Merry Christmas my friend

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23 Novembre

Gli occhietti brillanti ma vacui di un gigantesco tacchino, fissavano un punto perso nel vuoto con fermezza e una sottile vena inquietante.
L'animale aveva un collo tozzo e color magenta, un piumaggio perfetto, grigiastro e bianco sporco e svettava sul bancone come se fosse lui il proprietario del caldissimo bar: il riscaldamento era alle stelle lì dentro, a contrastare il gelo immane presente fuori, tanto da sembrare di essere in una sauna.

Peggio della presenza del tacchino su quell'altrimenti splendente e pulitissima asta di legno, era solo la condizione dell'animale.
Perché Stiles Stilinski, munito di cuffia, sciarpa e guanti di uno splendido grigio e verde smeraldo, caratteristica della casata Serpeverde alla quale apparteneva fieramente nonostante fosse un babbano come tutti a Beacon Hills e nel mondo, stava fissando un essere che pareva messo lì come un trofeo, ma che in realtà era stato barbaramente impagliato, e il ragazzo sapeva benissimo da chi.

Stiles si rese conto di essere sudato un po' per il terrore suscitato dalla presenza dell'animale, un po' per il caldo del locale, solo quando una goccia cadde lungo la sua guancia e il respiro gli iniziava a scarseggiare.
«Ehm, il solito Malia. E complimenti per l'opera d'arte...» borbottò con poca convinzione, sfilandosi il cappotto e gli indumenti pesanti, e fissando gli occhietti dell'essere gigantesco che sicuramente avrebbe popolato i suoi incubi per qualche settimana.

Il silenzio fece da padrone dietro il bancone, e Stiles, troppo sconvolto per chiedersene il motivo, decise di sedersi su uno degli sgabelli di legno che contrastavano con il marmo scuro attorno alla postazione delle bariste. Fece per prendere il bicchiere, fissando la zona dove bottiglie di alcol di tutte le dimensioni, colori e nazionalità, erano esposte, prima di rendersi conto che nessuno aveva posato il suo amatissimo frullato e la sua desiderata brioche davanti a lui, e che quindi stava afferrando il vuoto.

Il ragazzo guardò oltre quel ridicolo tacchino, specchiandosi nelle iridi color cioccolato e piene di terrore di una giovane ragazza che poteva avere la stessa età di Stiles, e che il giovane non aveva mai visto prima.

«Scusa, puoi ripetere?» biascicò lei, l'unica barista presente oltretutto al momento.

«Il solito. Che tu non conosci perché non sei mai stata qui, o sbaglio?»

«E' il mio primo giorno» disse lei, con una voce acuta, udibile solo dai pipistrelli.

«Beh, il mio "solito" equivale ad un frullato cioccolato e mango, e una brioche con crema di caffè. Credo tu sia in grado di prepararlo, no?»

La ragazza annuì, paonazza, voltandosi per prendere lo shaker dietro di lei e inciampando contro il gradino accanto al lavandino.
Stiles sorrise, empatico verso la giovane. Anche lui generalmente non ne combinava una giusta.
«Cioccolato e mango hai detto...oh!» la sconosciuta iniziò ad agitare lo shaker, afferrandolo solo leggermente e per questo lanciandolo contro la vetrina dove venivano esposti dei curatissimi cupcake.

Stiles non potè trattenere una risata sguaiata, che imbarazzò molto di più la giovane di quanto già non fosse.

«E' il mio primo gi-giorno,e non so usare lo shaker decentemente! Oh che figura! Devo rifare tutto, non posso servirti quel frullato!»
La giovane scosse la testa terrorizzata, colpevolizzandosi forse in maniera esagerata per le brutte figure: prima che uno tra lei e Stiles potesse solo o scusarsi di nuovo, o tentare di tranquillizzare l'altra, una massa di capelli color grano e uno sguardo scuro come i quintali di eyeliner indossati - anche se erano solo le sette di mattina - si palesò davanti a loro, camminando con un po' di fatica perché munita di pancione ben visibile, dato che mancavano pochi mesi alla nascita di Sanaa, e Stiles tirò un sospiro di sollievo.

Christmas Lumos (Ita)Where stories live. Discover now