Il refettorio e più grande di come lo ricordasse. Ripensò a quando dovevano mettere sulla sua sedia dei cuscini per farla arrivare al tavolo. Si mise in un tavolo con dei ragazzi dall'aria spavalda. I soliti damerini che popolavano l'accademia. La accolsero bene, anche se sapeva che metà era per i suoi rapporti con Raven e per metà... l'avrebbero volentieri fatta entrare nel loro dormitorio maschile. Alla base della Terra del Vento era lo stesso, ma il primo che aveva provato a metterle le mani addosso si era ritrovato paralizzato per una settimana. Iniziò a mangiare, tra le battute sconcie dei ragazzi e i pettegolezzi ai livelli che nemmeno le ragazze riescono a raggiungere. Poi il suo sguardo si bloccò su una nuca dai lunghi capelli blu, seduta in un tavolo, completamente sola. I ragazzi seguirono il suo sguardo:<<Ah, sì lei è una nuova, è arrivata qualche giorno fa. È una strana tipa, c'è che pensa sia una spia del Tiranno...>>
<<Non dire idiozie!>> sbottò Leis, solo perchè non era nelle grazie di Raven, non meritava di essere considerata una spia di quel mostro e allontanata da tutti. Improvvisamente le passò la fame, quindi si alzò in direzione della ragazza dai capelli blu. <<Sta' attenta! Ha battuto dieci dei migliori allievi dell'accademia per entrare qui>> tentò uno. <<So badare a me stessa e difendermi da sola, grazie!>> replicò Leis stizzita.
<<È libero qui?>> chiese con un sorriso. La ragazza aveva lunghi capelli blu, che le arrivavano alla vita, due grandi occhi viola e due orecchie a punta, che però non potevano competere con le sue. Doveva avere qualche anno in più di lei.
<<No>> rispose lei secca. A quanto pareva aveva avuto la possibilità di conoscere il razzismo dell'accademia. Non era proprio cambiato nulla. <<mi chiamo Leis. Ti capisco, sai? A me si avvicinano solo per avere privilegi da parte di Raven>> tentò Leis, ma da parte della ragazza ottenne un ostinato silenzio. <<Sai io sono quasi come te. In realtà io non ho sangue umano che mi scorre nelle vene come te. Io sono un elfo...>> a quella parola la ragazza alzò la tests incuriosita.<<...tu un mezzelfo, quindi una minima parte umana in te c'è, mentre io non sono che qualche strano scherzo della natura>> la fine della frase suonò molto triste. <<Tu menti! Non puoi essere un elfo! Gli elfi si fossero estinti!>> la voce della ragazza si alzò e non fu sentita da tutta l'accademia solo perchè gli altri facevano una confusione che riusciva a celare a orecchie indiscrete le loro parole. Lo sguardo di Leis si incupì:<<Non sei l'unica a pensarla così. Prima della mia nascita anche il mio popolo lo pensava. Prima che da due mezzelfi si generasse un elfo.>>
<<È IMPOSSIBILE TU MENTI!>> sta volta le grida della ragazza superarono le voci degli altri allievi. Le guance della ragazza erano rigate da un fiume di lacrime e Leis era sul punto di scoppiare a piangere ma si impose il contegno.
<<Nihal! Leis! cosa succede qui?>> Parsel, uno dei maestri dell'accademia, era intervenuto. Leis non rispose e al passo svelto, meno simile a una corsa che potè, uscì dal refettorio e si diresse nelle scuderie.
<<Siel, sono uno scherzo della natura per tutti, anche per quelli più simili a me!>> il drago le strofinò il muso sulla faccia. Era l'unico che le era rimasto accanto, sempre, anche dopo che lei lo aveva abbandonato per otto anni. Era sempre lì per lei.
Un movimento. Qualcosa in movimento l'aveva distratta. Un falchetto. Le si illuminarono gli occhi gonfi, per il pianto represso: il falchetto che Sennar le mandava a consegnarle il suo messaggio.Cara Leis,
so che sei tornata all'accademia, tutti lo sanno nel Consiglio. La Terra del Vento è stata attaccata dal Tiranno, molte città-torre non ce l'hanno fatta, e i loro cittadini sono stati bruciati all'interno delle mura. Pochi si sono salvati. Soana è andata in cerca della sua maestra, Reis, ricordi? Ce ne parlava sempre. Ha lasciato il suo posto nel Consiglio dei Maghi. In questi ultimi anni in cui non ci siamo visti ho ricevuto l'investitura, e ora sono anche Consigliere della Terra del Vento. Ti devo chiedere un favore grande. C'è una mezzelfo all'accademia, si chiama Nihal. Ne ha passate tante in questi ultimi periodi e, visto che tu, più di tutti, sai come ci si sente, ti chiedo di aiutarla, di non lasciarla sola. Magari sarà di aiuto anche a te. So che ti sto chiedendo di ricordare tutto ciò che hai cercato di dimenticare in tutti questi anni, ma pensaci, ti prego, sia per te che per lei. Mi manchi tantissimo. Cercherò di venirti a trovare al più presto. Ti voglio bene.
SenSe Sennar glielo chiedeva doveva riprovarci. Corse in camera per prendere la carta per rispondere a Sen. Aprì la porta ed entrò. Un pianto, un pianto disperato. Molto simile al suo di quando aveva dieci anni. Era una ragazza. Sicuramente Nihal. Leis non sapeva spiegarsi se era lei ad essere cresciuta troppo in fretta o Nihal che era ancora poco matura per la sua età. A quanto pare la stanza di Nihal era accanto alla sua. Uscì, per la prima volta senza chiudere la porta. Bussò nella stanza ed entrò. La stanza era molto più piccola della sua e non aveva un letto. Si sentì infinitamente raccomandata. Quindi succedeva questo se avevi Raven contro. In un angolo c'era la figura minuta di una ragazza, con la testa tra le ginocchia e la spada di cristallo nero sguainata, al suo fianco. Si accovacciò di fianco e la abbracciò. La mezzelfo rimase qualche attimo in quell'abbraccio poi si divincolò violentemente. <<Chi ti ha dato il permesso di entrare?>> singhiozzò rabbiosamente, la spada sguainata, puntata alla gola di Leis. La spada puntata alla gola le fece rivivere il momento di quattordici anni prima, quando tentarono di tagliarle la testa. La percorse un brivido. <<Io... io... ti ho sentita piangere e volevo solo aiutarti... ci sono passata anch'i...>>
<<ZITTA!>> la interruppe Nihal. Un moto di rabbia e la spada traposso il collo dell'elfo da parte a parte. Fu come se tutto il mondo si fosse fermato. Un dolore acuto. Un istante che le fece riaffiorare il ricordo del dolore che era, con tanta fatica, riuscita a dimenticare. Un istante interminabile, senza riuscire ad urlare o a chiedere aiuto, senza riuscire a respirare. Poi, le cellule, che una da una, in un secondo, guarivano, lasciando solo il segno della cicatrice. Leis non era riuscita nemmeno a chiudere gli occhi, quelli della Mezzelfo invece erano spalancati e colmi di ira. Leis aveva creduto che lei e quell'essere demoniaco fossero simili, ma la realtà era che forse avevano ragione. Sarebbe stata bene nelle fila del Tirrano, del mezzelfo come lei che, colmo d'ira verso il Mondo Emerso lo voleva distruggere. Leis si alzò e andò diritta da Parsel, sarebbe voluta andare da Raven, ma sapeva che se lo avesse fatto, Raven avrebbe fatto qualcosa di troppo avventato, teneva troppo a lei.
<<Parsel, vi prego controllate la vostra allieva è pericolosa>> indicò la seconda cicatrice che le si era formata sul collo. Parsel era scioccato, credeva molto in Nihal e aveva piena fiducia in lei. Poi se ne andò verso l'arena. Era notte fonda ormai e dovette accendere una luce magica per vederci qualcosa. Si mise sulle tribune a scrivere la risposta a Sennar.
YOU ARE READING
L'elfo dei mezzelfi
FanfictionE se non tutti gli elfi si fossero istinti? Se ne fosse rimasta ancora una conoscesse la mezzelfo Consacrata a Shevrar? (Questa storia è ripresa dalla trilogia di Licia Troisi, "Cronache del Mondo Emerso".) non contiene elementi de " Le Guerre del M...