È la prima volta che fumi?

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Certo, come no! È semplice, ti dicono. È come leggere uno di quei libri che tanto ami, ti dicono. Facile un corno, io non posso resistere un minuto di più qua dentro, così dopo un ultimo sguardo furente al mio capo, gli lancio la divisa addosso e me ne vado tutta impettita fuori dal locale.
Ma come si fa ad essere così sfigati come me?
No, perché dopo tre lavori in cui hai lo stesso finale, cominci a farti due domande, vengono naturali. Mentre cammino senza il minimo pensiero di diminuire la mia velocità e la mia camminata da semi soldatessa verso la fermata del tram, comincio a sfilare il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e controllo l'ora sul display.
Benissimo, sono in tempo per il mio tram, almeno me ne torno a casa un'ora prima del previsto e mi butto sul divano a fare il mio magico nulla.

Arrivo alla fermata e finalmente mi fermo. Non è ancora arrivato l'autobus, quindi mi appoggio al muretto con la schiena e tiro fuori il mio pacchetto di Lucky Strike dal marsupio legato in vita. Prendo l'accendino da dentro il pacchetto praticamente nuovo e con la sigaretta tra le labbra e un piede a premere ad altezza ginocchio sul muretto dietro me, lo avvicino premendolo con fiasco. Era finito anche lui. Grandioso, un altro punto positivo da aggiungere all'elenco di questa pessima giornata.
Mi butto con la testa all'indietro, guardando il cielo estivo luminoso e senza nuvole sopra di me, la sigaretta ancora a penzoloni tra le labbra.

Improvvisamente in un lampo di rimorso la prendo e la ficco dentro il pacchetto dove era prima.
Uno strano tipo in jeans e t-shirt, con lo zainetto in spalla, mi butta un'occhiata un po' troppo lunga per i miei gusti, ma si ferma in quel esatto istante l'autobus di fronte a me, quindi mi riscuoto dalla mia posizione e mi avvio all'entrata di quest'ultimo.
Mi siedo al primo posto libero vicino al finestrino e inizio a srotolare le cuffie prese un istante prima, quando lo stesso ragazzo di prima mi si siede accanto con tutta la nonchalance possibile e si mette a fissare il corridoio del tram con fare tranquillo.

Me ne torno ai fatti miei con gli auricolari nelle orecchie quando ad una fermata dell'autobus, il ragazzo di fianco a me si alza e con una gomita al mio fianco, lascia cadere sul sedile un biglietto e un oggetto piccolo quanto un dito. Lo guardo velocemente per decidere se fermarlo e fargli notare la cosa, ma lui con un ultimo e veloce sguardo verso di me scende i gradini ed esce.

Mi giro a guardare il sedile al mio fianco e prendo in mano il biglietto lasciato lì:

"Stasera alle 21:00, panchina sugli scogli del lungomare, J."

Accanto ad esso, un accendino nero con due lettere incise sopra con la bianchina, come a farlo sembrare di uno studente sbadato delle superiori.

Quella sera mi trovo sul lungomare un pò in ritardo, mi stavo anche dimenticando della cosa, ad essere sincera. Il cielo è limpido e si vedono le stelle con la luna che fa il suo riflesso sul mare sottostante, come se volesse firmarlo. Un ragazzo è seduto a gambe larghe sulla panchina, sta guardando il cielo, ma lo capisco solo dalla postura del viso, perché i capelli sono spinti dalla leggera brezza a coprirglielo quasi totalmente.
Mi avvicino silenziosa per non disturbare la notte e quando gli sono alle spalle parlo con voce sicura:

"Penso tu abbia dimenticato qualcosa questo pomeriggio sul tram"

Lo vedo girarsi sorpreso e poi sorridere verso di me tranquillo, come se già ci conoscessimo da una vita. Mi vado a sedere di fianco a lui, con il suo sguardo sempre a seguirmi circospetto mentre il suo sorriso diventa un ghigno e da di fianco a lui senza fissarlo gli tiro il suo accendino, che viene afferrato in aria in un attimo.
Stavolta sono io a sorridere e quando mi giro verso di lui alcuni capelli mi sfuggono da dietro l'orecchio e li scanso infastidita con un gesto veloce della mano.

"A cosa devo il piacere di una vista notturna stellata sull'oceano con una persona completamente sconosciuta al mio fianco? Per quanto mi riguarda, potresti benissimo essere un assassino."

Senza aver distolto il suo sguardo dai miei occhi, una veloce risata gli esce fuori e finalmente lo sento parlare, la voce rauca e forte:

"Conosciamoci," dice tirando fuori un pacchetto di sigarette ed estraendone due, sono Lucky Strike anche le sue, e porgendomene una fa "Ti va?"

Accetto la sua domanda semplicemente mettendo tra le labbra il filtro e portando l'altra estremità verso la fiamma dell'accendino che lui stava già tenendo acceso verso di me, dopo aver già acceso la sua.

Inalo la prima boccata cancerogena e inizio subito a tossire.

Faccio in tempo a vedergli sul viso un'espressione stupita prima che io tolga la sigaretta dalle labbra tenendola tra le dita, per piegarmi su me stessa e tossire meglio, quando sento le sue pacche sulla schiena e poco dopo mi calmo, tornandomene seduta composta all'indietro.
Mi giro verso di lui e quando lo vedo pronto a farmi la sua ovvia domanda lo blocco:

"Potresti fare il galante e prestarmi la tua felpa? Sono a maniche corte e non ho pensato di poter iniziare a gelare così facilmente, non soffro molto il freddo di solito."

Gli faccio un sorriso spontaneo, quasi a ridere di me stessa per la mia richiesta, ma lui se la sfila in un attimo e me la porge, tirando dalla sua sigaretta quasi felice della cosa. La infilo e mi ci stringo dentro, larga e ancora calda come piace a me.
Porto la sigaretta tra le labbra e questa volta faccio un lungo tiro senza problemi, poi mi giro verso di lui e gli sbuffo il fumo sul viso, sorridendo come una bambina.

"È la prima volta che fumi?" Mi fa lui con il suo volto a pochi palmi dal mio "Ho visto giusto quando ho pensato che sarebbe stato interessante conoscerti, allora."

Lo fisso intensamente e gli rispondo felice, la sera può cambiare il risultato di una giornata in un secondo, questo se va bene o se va male, e a me è andata benissimo.

"Si, mi va di conoscerti, J. Il piacere è tutto mio," gli porgo la mano per stringergliela "Io sono Jenna."

Mi stringe la mano di ritorno con forza, un sorriso sul volto a bucargli le guance con due fossette

"Chiamami pure James, da adesso in poi."

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