CAPITOLO 1

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Martina

«Martina, svegliati, sei in ritardo!» urla mia mamma.
Mi alzo di malavoglia e inizio a prepararmi, decido di indossare un jeans nero, una maglietta bianca e una felpa nera, mentre come scarpe metto degli stivaletti. Per il trucco mi arrendo al primo tentativo di fare due linee di eyeliner uguali e decido di mettere solo del mascara.
Quando ho finito di prepararmi vado in cucina e noto il mio ritardo sul grande orologio appeso in sala e quindi prendo lo zaino e esco di casa correndo verso l'autobus, ovviamente quest'ultimo mi passa davanti e mi obbliga ad iniziare a correre verso la mia scuola.
«A cosa dobbiamo il suo ritardo signorina Valenti?» mi domanda la professoressa di francese
«La sveglia è suonata tardi» dico un po' agiatata per la paura che mi butti fuori dalla classe.
«Ha usato la stessa scusa per tutto il primo semestre, intende darsi una mossa nel secondo?» mi domanda ancora più arrabbiata.
«Mi scusi» sono le uniche parole che riesco a dire.
«Per questa volta può entrare, ma sarà l'ultima la avverto» dice continuando la sua lezione.
Finalmente è arrivato l'intervallo e appena suona la campanella corro alla macchinetta per cercare di mangiare il prima possibile, ma ovviamente c'è già una coda lunghissima.
Nel correre verso la macchinetta mi scontro verso qualcuno: Marco Venturi.
«Stai attenta la prossima volta mocciosetta» mi dice con il solito modo arrogante.
«S-scusa, io non lo ho fatto apposta.» dico in preda al panico, ma per fortuna arriva la salvezza e non so che santo devo ringraziare per questo.
«Che cosa vuoi Marco?» domanda la mia migliore amica.
«Io niente da lei, però voglio qualcosa da te» le dice con una voce e un sorriso malizioso.
So che tra loro c'è stato qualcosa due o tre volta, ma con zero sentimenti e adesso Cleo ha detto che non vuol più cose da una botta e via (parole sue)
«Fottiti Venturi, la sai la mia opinione su questo» dopo che ha detto quest'ultima frase mi prende a braccetto e mi porta verso il bagno e quindi anche oggi niente colazione e niente merenda.
Le ore di scuola continuano normalmente e finalmente suona la campanella che ci avvisa la fine della scuola, mi alzo e vado alle macchinette di fronte all'uscita della scuola e aspetto Cleo e Tommaso, che sono in classi diverse, per andare a mangiare tutti insieme un panino alla paninoteca vicino alla scuola.
Per fortuna arrivano quasi subito e ci incamminiamo verso quest'ultima.
Nel frattempo Tommaso si è acceso una sigaretta insieme a Cleo.
Io sono contraria al fumo e loro lo sanno, ma fino a quando fumano solo sigarette mi sta bene.
Arrivati all paninoteca Cleo sembra molto strana.
«Devo dirvi una cosa, da un po' di tempo» dice lei in preda al panico.
«Ovvero?» diciamo io e Tommaso all'uninsolo
«Però dovete giurare di non dirlo a nessuno» ci dice lei preoccupata.
La assicuriamo più volte che non avremmo detto niente a nessuno e dopo varie volte che la assicuravamo decide di vuotare il sacco.
«Io credo di essere lesbica» ci dice tutto d'un colpo.
Rimaniamo un po' di stucco perchè da lei potevi sapere cose tipo ho fatto una cazzata con uno su un social e poi si è rivelato solo un 50enne arrapato.
Noi la assicuriamo comunque e le diciamo che qualunque cosa avesse fatto noi la avremmo appoggiata e lei ci ringrazia.
Continuiamo il nostro pranzo e dopo andiamo a casa mia per fare dei compiti.
Io faccio inglese e tedesco, ho scelto il liceo linguistico per poter viaggiare e sapere più lingue possibili, mentre Cleo ha scelto il liceo delle scienze umane e Tommaso ha scelto il liceo scientifico.
Quando ognuno ha finito i propri compiti ci mettiamo sul mio letto e parliamo del più e del meno.
Tommaso ci racconta che Marco Venturi si è fatto una sua compagna di classe durante la 4° ora. Probabilmente lo avrà capito perchè quando Marco si fa delle ragazze nel bagno della scuola lascia sempre un succhiotto sotto l'orecchio destro, lo fa a tutte.
È una cosa che non sopporto di Marco, ma anche di Tommaso, si fanno tipe diverse ogni giorno, senza mai soffermarsi su una, ci frattanto come che fossimo dei giocattoli, ma non lo siamo.
Verso l'ora di cena i miei migliori amici se ne vanno nelle rispettive case e io mi ritrovo a cenare con la mia famiglia.
Siamo molto uniti a differenza di altre famiglie. Mio papà si chiama Simone, mentre mia mamma Alice. Mia mamma quando mi ha partorita aveva i soli 20 anni, ha dovuto abbandonare molto cose per crescermi, mentre mio papà ne aveva 23.
Si sono conosciuti al liceo, mia mamma aveva 15 anni, mentre mio papà 18. Da quel giorno non si sono mai lasciati, tranne durante la gravidanza, lui la ha abbandonata, per poi riconquistarla alla mia nascita.
Finita la cena vado i camera mia a leggere e ascoltare della musica e dopo un po' mi addormento con le cuffiette nelle orecchie.


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