli iniziò a battere forte. Mentre osservava quel ritratto, il suo ritratto, i ricordi gli tornavano alla mente come uragani pronti a travolgerlo.
"Cazzo" sussurró.

"Federico, stai attento. Chiamami appena trovi un telefono libero, va bene?" Gli raccomandò la madre. "Si mamma, va bene"
Il diciannovenne si incamminó sul ponte che divideva la terra dalla nave, e appena varcata la soglia di quella piccola porticina, si sentí più euforico che mai. Stava per iniziare una grandiosa avventura per lui, che, era diretto dall'altra parte del mondo: Nord America.
"102...103...104 oh eccola!" Federico non era ricco anzi, ma era riuscito a permettersi un viaggio con il suo lavoro. La camera, ovviamente, doveva condividerla, e non era del tutto felice di questo, ma si sarebbe dovuto abituare per le prossime due settimane.

Entró nella stanza che, a prima vita, sembrava una stanza di una prigione. "Cavolo, sono della terza classe non un topo" pensó il ragazzo mettendo le sue valige sull'unico letto libero. Diede una veloce occhiata ai tre uomini seduti sui loro rispettivi letti poi, uscì di diretto sul ponte.

Passo dopo passo arrivó a destinazione e si appoggiò alla ringhiera in ferro, respirando l'aria del mare a pieni polmoni.
Rimase per alcuni minuti poi, decise di tornare dentro.

Purtroppo, assorto nei suoi pensieri, non si accorse delle persone davanti a lui e si scontró così con una di queste, finendo a terra. "Stai attento, ragazzino" sputó fuori una voce dura. Il piccolo alzó gli occhi e gli incastró con quelli oceano del ragazzo che gli stava davanti. Egli li porse la mano, aiutandolo ad alzarsi. Federico stava per presentarsi e ringraziarlo, ma una voce lo fermó. "Non puoi parlarci" disse un uomo che era il doppio di lui, probabilmente la sua guardia del corpo.
Abbassó la testa sussurrando un 'mi scusi' e velocemente si rifugió dentro la nave.
Stette per ore ad ammirare quella bellissima nave, tutta luccicante che avrebbe realizzato il suo sogno.

Passarono sei giorni da quell'incontro, e il piccolo Federico ci pensava continuamente. Pensava a quel ragazzo, ai suoi occhi.
Era steso su una panchina, sul piccolo ponte, l'orologio segnava le tre di notte e nella sua mente c'erano solo quei due zaffiri blu.

"Ei" una voce alle sue spalle lo richiamó e il piccolo, appena lo vide, arrossí. "Ciao" sussurró mettendosi a sedere in modo da farli spazio. Il ragazzo si avvicinò, capendo, e si mise accanto a lui. Passarono vari muniti in totale silenzio, poi "Io sono Benjamin. Mi dispiace per oggi, le mie guardie del corpo non vogliono che parli con nessuno" sorrise leggermente presentandosi. "Federico" allungó la mano. "Quanti anni hai?" "Mh.. diciannovenne, tu?" Il moro lo guardò. "Ventuno". "Come mai non vogliono che parli con nessuno?" Chiese. "Perché sono sotto la loro responsabilità, mio padre non poteva venire e quindi mi ha affidato a loro."
Federico annuii lentamente, poi si riscosse. "Devo tornare nella mia camere" sbuffó. "É cosí orribile?" Rise il più grande. Federico scosse la testa, "sembra una fogna per topi" disse alzandosi. "Bhe allora buonanotte Benjamin" "Buonanotte" sorrise lui mentre Federico si avviava verso la sua camera.

"Oh no dai!" Sbuffó il piccolo. "Disadatto!" Rise Benjamin. Federico lo guardò male mentre cercava di pulirsi il cavallo dei pantaloni dal caffè caduto. "Dai ti aiuto" sorrise il più grande. Prese un piccolo fazzoletto iniziando a strofinare sulla parte macchiata ma si rese conto troppo di essere vicino alla zona proibita del piccolo. Federico arrossí tremendamente tanto e Benjamin sorrise, facendo finta di nulla, e finendo di pulirlo. "Ecco fatto" esclamò. "Grazie" sussurró Federico. "Mh...fra quattro giorni finiamo il viaggio" disse leggermente malinconico. "Già" lo assecondó Benjamin, poi scosse la testa. "Ti volevo proporre una cosa" esordí. "Visto che la tua camera é, come la definisci tu, una catapecchia, puoi venire da me a dormire. Se ti va" Federico sentí qualcosa dentro fare una capriola. Non sapeva bene che cosa ci fosse fra loro, ma di sicuro non una semplice amicizia. E si, erano entrambi gay.
"Io..se non disturbo...Hai un altro letto?" Gli chiese. "Oh no, dormirai con me" Federico diventó bordó al solo pensiero.
"Dai vieni a prendere un d'aria che sennó soffochi" rise Benjamin prendendolo per mano arrivando fino alla punta della nave, sotto gli occhi curiosi di tutti i passeggeri.
"Guarda quanto é bello" disse Federico appoggiandosi alla ringhiera, ammirando il tramonto davanti a lui. "Eh già, ma tu sei decisamente più bello" disse Benjamin circondandogli la vita e abbracciandolo stretto da dietro. "Ben.." "shhh, dammi la mano. Adesso chiudi gli occhi, forza. Adesso vieni . Ora aggrappati alla ringhiera. Tieni gli occhi chiusi. Non sbirciare." Rise. "Non sbircio" rispose Federico. "Adesso sali sulla ringhiera. Reggiti. Tieni gli occhi chiusi. Ti fidi di me?" "Mi fido di te". Benjamin sorrise. "Allora apri gli occhi"
Federico spalancó la bocca scioccato. "Sto volando, Benjamin." Disse Federico entusiasta. Il maggiore gli si avvicinò l'orecchio e "Tu Josephine sulla macchina vieni con me... più su...vola via con me"
Federico si voltó lentamente verso di lui. Le loro bocche erano a pochi millimetri di distanza, e dopo pochi secondi, Benjamin coinvolse le labbra di entrambi in un bacio dolce, leggero e passionale. Le loro lingue danzavano assaporandosi a vicenda.

"Questa é la mia stanza" disse il maggiore aprendo la suite. "Oh, é davvero bella" Benjamin sorrise. "Aspetta qua" Federico si guardò attorno e il suo sguardo andò a finire sul tavolo dove vi era un piccolo album da disegno. Curioso, Federico lo aprì e quelli che sfogliò erano ritratti bellissimi.
"Ti piacciono?" Benjamin lo affiancó e Federico annuii. "Vuoi che faccia un ritratto anche a te?"

"Federico io sono pronto, t..oh" Benjamin deglutí alla vista di Federico solo in vestaglia. "Vuoi che ti faccia il ritratto in vestaglia?" Chiese Benjamin per sicurezza. Federico lo guardò, serio come non mai. "In realtà.." non finì la frase che fece scivolare via la vestaglia dal suo corpo, rimanendo completamente nudo. Il suo viso iniziò a colorarsi di un rosso acceso,ma questo non lo fermó. Avanzó verso il divano e si giró poi in direzione di Benjamin. "Come mi devo mettere?" Gli chiese. "Uhm....okay. Stenditi e mettiti come vuoi" Federico fece come detto e silenziosamente, si sdraió sul divano. Benjamin, ancora sbalordito, si mise a sedere sulla sedia, iniziando a disegnare. " Lo sguardo" sussurró Benjamin."Guarda me" continuó e quando Federico fece c'ho che gli era stato chiesto, Benjamin non ci capí più nulla. Rimasero ore in quella camera piena di magia, paure e amore.

"É davvero bellissimo" disse Federico quando si rivestito. "Perché il soggetto é bellissimo" sorrise Benjamin, baciandolo lentamente.

"Signorino" qualcuno bussó alla porta e Benjamin si staccò subito. "Se mi vedono con te mi ammazzano" sussurró. "Andiamo" prese la mano del piccolo Federico, e si precipitó alla porta opposta.
"Andiamo, corri" Corsero per un ma quando si videro spuntare un altra guardia dalla loro parte,si bloccarono. "E ora?" Chiese Federico. "Qui" Benjamin aprì molto velocemente una porta a caso e la chiuse poi dietro di se. "Dove siamo" chiese il piccolo. "Nelle caldaie. Qua ci sono quelli che lavorano al motore." disse indicando gli operai. "Non potete stare qui" disse uno di questi. "Scusi" dissero entrambi ricominciano a correre e aprendo poi la prima porta che si trovarono davanti.

"Guarda, questa é una macchina vecchissima" disse Federico salendo sui sedili posteriori. Benjamin lo aiutò e poi chiuse lo sportello alle sue spalle. Si sistemó al posto di guida e "dove la porto signorino?"
"Su una stella" disse Federico tirandolo per le spalle, fino a farlo finire sdraiato sui sedili posteriori. Il piccolo iniziò ad aprirgli i bottoni della camicia, lentamente, ad uno ad uno, mentre Benjamin iniziava ad ansimare. "Federico" disse iniziando a spogliarlo anche lui.
In pochi secondi, si ritrovarono entrambi nudi e vogliosi l'uno dell'altro. "Credo di amarti." Sussurró il maggiore iniziando a spingere dentro il corpicino di Federico mentre, quest'ultimo, lo baciava. "Quando la nave attaccherà io scenderó con te" sorrise il moro chiudendo gli occhi. Federico si avvicinò di più a lui e lo baciò sulle labbra con una tale dolcezza che tutti si sarebbero scolti. "Ho un piccolo appartamento che era di mia nonna . Potremmo viverci insieme, invece che io da solo. Sarebbe tutto più bello." Benjamin gli accarezzó la guancia, "É tutto più bello quando tu sei con me"

"Amore" sussurró Benjamin sul suo collo. Federico lasciò il foglio sul tavolo e si giró per baciare suo marito. "Come ti senti? La febbre ti é passata?" Federico sorrise. "Mi sento che ti amo" rispose lasciando un baciò sulle sue labbra. "Oh amore, ti amo anche io"

Ciao! Come avete visto questo Oneshot é una rivisitazione del Titanic. Ho cambiato alcune parti, per esempio come si sono conosciuti e la fine. (Sono una eterna romantica e quindi non potevo assolutamente fare morire Benjamin)
Spero vi sia piaciuta, e come sempre, grazie di cuore per averla letta❤❤

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