It's blue blood

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«Incava le guance», mugugnò sottomesso dalla forza dell'eccitazione che lo teneva vivo: gli scorreva fluida nelle arterie. «Ti pago per questo»,

aggiunse con tono moderato, ed autoritario. Intanto gli passò una mano tra quella chioma morbida, spingendolo lungo la lunghezza eretta del suo membro gonfio e inumidito dalla saliva e dal liquido pre-seminale.

Il ragazzo, sottomesso, non gli rispose: mise direttamente in pratica. Strinse le labbra sul suo membro, ormai rosse, e incavò le guance. Spinse con sapienza il glande dell'altro sotto al palato, e con la punta della lingua gli solleticò il follicolo. La sua bocca era ormai abituata a ciò, così come le sue ginocchia.

Ecco cosa accadeva nei vicoli dei borghi di quella vecchia Parigi, lì vi erano persone che vendevano ses-...

No, non vendevano sesso, vendevano amore carnale. Lo vendevano per portare un pezzo di pane a tavola, e quindi, far mangiare la propria famiglia, ci si vendeva agli altri. D'altro canto, Parigi era la città dell'amore.

«Mon Dieu», ansimò con la voce arrochita, di chi sta per venire ma si trattiene perché la bocca che lo sta accogliendo è troppo invitante e calda per lasciarla. Strinse la palpebre, morsicandosi le labbra con il desiderio di mordere le labbra dell'altro. Percepì una scarica di adrenalina, mista ad uno stimolo dettatogli dal suo stesso corpo, che di quel piacere ne stava avendo fin troppo, allora ci si lasciò trasportare. Si tenne in piedi appiccicandosi ad un muro di pietra grezza, sudicio, e rilassò i muscoli. Il ragazzo che gli stava vendendo "l'amore" si ritrovò la bocca colma di liquido seminale. Prima di ingoiare, si sollevò dalle ginocchia e richiamò l'attenzione del compratore con uno schiocco di dita, e l'altro era ancora confuso ma si riprese dopo poco, osservandolo con un ciglio inarcato e con il capo lievemente abbassato per fronteggiare la sua altezza -bassezza-. Il venditore puntò le sue iridi smeraldine, in quelle di diamante dell'altro. Si osservarono per alcuni istanti, fin quando gli occhi verdi non furono coperti dalle palpebre, la bocca debolmente schiusa, per non far colare quel liquido, e lasciò che la lingua danzasse in quello sperma, percepì l'altro sussultare, e non lo stava toccando. Sussultava per delle 'semplici' azioni. Deglutì gran parte del liquido rumorosamente, il resto lo lasciò colare dall'angolo della sua bocca, rossa ed invitante come le ciliegie.

«Come... Io...», si impappinò a quello spettacolo erotico, poi riprese le redini del comando tossicchiando. «Quanto ti devo ragazzino?», gli domandò con gli occhi lussuriosi a divorargli la bocca. Non ci riuscì, fu più forte di lui: sollevò la mano, e con il polpastrello del pollice gli raccolse quel rivolo di sperma e lo ripulì sulle labbra rosse di quello, che sospirò e schioccò la lingua salata sotto al suo palato, sollevò le palpebre.

«Senza ingoio erano 10 ... Ma ho ingoiato, Monsieur... Quindi, sono 5 franchi in più», rispose lui. Con le guance accaldate, e la voce bianca da ragazzino.

«Facciamo 20 franchi se mi vendi anche un bacio», ribatté l'altro sicuro di sé. Quel ragazzino parve rifletterci, ma non poteva. Era dell'etica che i baci si davano solo alla persona che si ama, e a coetanei, lui era decisamente più grande di lui, almeno di 20 anni.

«No... quelli no, Monsieur»

«Ma come, nemmeno per 25 franchi?»

L'altro sgranò gli occhi, però no. Non poteva, anche se ne aveva tristemente bisogno. In un soffio debole gli rispose. «Le ho detto do no, Monsieur»

«Mi arrendo... Allora... Prendi questi franchi, e buon fortuna», gli prese una mano e nel palmo gli imboccò precisamente 15 franchi, luccicavano e lui se li guardò nello stesso modo in cui avrebbe fatto una gazza ladra. Li strinse in un pugno, ed il ragazzo dagli occhi smeraldini si voltò con l'intenzione di andare.

«Per 5 franchi, il tuo nome me lo vendi?», e glielo domandò con un pizzico di speranza nelle parole. L'altro si voltò, e lo guardò stranito e ci pensava. Realmente voleva vendergli il suo nome? E poi? Perché? I nomi si vendono? D'altro canto, dirgli il suo nome non era qualcosa che lo sconvolgeva, non infrangeva le sue etiche morali. Era un nome, nient'altro.

«Harold...», prese una piccola pausa e gli sorrise con gli occhi, poi, aggiunse: «E tu?... Tu come ti chiami?»

L'altro mugugnò qualcosa d'insensato, ma decise di farla durare per le lunghe, aveva bisogno di qualcuno che si interessasse a lui, oltre per gli affari per le terre ed altro. «Da quando ci si rivolge ad una persona nobile con del "tu"?», pronunciò quelle parole con una punta di sopraffazione, e l'altro s'irrigidì. Cosa? Aveva capito bene? Nobile? Un spiffero di vento gelido gli sfiorò le spalle, e lui non sa se rabbrividì per il vento o per quelle parole, eppure avrebbe dovuto rendersene conto dai vestiti che indossava.

«Scusa... Io... Devo andare, li tenga lei quei 5 franchi», pronunciò spavento ma l'altro si riscosse. «No, fermati Harry. Io sono Louis, dove possiamo incontrarci nuovamente?»

Louis? Pensò Harry, quel nome era fatto per essere pronunciato da lui. Louis, ripeté quel nome nella sua mente: ancora e ancora. «Louis, non volevo mancarvi di rispetto... Non sono nobile, non dovremo avere rapporti...», cigolò a malincuore.

«Perché non possiamo avere rapporto?», domandò con un pizzico di delusione.

«Ed allora?»

«Io non lo sono», disse vago.

«Non capisco il perché... Sul serio»

Harold non rispose, tacque. E Louis ne approfittò per studiarlo. L'osservò dal capo ai piedi, e notò quanto fosse magro e malvestito. Aveva i capelli arruffati, di chi non avesse mai visto un pettine. Però, i suoi occhi quelli risaltarono per via delle sue labbra, erano l'essenza della passione, e dalla sua pelle lattea. Era uno spreco quel ragazzo, non poteva vivere in quelle condizioni.

«Harold?»

Gli rispose con un segno nom ben definito del capo, torturandosi le mani.

«Vuoi vivere una settimana da nobile?»

Il minore sentì una sensazione strana, come se stesse stringendo una rosa dal gambo, noncurante delle spine che gli lacerarono la pelle. Non rispose, semplicemente sorrise. Obnubilato.

(È la mia prima storia! Cosa ve ne pare? Lasciate un commentino, uhm...)

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