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Come tutti i giorni la sveglia suona alle sei del mattino e di malavoglia mi alzo per un altro orribile giorno di scuola, mi dirigo al bagno e mi faccio una bella doccia fredda, mi infilo dei jeans neri aderenti e una felpa grigia due volte più grande della mia taglia ed esco di casa urlando un "ciao mamma io vado a scuola!", mi avvio alla fermata dell'autobus con gli auricolari nelle orecchie.

Mi chiamo Greta Esposito, ho 15 anni e abito a Miami, come avrete notato dal mio cognome ho origini italiane da parte di mio padre ma purtroppo non ho mai visitato il bel paese, il mio fisico è abbastanza bizzarro: ho i capelli lisci e neri, ho gli occhi azzurri con qualche sfumatura di verde, sono alta un metro e sessanta e ho la carnagione cadaverica.

 Frequento il secondo anno alla Victor ma non mi piace molto, vorrei cambiare scuola ma naturalmente mia madre non vuole, non mi piace niente in particolare ma adoro disegnare e ascoltare la musica, la musica mi da sicurezza, la musica mi da serenità, coraggio, tristezza, paura ma soprattutto mi dona la certezza che non sono sola e invece disegnare mi diverte ma sopra tutto mi fa sognare.

Sono seduta in fondo al bus ma dei ragazzi si avvicinano, il ragazzo biondo si siede davanti a me e il ragazzo moro affianco al suo amico, iniziano a parlare di cose stupide e senza senso: "Oh ma quanto e troia quella? Ma la partita?" , certo che i ragazzi sono davvero stupidi, anche le ragazze non scherzano! Ci sono tante di quelle oche nella mia scuola ma poi i ragazzi le seguono come se avessero la vagina d'oro, scendo dal bus e mi trovo davanti a scuola, ma perché devo andarci! Io non mi trovo bene in questa scuola, tutti mi prendono in giro per come mi vesto, per il mio fisico, per come parlo, per i voti che prendo, in parole povere mi prendono in giro per tutto e naturalmente sono il bersaglio dei bulli della scuola.

Entro nell'istituto con sguardo basso e passo veloce, afferro la maniglia della porta della mia classe ma vengo fermata dal mio peggior incubo, il mio incubo si chiama: Alex Moon, lui è il capitano della squadra di basket, il più popolare, il più figo della scuola e lui naturalmente invece di giocare con la sua stupida palla da basket mi prende in giro, mi nasconde lo zaino e tanta altro, "Greta ma oggi sei bellissima con la felpa due volte più grande della tua taglia, dimmi la verità cosa nascondi sotto le tue felpe giganti?" chiede ridendo, faccio finta di niente e mi giro, "Greta non darmi mai le spalle è una cosa che non sopporto" dice serio, "lasciami in pace Alex" dico girandomi per entrare in classe, "ma lo fai apposta! Ti ho detto che mi da fastidio e tu lo rifai, adesso vedi" dice strattonando il mio braccio, appena mi tocca il braccio una lacrima di dolore mi riga il viso.

Ieri sera mi ero fatta dei tagli su tutto il braccio destro, sono autolesionista da più di due anni, la lametta mi aiuta tantissimo, mi aiuta a non pensare al vero dolore: il dolore che ho dentro di me da tanti anni, "mi fai male Alex! Lasciami" dico con voce incrinata dal pianto, "chiedimi scusa" dice aumentando la presa sul mio braccio, adesso basta col cavolo che gli chiedo scusa, lui deve chiedermi scusa non io, alzo la testa e i nostri sguardi si scontrano , i suoi occhi verdi scontrano i miei occhi azzurri, "no" dico con voce decisa, ha la mascella contratta dalla rabbia, i sui occhi sputano veleno, mi libero dalla sua stretta e entro nella mia classe con sguardo basso, mi siedo in fondo all'aula e aspetto l'arrivo della prof.

Passano tre ore di matematica e finalmente suona la campanella dell'intervallo, mi precipito in bagno con la mia migliore amica: la lametta, chiudo la porto a chiave e mi siedo per terra e uso il mio braccio come se fosse un violino e la lametta come l'archetto, un taglio perché sta notte ho mangiato la torta al cioccolato, un altro taglio perché Alex mi prende in giro e altri tagli per un sacco di motivi, ho il braccio coperto di sangue e sto piangendo silenziosamente, la campanella del fine intervallo suona, ho perso la cognizione del tempo cavolo! Devo muovermi a pulire il sangue, mi avvicino al lavandino per sciacquarmi il viso e le braccia ma qualcuno entra in bagno, la paura mi assale, non doveva succedere, dopo l'intervallo gli studenti non possono uscire, sento l'aria pesante, faccio fatica a respirare, mi giro per vedere chi è entrato, mi cade la lamette dalle mani per lo stupore, davanti a me c'è Alex che fissa le miei braccia sanguinanti, alza lo sguardo per guardarmi negli occhi ma io abbasso lo sguardo nascondendo le braccia dietro la schiena, lui si avvicina e io indietreggio, è la mia fine! Racconterà a tutti quello che è successo e i prof lo verranno a sapere e chiameranno gli assistenti sociali, si avvicina ancora e io indietreggio fino a toccare la parete del muro, mi prende la mano molto delicatamente e passa un dito sopra i tagli, si sentono soltanto i nostri respiri e le gocce di sangue che cadono al suolo.

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