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Jungkook POV

Con stanchezza, il diciottenne appoggiò la matita sul proprio taccuino mentre il suono della campanella gli graffiava le orecchie e le sue mani erano occupate a stropicciarsi gli occhi.
Un'altra notte insonne ieri, pensò, la voce roca e debole persino nei pensieri. Se sono così al quarto anno, non immagino al quinto.
Purtroppo per lui, il giovane Jeon Jungkook era sempre stato un perfezionista. Per intenderci: un sette come valutazione non era accettato sul proprio libretto dello studente. Non c'era e mai ci sarebbe dovuto essere. A costo di non dormire, ridursi ad uno zombie assetato di caffè e portare il proprio stress a livelli interstellari .
Fece rapidamente fagotto (o meglio, zaino) di tutti i propri averi presenti sullo scomodo banco e si alzò afferrando la giacca di pelle che giaceva sulla sedia. In seguito ad un saluto educato, ma veloce, ai compagni ed al professore, il ragazzo uscì dalla scuola pronto ad affrontare la solita routine.

Stazione, venti minuti di treno, casa.
Di certo non era comodissimo, ma avrebbe fatto ciò e altro per frequentare quel prestigioso liceo.  La carrozza del treno sfrecciava verso la periferia della città ad una velocità mozzafiato, ma ormai lui ci era abituato.
Non si stupiva di molte cose, in effetti.
Non appena giunto alla propria fermata, ci mise ben poco a raggiungere casa propria e da lì fu tutta un'attesa. Togliersi la giacca e attesa. Sedersi a tavola e attesa. Conversare con i propri genitori e attesa. Quando finalmente poté raggiungere la stanza da letto che da diciott'anni occupava, Jungkook poté liberarsi e far scorrere via un po' dell'ansia che lo perseguitava come una malattia.
Sbloccò la schermata del computer sopra alla scrivania alla quale si era seduto ed aprì una cartella. Password, accesso. Nel mentre, la mano sinistra si slacciava e calava appena i pantaloni, spostando i boxer, ormai unicamente un impiccio.
Selezionò un'immagine a caso, la povera anima stressata, ed una mano sul mouse ed una sul membro, la fece sostituire da altre man mano che i movimenti del polso aumentavano di rapidità. Il suo respiro era spezzato ed irregolare, sentiva le guance bruciare, un rivolo di sudore scorrere dalla tempia alla guancia al collo. Non riuscì nemmeno a raggiungere in tempo un fazzoletto, un foglio, qualsiasi cosa che potesse limitare il danno di un orgasmo intenso, gonfio di stress. Portò il capo in direzione del petto e con un gemito simile a un breve ruggito di gola, più o meno cinque minuti dopo, venne. Macchie lucide si formarono sulla maglia bianca e semplice, il tutto mentre la mano sinistra era impiastricciata ed ormai inutilizzabile per pulire il tutto. Con un movimento stizzito, il giovane afferrò il pacchetto di fazzoletti più vicino e ne estrasse uno, pulendosi le dita e... Ciò che di sporco rimaneva.
Per la maglia non vi era nulla da fare, se non gettarla a lavare. Così fu fatto.
Tornato alla scrivania, lo studente appoggiò i gomiti sulla superficie di legno e la fronte sulle mani.
Sta diventando una malattia. Perché non riesco a smetterla? Dio. È imbarazzante e maniacale...
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Spazio "Autrice":
Perché invece di continuare le mie ff ne inizio di nuove?
PerCHé InVece dI CONtinUaRe le MiE fF ne InIZIo dI nUOvE????

「 D a d d y 」- Vkook/TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora