Magie e Miracoli

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Magie e miracoli
Il monaco incartapecorito dall'età avanzata, dal tempo inclemente e dal dubbio arrovellante, si inoltrava nella selva ignota. Aveva una missione e un fagotto, entrambi pesanti e scomodi, che lo trascinavano in avanti.

Scuoteva la testa, il vecchio monaco, e procedeva risoluto contro le proprie paure, ad affrontare l'ignoto e l'oscuro.

Gli avevano detto che nel cuore della foresta verde e impenetrabile, alla fine di un sentiero che si poteva facilmente perdere, al centro di un piccolo avvallamento quasi invisibile, in una piccola radura silenziosa ma oscura, sotto una grande quercia, dentro un ampio spazio cavo fra i tronchi ci fosse un vecchio saggio con tutte le risposte.

Aveva chiesto più volte se fosse uno stregone o un mago o un adoratore di Satana, ma le risposte erano sempre state ambigue e dirette, del tipo, lui è tutto quello che vi serve e sa tutto quello che vi serve.

Qualche credulone parlava di magia, di fate, folletti e gnomi, come se siffatte creature fossero davvero reali e non parto della fantasia di chi non ha preso la giusta via.

Il vecchio Augustus vide in lontananza, fra gli alberi, un tipetto vestito di giallo e un po' rubicondo: forse potrei chiedergli indicazioni, si disse, mi sembra un buon uomo.

- Messere! Messere!

L'ometto, a dire la verità basso come un bambino, ma grasso come un allegro bevitore di luppolo fermentato, finalmente si girò e lo attese sorpreso:

- Buon frate, cosa vi porta così lontano dalla strada maestra?
- Un attimo.. un attimo. Eccomi, posso chiederle qualcosa messere? Voi conoscete la foresta?

- Si, è casa mia. Volete riposarvi un attimo?
- No, no, ho una gran fretta: cercavo la magione di un saggio, chiamato Chiamonte o Chemondo...

Improvvisamente, dietro di loro si sentì un grande tramestio: fra le frasche, pieno di foglie, un po' rosso in viso, spuntò un viso irato.

- Neanche il nome, dico io! Lasciamo stare il patronimico completo, i titoli naturali e quelli guadagnati, gli epiteti e gli appellativi! Che mondo è quello che sbaglia il mio nome! L'ho pure salvato da eterna distruzione...

Qui l'ometto lo guardò di sbieco.

... va bene, va bene, Yoppa, la smetto di blaterare. Ma la storia del salvataggio è vera, forse un giorno, se sarai gentile ed educato, cortese e non impaziente, placido e in vena di ascoltare, se non sbufferai e resterai serio, potrei forse raccontarla. Ma non ti perdere in ciance, abbiamo qui un problema!

Augustus, si tirò su, forse toccava finalmente a lui parlare...

- E quale sarebbe il problema, mio buon Chemonte?
- Che non sa il mio nome!

- Ma glielo ho appena detto, saggio e ve.. vivace maestro!
- Non a lui, a me lo hai detto.

- Ma lui era qui davanti e mi sembra molto attento, benché stanco e affannato.
- Che sbadato! Rimediamo subito!

Augustus stava iniziando a dire che non c'era problema, non era tanto stanco, anche se lo era.

- Va bene! - disse Yoppa - Rimedio io: gentile viandante, le presento il grande, saggio, loquace, lungimirante, abile e orgoglioso Chemonte. E voi chi sareste, di grazia?

Augustus era stordito. Ma non si sarebbe fatto prendere dal panico proprio ora, quindi disse:
- Sono Augustus, frate peregrino. Ho una grave problema, un villaggio ammalato e urgente bisogno di un bravo artigiano.

Chemonte si accigliò, poi distese il viso con un sorriso. Aveva colto nel 'bravo' quel giusto livello di ammirazione che avrebbe reso la sua opera interessante.

Racconti di Yoppa e ChemonteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora