Questa è la storia di Sofia una ragazza apparentemente normale che però nasconde un lato psicopatico che la porterà a farsi chiamare black rose ed entrare in un associazione segreta di killer professionisti...
A quel punto mi prese per la mano e mi disse di seguirlo.
Abbiamo fatto tutti i vicoli più bui e stretti della città per evitare che la gente ci vedesse sporchi di sangue e con una testa mozzata in mano.
Arrivati ai confini della città fui davvero stufa di tutto quel silenzio così mi fermai e puntai i piedi. Il ragazzo con aria arrogante sbuffò. Siamo passati da quel sorriso dolce, che mi aveva convito a seguirlo, a quell'aria arrogante di sta mattina.
-Va bene ora ti spiego tutto mi chiamo Alex Walker, puoi tranquillamente chiamarmi Alex. Il motivo per cui ti ho salvata è perché odiavo quei tizi e poi mi dovevano dei soldi che però ancora non mi hanno consegnato e credo che, a questo punto, non mi consegneranno mai, però mi posso accontentare di questa- mentre disse quest'ultima frase guardò la testa.
Io continuavo a non capire -Si ma io che centro perché mi stai portando in giro? Non sono il cagnolino di nessuno-
-Strano a me pareva ti piacesse essere trascinata da un figo come me- Subito dopo scoppiammo a ridere. -Comunque prima ho visto che ti stavi divertendo quindi ho deciso di portarti in un posto speciale- Manco fossimo fidanzati e sto tizio già si prende tutta questa confidenza pensai.
Continuammo a camminare senza parlare finché non raggiungemmo una sorta di hotel in stile gotico. Avevo capito che fosse un hotel solo perché al di sopra della grande porta c'era la scritta dorata su sfondo nero.
Entrammo ed Alex si avvicinò al tipo della reception che gli porse una chiave. -Dove stiamo andando? E cos'è questo posto?- gli chiesi con aria curiosa, volevo assolutamente sapere se avrei potuto continuare ad uccidere. Lui mi rispose semplicemente -In camera mia- ovviamente il tutto condito con il suo classico tono.
Non so perché ma in quel momento non pensai male di lui, non pensai che mi volesse stuprare insomma..., anche perché una persona che gira per un hotel, con una testa in una mano e nell'altra la mia mano non è sicuramente da prendere sul serio...
Entrammo nell'ascensore, salimmo al terzo piano, e camminando fino a trovarci davanti alla porta di una camera: la numero 27.
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