CAPITOLO 18

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Riccardo si stava allacciando il papillon alla gola, guardandosi allo specchio del bagno. Indossava un abito elegante, nero, con sotto una camicia bianca, immacolata. I pantaloni se li era fatti accorciare, gli finivano sotto le scarpe. Rimase imbambolato a guardare il proprio riflesso. I capelli scuri gli arrivavano ormai quasi agli occhi castani. Provò a spostarli, ma non gli piacevano. Allora li lasciò un po' scompigliati. Tornò a guardarsi, ma il suo riflesso iniziò a sembrargli più sfocato. Gli parve di cadere all'indietro, ma riuscì a tenersi stretto ai bordi del lavandino.
-Tutto bene?- chiese William che stava guardando la scena appoggiato allo stipite della porta del bagno.
-Sì, sì...ho avuto...solo un calo di pressione, ma ora sto meglio.-
William si avvicinò e lo strinse a sé da dietro. Si guardarono allo specchio insieme e William baciò sulla testa il fidanzato.
-Stai benissimo così.-
Ricky arrossì e sorrise nello specchio. Poi si girò per guardare Will. Aveva su una camicia nera, quasi attillata, e dei pantaloni lunghi, scuri, ma leggeri. Era comunque estate. Ai piedi aveva le scarpe eleganti di suo padre.
-Sembri un uomo d'affari.- gli disse Ricky prendendogli la mano.
-Ho trovato questi.- fece Will tirando fuori dalla tasca degli occhiali da sole neri squadrati. Li indossò.
-Ehi, tu, non sei sulla lista!- esclamò con una voce buffa.
-Come no, guardi bene, avevo prenotato il privé con un ragazzo fantastico, ma non riesco a vederlo sotto quegli occhiali da sole.- disse Ricky malizioso.
Will lanciò via gli occhiali.
-Eccomi, benvenuto nel privé.- disse Will indicando il bagno con un gesto della mano. -Qui potrà soddisfare tutti i suoi bisogni, signore.-
-Ha ha ha. Molto divertente.- fece Ricky avvicinando la bocca a quella di Will.
-Cercavo solo di alleggerire il clima.- si giustificò Will, e ricambiò il bacio. -Sei pronto?- gli chiese poi.
Riccardo tirò un forte sospiro. -Sì, andiamo!-
-Bene, vado a controllare Dave se è a posto, aspettami giù.-
Will si diresse verso la camera dello zio, in cui avrebbe dovuto trovarlo che aiutava Dave a vestirsi.
-Zio! Dov'è Dave?- chiese Will allo zio stravaccato sul letto.
-Dovrebbe essere in camera sua, ha detto che faceva da solo.-
-Certo, un bambino di 5 anni che si mette da solo uno spezzato, ovvio.-
Corse verso la loro stanza. Spalancò gli occhi e si mise le mani in faccia.
-Dave, ma perché non mi hai chiamato?- chiese avvicinandosi al fratello che aveva la giacca elegante al contrario.
-Volevo riuscirci da solo!- esclamò Dave.
-Su, Dave, ho fatto fatica io a vestirmi così. Vieni qui che mettiamo bene la giacca e la camicia. Hai messo alla rovescia anche quella.- disse poi ridendo.
William gli sistemò i vestiti come si deve.
-Oh, perfetto. Ora sì che sei un ometto elegante.- disse Will sorridendo.
Dave ricambiò il sorriso. Will gli tese la mano e Dave titubante la prese.
-Tranquillo Dave, vedrai, andrà tutto bene. Oggi saremo ancora più vicini a mamma e papà.-
Dave si fermò. -Mi mancano tanto.- disse debolmente mentre qualche lacrima iniziava a scendergli sulle guance.
-No, ehi, Dave non fare così ora.- disse Will mettendosi in ginocchio davanti a lui. -Se li troviamo oggi vuoi farti vedere da loro mentre piangi? Fatti vedere mentre sorridi, saranno ancora più contenti. E sarai più contento anche tu. Dai, asciugati le lacrime.-
Dave ci passò una manina sopra per asciugarle e poi sorrise al fratello, che lo abbracciò forte. Di solito era Dave che non riusciva a smettere di abbracciare, ma stavolta era Will che non voleva. Aveva paura che fosse l'ultimo abbraccio col fratello. L'aveva praticamente cresciuto lui, non riusciva a pensare al fatto di lasciarlo solo, non voleva, almeno Dave aveva il diritto di avere qualcuno che si occupasse di lui. Mamma e papà erano sempre stati così impegnati. William era cresciuto con i nonni paterni quando ancora erano in Florida. Dopo questi pensieri, Will si sentì ancora più determinato a voler uscirne vincitore da tutta quella storia. Anche perché, diamine, lui non aveva fatto del male a nessuno, men che meno i suoi genitori o addirittura Laura! Non erano loro che meritavano di uscirne perdenti. Troppo spesso sono gli innocenti a rimetterci. Ma non questa volta, non con William. Avrebbe fatto il possibile.
Scese le scale con Dave per mano, nell'ingresso c'erano lo zio e Ricky pronti per uscire. Nessuno parlava, nessuno sorrideva. Solo lo zio ruppe il ghiaccio dicendo che il taxi si trovava già fuori.
Il silenzio regnava anche durante il tragitto. Si sentiva solo il rumore metallico dell'auto che sobbalzava quando prendeva qualche buca. Ognuno era immerso nei propri pensieri. Forse in quel momento sarebbe stato meglio evitare qualsiasi pensiero.
Arrivarono alla base militare e i cancelli furono aperti immediatamente, tutti sapevano del loro arrivo. Il taxi li lasciò giù all'ingresso e vennero fatti salire su una camionetta mimetica che li portò sulla pista d'atterraggio della base. Vi erano allestite almeno un centinaio di sedie e proprio davanti un palchetto con sopra un altarino e una bara, decorata coi colori della bandiera italiana. Seduti sulle sedie vi erano i soldati e le soldatesse vestiti con abiti civili. Era pur sempre un funerale. Infatti a Ricky iniziò a venire il magone. Dentro quella cassa di legno c'era sua nonna, la donna che l'aveva cresciuto...e ora non c'era più. Si andarono a sedere nella prima fila. Tutti si alzarono in piedi. Come prima cosa venne suonato l'inno d'Italia. Poi tutti si sedettero e regnò il silenzio. Ricky non sapeva chi avrebbe celebrato il funerale. William sorrise sotto i baffi e si alzò.
-Dove stai andando?- chiese sussurrando Ricky.
-Aspetta e vedrai.- rispose William, che si diresse verso il palchetto. Andò al microfono che era stato posizionato al centro.
-Buongiorno a tutti. Grazie di essere qui. E grazie per averci permesso di essere qui.- proferì William. Ricky guardò lo zio con aria interrogativa e lui allargò le braccia perplesso.
-Siamo qui oggi.- continuò Will -per dare un ultimo saluto alla cara Licia, la nonna...del mio fidanzato. La nonna che tutti meriterebbero di avere, una persona meravigliosa, dalla mente aperta, ma, cosa più importante, col cuore aperto a tutti. L'ho conosciuta per poco tempo, troppo poco, avrei voluto avere un rapporto con lei molto più duraturo. Ma quello che mi sento di dire ora è un grande, immenso, mastodontico grazie. Se Riccardo è diventato una persona così fantastica è solo grazie a lei. Molti dicono che nessuno può sostituire una mamma e un papà. Ma questa donna, ha svolto eccellentemente il ruolo di entrambi. Quindi, cari presenti, vorrei invitare qui sopra con me sul palco, il nipote e mio fidanzato ufficiale, vorrei dirgli qualcosa qui davanti a tutti voi.-
Partì un grande applauso mentre Riccardo a testa bassa si diresse verso il palchetto. Will gli tese la mano.
-Caro Riccardo.- riprese Will -perdere un essere caro non è mai facile. Io per te ci sarò sempre, fino alla fine dei miei giorni. So che non potrò mai sostituire tua nonna, né mai arrivare al suo livello in qualsiasi cosa. Ma di una cosa sono certo. Se n'è andata felice. Felice perché se n'è andata con la consapevolezza di aver lasciato un nipote maturo, con la testa sulle spalle e pronto per affrontare il futuro. Ma soprattutto se n'è andata consapevole di aver lasciato in questo mondo la persona migliore in assoluto. Ha fatto un ottimo lavoro con te. Ora tocca a te. Farai diventare questo mondo un posto migliore. Ora la signora Licia starà sorridendo da lassù, vedendoti in questo momento. Vuoi dirle qualcosa?-
Riccardo fece di sì con la testa.
-Bene, il palco è tuo.- disse Will facendo poi partire un applauso. Si andò a sedere al suo posto e vide Dave che lo guardava a bocca aperta.
-Che c'è? Ci ho lavorato tutta la notte.-
Finito l'applauso Riccardo iniziò a parlare al microfono.
-G...grazie a tutti di essere qui. Per me significa davvero...davvero tanto. Grazie William per le bellissime parole, mi hanno commosso. Ma soprattutto, grazie nonna. Non ti dimenticherò mai. Tu hai già reso questo mondo un posto migliore e non potrò mai eguagliarti. Sei stata la migliore mamma e il miglior papà che potessi mai desiderare, non ho nessun rimpianto. Grazie a te io ho imparato la vita. Non me l'hai data tu, ma me l'hai fatta vivere al meglio. Forse un grazie non basterà mai, ma nel mio cuore ogni giorno ci saranno almeno un milione di "grazie" rivolti a te. E anche un milione di "ti voglio bene". So che non potrai ricambiare ma so che li sentirai. E questo mi basta. Grazie nonna, ti voglio bene.-
Un altrò applauso partì. Ma qualcosa di più forte coprì quel rumore. Una camionetta militare era appena esplosa. Il boato interruppe quel momento solenne. Tutti si misero alle proprie postazioni e si prepararono. Non sapevano a cosa. Ma si prepararono.

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