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Aspetto il fastidioso suono squillante della sveglia, sta notte non ho dormito per niente per colpa dei troppi pensieri e delle troppe domande che mi frullavano per la testa, sfortunatamente la sveglia suona e mi alzo per prepararmi, scendo le scale e dopo tanto tempo vedo il mio caro paparino, "ciao papà!" dico abbracciandolo più forte che posso, non lo vedo da un mese, è andato in Italia per andar a trovare la sua famiglia, "ciao amore! Ti ho portato un regalo" dice porgendomi una scatoletta rossa, io la prendo tra le mani e la apro con molta cautela, dentro la scatoletta c'è un bellissimo ciondolo che raffigura la vergine Maria, "è bellissimo papà, grazie" dico abbracciandolo e lui ricambia ma si stacca subito, "scusa amore ma devo correre al lavoro, ci vediamo sta sera" dice baciandomi la guancia, il mio papà si chiama Antonio ed è un assistente sociale e proprio per questo motivo non c'è mai a casa.

"Greta! Ti ho fatto il caffè" dice mia madre porgendomi la tazzina, da buona ragazza italiana che si rispetti bevo sempre il caffè, lo bevo velocemente e saluto mia madre con un bacio, mia madre si chiama Candy Cat ed è la mia vita, corro alla fermata dell'autobus e lo prendo per un pelo, il viaggio lo passo con le cuffie alle orecchie e ascolto "Monster" di Meg & Dia, questa canzone un po' mi "descrive": sono sempre piena di lividi e i miei sogni per altre persone possono rappresentare l'inferno.

Arrivata a scuola cammino con la testa bassa ma qualcuno mi prende la mano, mi giro di scatto e davanti a me compare la grossa figura di Alex, "che vuoi?" chiedo guardandomi attorno e naturalmente tutti ci stanno fissando, "possiamo parlare?" chiede speranzoso, col cavolo che parlo con te! "non ho voglia" dico allontanandomi velocemente ma lui mi segue, inizio a correre il più velocemente possibile fino a trovarmi in palestra ma naturalmente Alex mi raggiunge e mi trascina nello sgabuzzino, "levati Alex! Non voglio parlare con te e con nessun'altro" dico cercando di uscire dallo sgabuzzino ma lo stronzo non me lo permette, mi schiaccia alla parete e accarezza le mie esile braccia, "scusa" dice guardandomi negli occhi, "lo so benissimo che è un inutile "scusa" non basta per farmi perdonare, ti prego perdonami, sta notte non ho dormito perché pensavo a te e a tutto il male che ti ho fatto" dice abbracciandomi, wow... quindi in questo mondo c'è qualcuno che mi pensa la notte, è bello sentirselo dire, "io...ti perdono" dico guardandolo negli occhi, non sono convinta di quello che ho detto ma ormai non si può'  piangere nel latte versato, "grazie, grazie, grazie, grazie, che ne dici se oggi pomeriggio esci con me e un mio amico?" chiede sfoggiando un sorriso smagliante, non credo sia una buona idea, e poi oggi volevo vedere "American Horror Story", "non lo so, a che ora?" chiedo grattandomi la fronte, "Alle tre ti veniamo a prendere con la macchina a casa tua", "non lo so... ok va bene... vengo" dico velocemente, lui sorride e mi da un pizzicotto sul fianco e io lo allontano subito, "non ci provare" dico ridendo ma lui non mi da ascolto e incomincia a farmi il solletico, continuo a ridere implorando pietà e per grazia di Dio mi ascolta.

Sono le dieci del mattino e tutti mi stanno criticando perché ho una delle mie felpe giganti, mi stanno chiamando drogata, tossica, depressa e continuano a spintonarmi e io in tutto questo non reagisco per paura, la campanella dell'intervallo suona e finalmente avrò dieci minuti di pace, "ma non ti vergogni ad andare in giro con quelle felpe giganti, italiana di merda, perché non te ne vai? Perché non ritorni nel tuo paese?" chiede Nash con tono schifato, Nash è il figlio del preside, figlio del signor Gray, le sue parole mi feriscono tantissimo, perché dovrebbe essere un problema avere delle origini straniere, io sono nata in questa città, questo è il mio paese! Una lacrima mi riga il viso e corro in bagno ma mi scontro con qualcuno, alzo lo sguardo e mi trovo un Alex preoccupato, "ei cos'è successo?" chiede asciugandomi una lacrima, "niente" dico allontanandomi e andando in bagno.

Prendo la lametta dalla tasca dei jeans e mi chiudo in bagno, "Greta apri la porta ti prego" dice cercando di aprire la porta, "vattene" dico singhiozzando ma lui non mi ascolta, "Greta!" dice battendo la mano sulla porta, "ti prego Greta non farlo" dice sussurrando, "Greta, ti prego apri" dice con lo stesso tono, "perché non dovrei farlo?" dico piangendo, "non risolvi nulla, le cose non cambiano" dice cercando di aprire la porta, "si che cambiano" dico alzando la manica della felpa, faccio un taglio per le prese in giro, un altro ancora per il razzismo e tanti altri, "Greta no! ti prego apri" dice cercando di aprire la porta ma subito dopo si arrampica e riesce ad entrare, mi prende la lamette dalle mani e la butta nel water, mi spinge contro la parete e tira un pugno ad esso.

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