Partenze

342 65 12
                                    

Secchi ed inesorabilmente picchiettanti sembravano quei raggi incandescenti che il Sole mandava in missione sulla Terra durante la stagione estiva .
Povera Estate..! Lasciata lì tutta da sola a combattere contro il Sole, abbandonata dagli amici Vento e Pioggia che, riposandosi in ferie, lasciano ricadere tutte le responsabilità sulla povera Estate che, pur col massimo impegno, riesce a malapena a contenere i caldi raggi che rinsecchiscono l'ecosistema.
Sarà forse per questo motivo che Joshua la odia, odia il caldo appiccicoso, odia il sudore puzzolente, odia osservare tutta quella disidratata natura morente, odia essere "affidato" alla custodia dei vecchi August ed Annalise .
A 16 anni l'ultima cosa che un ragazzo vorrebbe fare durante le vacanze estive sarebbe trascorrerle a casa dei nonni materni, uno chalet una volta adibito ad hotel, acquistato da August nel 1956, collocato vicino le sponde del Crater Lake .
I paesaggi mozzafiato dell'Oregon poco importavano ad un ragazzo che vedeva quella casa come una prigione, isolato dagli svaghi della città e dai propri amici, che trovava un piccolo sostegno solo grazie alla compagnia offertagli dalla figlia degli unici vicini di casa, i Florent .
Si fece giorno , 23 agosto 1987, erano ancora le sette del mattino ma il sole batteva già forte ed i suoi crudeli raggi, da una fessura della finestra arrivavano, perfettamente direzionati, sugli occhi chiusi di Joshua che, dopo ripetuti tentativi di lotta contro la luce, aveva abbandonato l'idea di alzarsi per chiudere quella, ed unica, finestra nella sua stanza e si era sempre più rassegnato alla spietata opzione del risveglio.
Posò prima un piede e poi l'altro sulla moquette della sua stanza e rimase seduto traballante sul letto a rimirare un non ben definito punto della foto appesa al muro scattata anni prima in vacanza a Parigi insieme ai genitori; ripresa coscienza della sua posizione spazio temporale, tirando un lungo sospiro, trovò finalmente le labili forze adatte all'attivazione dei muscoli delle proprie gambe e si levò finalmente in piedi, su delle ridicole pantofole a forma di trofeo ed in mutande, ma sicuramente in piedi.
Trascinando i piedi a mo' di zombie si recò in bagno, sciacquò la faccia e vide specchiandosi, come di consueto, il solito ragazzetto magro dalla carnagione pallida e dai ribelli ricci che ancora mantenevano la piega derivata dalla estenuante lotta contro il cuscino disputata la notte precedente .
Le passioni di Joshua erano principalmente due: la musica ed il cibo; dove un ragazzo così magro mettesse tutta quella roba che ingurgitava rimane ancora un mistero; mangiava davvero molto e quella mattina non fece eccezioni, dalla cucina al piano di sotto risaliva un fievole ma invitante profumo di pancake preparati dalla madre che permisero al ragazzo quasi di fluttuare seguendo quella estasiante scia che come per magia lo condusse a sedersi sulla sedia di fronte al tavolo della cucina.
-"Sempre veloce come una saetta, eh Josh ?!" Disse la madre sorridendo.
Il sedicenne alzò il riccioluto capo e vide la madre, una bella signora sulla quarantina dai capelli mossi e lunghi sempre elegante e pronta già a recarsi al proprio ufficio, che stava servendo la colazione e che con fare dolce accarezzò la testolina del figlio .
-"Buongiorno mamma, papà è già andato a lavoro vero? Peccato! Avrei voluto salutarlo ... Vorrà dire che lo chiamerò più tardi. Ah mamma, complimenti per i pancake, squisiti come al solito!- disse Joshua tra una masticata e l'altra.
-"Sai Josh, dalle nostre parti è buona usanza salutare i propri cugini quando non si ci vede da molto tempo!"
Joshua balzò sorpreso dalla sedia e si girò immediatamente nella direzione dal quale proveniva quella voce e vide lì, seduti sul divano due ragazzi con felpa e berretto verde scuro abbinati; seduti infatti nella stessa stanza vi erano i due cugini del ragazzo: Marcus e Jeremy, due inseparabili gemelli, di un anno più giovani di Joshua, distinguibili soltanto per il colore degli occhi, azzurri di Jeremy e verdi di Marcus.
La voce arrogantemente ammonitoria proveniva da Marcus che lo aspettava a braccia conserte e con gli occhi pieni di sfida accanto al fratellino Jeremy che, accennando ad un piccolo sorriso imbarazzato, continuava a dare piccoli calcetti di rimprovero al fratello per la sua sfacciataggine.
-"Marcus,Jeremy... Che cosa ci fate qui?! Ero così preso dal cibo che neanche vi avevo visti eheheh" - esclamò Joshua balzando dalla sedia, come un soldato che risponde all'ordine di un caporale, con fare maldestro.
-"Scusami figlio mio, avevo proprio dimenticato di dirtelo, quest'anno ci saranno anche i tuoi cugini a tenerti compagnia dai nonni"
In Joshua si accese qualcosa, un barlume di speranza era visibile negli occhi e nel cuore del ragazzo davanti al quale si prospettava una "vacanza", per quanto noiosa, ma non solitaria, aveva finalmente trovato dei compagni di reclusione maschi e che conosceva bene.
I tre ragazzi godevano di una pericolosa complicità che veniva affievolita soltanto dalla distanza che separava le città nel quale vivevano.
-"Josh, ma ti sei visto? Sono già le 7:30 e sei ancora nudo!! Vai subito a sistemarti, questo pomeriggio devo tornare in città per un appuntamento e non posso permettermi di ritardare, alle 8:00 in punto dobbiamo essere tutti in auto per partire".- Urlò la madre con fare infastidito.
Joshua corse allora nuovamente al piano di sopra, entrò nella propria camera ed iniziò a sistemare la valigia.
Decise di portare diverse cose con se per questo mese di "pernottamento": magliette dalle maniche corte, felpe (per contrastare le fresche notti), pantaloni, bermuda, costumi ma soprattutto giochi; non risparmiò nulla: fionde, pistole ad acqua, giochi da tavolo, occhiali di tutti i generi, bussole per l'esplorazione e chi più ne ha più ne metta.
Finita la composizione degli armamenti da viaggio, prese l'ultimo paio di pantaloncini blu rimasti nell'armadio ,li abbinò alla sua maglietta di Flash rossa e corse di nuovo in cucina dove trovò i cugini e la madre già davanti la soglia della porta pronti per uscire; l'ora della partenza era arrivata.
Salirono tutti sulla Jaguar XJ serieII della donna e si avviarono per la strada.
I due cugini crollarono in un profondo sonno, reggendosi l'uno sulla spalla dell'altro, appena dieci minuti dopo l'arrivo all'autostrada mentre Joshua, non riuscendo più a riprendere sonno, rimase a fissare i paesaggi e gli edifici che scorrevano veloci dietro al finestrino pensando, già nostalgicamente, a tutte le cose che avrebbe potuto fare rimanendo in città con i propri amici, alla festa a casa di Jeff, il compleanno di Melanie e mille altre cose ancora.
Quattro ore di viaggio sembrarono non passare più per un ragazzino che si trovava rinchiuso in un auto insieme a due dormiglioni professionali ed una silente guidatrice e circondato da boschi che tanto lo incuriosivano quanto lo spaventavano.
Improvvisamente, dai grossi tronchi di abete del bosco sbucò fuori un maestoso cervo, bellissimo, dalle corna grigio brillante ed una pelliccia dal colore marrone a striature dorate, che sì fermo di colpo al centro della strada.
Janine pressò immediatamente il pedale del freno tanto da far sbalzare in avanti Joshua ed i due nipoti che, svegliati dal proprio sonno, gettarono all'unisono un urlo che risuonò per tutta l'area circostante.
Per qualche strana ragione, forse fortuna, l'auto non sbandò ma si fermò perfettamente dinanzi al fiero animale che, dopo aver fissato per qualche secondo i passeggeri di quella vettura, fuggì verso il lato opposto del bosco.
Lo stupore dei 4 fu interrotto qualche attimo dopo dal suonare frettoloso del clacson di un camionista proveniente da dietro l'auto che esortò Janine a ripartire,ancora pervasa dall'adrenalina, verso la meta.
Nessuno riuscì più a prendere sonno dopo quell'avvenimento.
La macchina intraprese la salita dei monti circostanti e, non appena arrivati sui costoni interni della montagna, comparse dinanzi a loro la fantastica vista di quella grande distesa d'acqua dolce circondata dalle alte rocce e con il suo caratteristico isolotto che, collocato al centro del lago, dona all'ambiente circostante l'aspetto di un irregolare occhio del quale esso costituisce la pupilla.
Conclusa la discesa delle alture l'auto rientrò nel folto degli alberi antistanti al lago e, dopo un paio di curve, sbucò da dietro le curve una grande costruzione di legno; erano finalmente arrivati alla casa.

L'occhio Di GaiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora