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Ok, sono ufficialmente in ansia. Oggi a Hogwarts c'è subbuglio. Persino io che mi reputo la persona più calma e pacata di questo mondo, corro a destra e a sinistra seguendo il flusso. Di solito non sono interessata ai pettegolezzi, ma stavolta l'argomento è talmente succoso che non riesco a non ascoltare i sussurri. Anche Nick-quasi-senza-testa non smette di parlarne. Non dico che non sia da lui, ma da quando è stato pietrificato dal basilisco tende a starsene per i fatti suoi. A volte lo sento lagnarsi della fifa che ha avuto quella notte. Capirai. Meglio di pietra che ricevere 45 colpi di ascia mal riusciti. Almeno credo. 

-Lucinda, andiamo?-

-Certo, prendo i libri e...-

Le parole mi muoiono in gola quando lo vedo attraversare il cortile di corsa. Non appoggia gli occhi su nessuno. Ha le labbra strette in una smorfia di sofferenza e la fronte impregnata di sudore cattura i capelli spettinati. Riesco a vedere i suoi occhi lucidi attraverso quelle lenti spesse e appannate fuori moda da millenni. Per tutti i draghi, quanta bellezza in una sola persona. Assorta in lui, non riesco a prevedere il gomito omicida della mia amica Rose. 

-Ahi! Ma sei scema?-

-Scommetto tutte le mie sanguisughe all'arancia che stavi guardando Potter.-

-Non c'è bisogno di scommettere un bel niente. Tutti lo stiamo... fissando.-

-Tu che ne pensi?-

-Di cosa?-

-Dai, non fare la finta tonta. Lo ha messo lui o no?-

Guardo Rose negli occhi. Adoro il rosso delle venature del suo iride sinistro e sono affascinata dal blu notte dell'iride destro. Le sposto una ciocca bionda dalla guancia e sospiro prendendo tempo. Non voglio pensare male di lui, però è difficile non farlo.

-Non so.-

-Lui continua a dire di no. Però il calice non è che si mette a sparare nomi a caso. Se è venuto fuori, qualcuno lo ha messo.-

Annuisco con la testa e mi stiracchio guardando il cielo. Un brivido mi percorre tutta la schiena ripensando a come i mangiamorte ci hanno attaccati qualche sera fa. Ed eccola, l'illuminazione.

-Non credo sia stato Potter.-

-Dici?-

Mi avvicino all'orecchio di Rose, cercando di tenere il mio tono di voce più basso possibile. Qui anche i muri hanno le orecchie e non è solo un modo di dire.

-Pensaci bene. Dopo un secolo i grandi capi decidono di riprovarci con il torneo tremaghi che, a suo tempo, ha mietuto un numero corposo di vittime e, guarda caso, nonostante la regola che solo chi ha più di diciassette anni può partecipare, il nome di Potter sbuca fuori. Mi segui?-

-Mi stai dicendo cose che so già.-

-Si, ma fammi finire. Non riesco a togliermi dalla testa l'attacco dei mangiamorte e se ci sono loro, perché non può esserci Vold...-

Rose mi tappa la bocca con le sue mani gelide. Ha il respiro corto, sinonimo che si sta agitando. Cerco nella borsa l'inalatore che sua madre mi ha dato per le emergenze e glielo passo. Inspira la medicina dentro a quell'aggeggio per un paio di volte non staccando gli occhi da me. 

-Tu. Sei. Fuori.-

-Perché? Credo che sia un'opzione da considerare.-

-Non per quello. Stavi per dire... Stavi per nominare... Insomma. Non puoi dire quel nome.-

Sbuffo annoiata e la pungolo con un dito.

-È solo un nome.-

-Non è solo...-

Innamorata di un maghetto sfortunato #OneShotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora