2. Forrest Gump

2.8K 160 25
                                    

Forrest Gump, R. Zemeckis, USA, 1994

Mary

«Sei pronta, mamma?»

Mia figlia mi stava accanto, il suo braccio intrecciato al mio destro mi tratteneva con vigore, e le ginocchia non avevano smesso di tremare da quando ero scesa al piano terra della villa. «No, per niente. Me la sto facendo sotto.»

Fissavo con insistenza la porta a vetri scorrevole che, spalancata, conduceva al giardino gremito di invitati. La musica classica dell'orchestra non riusciva in alcun modo a tranquillizzarmi e a tratti il brusio degli ospiti in attesa soverchiava le note delicate. Guardai le dita che spuntavano timide dall'abito e mi complimentai con me stessa per l'idea di sposarmi a piedi nudi; per lo meno non avrei dovuto preoccuparmi per eventuali sgambetti di un prato dispettoso. Spostai lo sguardo appena più a destra, su quella bambina che aveva deciso di crescere senza il mio permesso, e sospirai quando mi accorsi di ciò che aveva indossato sotto l'abito.

«Emma, dove sono le scarpe che ti avevo comprato?»

L'espressione malandrina che mostrò sul viso era quasi comica. «Se tu hai il permesso di sposarti scalza, non vedo perché io debba soffrire le pene dell'inferno con i tacchi ai piedi», borbottò muovendo le punte delle Converse bianche. Distese un sorrisetto furbo di chi sa di averla fatta franca, dato che ormai era troppo tardi per costringerla a tornare in camera per cambiarle. Emma non era mai riuscita ad apprezzare l'eleganza, fin dai vestitini che le regalava suo padre e che lei si era sempre rifiutata di indossare. Avrei dovuto immaginare che sarebbe stata già una conquista notevole riuscire a farle indossare l'abito per la cerimonia, color pesca e corto a metà polpaccio, vaporoso e sbarazzino.

Di tutta quella giornata, però, c'era solo un aspetto al quale pensavo con sollievo: finalmente gli estenuanti preparativi che mi avevano tormentata durante gli ultimi mesi potevano considerarsi conclusi. La ricerca del vestito, i fiori, gli inviti... non avevo ceduto alle insistenze di Jamie, che voleva assumere una wedding planner che avrebbe organizzato l'evento al posto nostro. Volevo tenere il controllo totale sulla giornata per evitare di dar vita a un matrimonio sulla falsa riga di quello della figlia di Don Vito Corleone. Dovendo affiancare Jamie nei suoi numerosi impegni di lavoro non era stato affatto facile destreggiarsi tra chiamate, prove d'abito e assaggi della torta, e la mia memoria non mi aveva aiutato granché. Senza l'agenda del cellulare che mi notificava tutti gli appuntamenti da ricordare, sarei riuscita a concludere metà del lavoro. Eppure, nonostante la mia efficiente capacità organizzativa di cui tanto mi vantavo, da giorni continuavo a provare la sensazione di essermi dimenticata qualcosa di importante, ma non riuscivo in alcun modo a capire di cosa si trattasse.

«Sei molto bella», disse Emma dandomi di gomito. «Con quella coroncina di margherite sui capelli, sembri davvero Jenny in Forrest Gump

Accettai il complimento, ma con tutti quei fiori sulla testa credevo di somigliare a un espositore per fiorai, ma ormai era troppo tardi per apportare modifiche. Chiusi gli occhi e respirai a fondo. L'orlo della gonna dell'abito mi accarezzava le caviglie, la seta del corpetto mi avvolgeva come un abbraccio infantile, come la manina della neonata Emma, quando mi teneva stretto l'indice mentre l'allattavo. Niente pizzi, gioielli, ricami, solo liscia seta e qualche velo impalpabile che scendeva a cascata dalla vita fino ai piedi. Da piccola avevo sognato di sposarmi vestita di una nuvola, e quasi ci ero riuscita. "Alla mamma sarebbe piaciuto molto".

«Pensi ai nonni?» Emma mi stava scrutando dai dieci centimetri che ci dividevano.

«Accipicchia, nella tua scuola per geni ti insegnando anche a leggere nel pensiero?»

Si gonfiò di soddisfazione per aver indovinato. «Avresti voluto che ci fosse il nonno qui ad accompagnarti, vero?»

Guardandola, mi chiesi come quella neonata, che aveva strillato per le coliche con tutto il fiato trattenuto nel suo minuscolo corpicino, avesse fatto a crescere così in fretta, il tempo a correre tanto velocemente. La bambina che la notte veniva a cercarmi nel letto per dormire con me era sparita, ormai era una donna e ancora dopo diciotto anni non riuscivo a realizzare che quell'essere tanto perfetto fosse uscito proprio da me.

TOP SECRET. A love songDove le storie prendono vita. Scoprilo ora