2. Ophelia

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Apro gli occhi a fatica, li sento gonfi e pesanti, la prima cosa che vedo sono due fiammelle blu danzanti fisse sul mio viso.
Artemis è chino e concentrato su di me.
L'armatura lasciata leggermente molle sul petto, che resta fasciato dalla tuta nera.
La mano destra massaggia le tempie pallide, i capelli neri scompigliati.
Ha un espressione che non riesco a decifrare, tra la noia mortale e la concentrazione,
ma gli occhi ghiaccio restano ancorati alla mia figura.
Sento traballare il terreno sopra cui mi scopro esser sdraiata ,oltre al mio stesso corpo. Passano giusto una manciata di secondi dal mio risveglio e il rumore del motore del convoglio si spinge nella mia testa, assieme al leggero fuoco elettrico che muove la vettura.
Distolgo lo sguardo dal ragazzo ,lanciando occhiate indagatorie alla pancia della vettura su cui mi trovo.
E' un grosso camion rivestito e corazzato in lega carbonio - adamantio ,adatto per gli assalti militari. Ci sono posti a sedere in dura plastica nera lucida ,fissi ai lati del convoglio, e sono occupati rispettivamente per lato da cinque guardie che portano divise militari dei colori del casato Samus verde scuro e grigio, e poi ci sono io, pesantemente adagiata nel bel mezzo del corridoio.
Fucili da mischia tenuti fermi sulle ginocchia seguono il dondolio delle ruote sul terreno.
Solo Artemis spicca nella sua armatura nera mezza smontata, ed ora che rivolgo nuovamente lo sguardo su di lui noto appuntate sul petto due medaglie luccicanti color oro, una a forma di spada e l'altra di grifo.
Nella mia posizione poco pratica cerco di muovere le mani , fallendo miseramente, manette ai polsi sfregano con forza contro la pelle.
Sbuffo , arricciando il naso per il disappunto.
Artemis accenna un sorriso sghembo.
"Ben svegliata , figlia di Demian Fulgor, piaciuto il sonnellino?"
Serro la mascella come a mostrare il mio sdegno.
"Sono certo di sì, dopo il bel baccano che hai fatto in quell'orrendo palazzo a Costellatio..."
Mi mordo le labbra e cerco di concentrare la mia mente sui due anelli appesi al mio collo, per fortuna sono ancora con me.
Chiudo gli occhi seguendo l'energia che si irradia sotto di noi, dal motore del camion ai cavi che sfrecciano sotto i sedili su cui stanno ritte le guardie.
Devo portarla su di me, sul mio corpo.
Quasi come sentisse il rumore dei miei pensieri, Artemis fa una risatina, mostrando bene la dentatura bianca.
"Non credo tu possa fare molto sai..? Ho preso le mie precauzioni.."
Tira un colpetto alle manette che mi bloccano i movimenti.
"Roccia di Nautlas, blocca ogni tipo di energia elettrica, scherma la conduzione,un cazzutissimo isolante insomma."
Il suo sorriso si allarga davanti alla mia espressione di fastidio, e schiocca la lingua.
" Beh, probabilmente a questo punto vorresti entrare qui dentro.."
Si sfiora la fronte , scostando un ciuffo ribelle di capelli neri, per poi abbassare le labbra vicino al mio orecchio sinistro, a quel gesto mi irrigidisco immediatamente.
Lui soffia le parole in un bisbiglio.
"Ma credimi, non ti piacerebbe."
Si fa serio subito dopo aver pronunciato quelle parole, come se lo riportassero ad un qualche ricordo o pensiero sgradevole e doloroso. Si alza in modo agile, dirigendosi verso l'unico spiraglio in vetro del convoglio.
Apre il finestrino, lasciando entrare uno sbuffo d'aria calda e secca.
Deglutisco cercando di schiarirmi la voce, ma ho la gola dannatamente secca.
Colpa dello stress a cui ho posto il mio corpo nella sala interrogatori.
Sfrego la cicatrice sulle manette nel vano tentativo di tirarmi a sedere, sento il metallo graffiarmi superficialmente la pelle.
Le divise verdi e grigie delle guardie nel camion non possono mentire, e dopotutto altrimenti che senso avrebbe avuto il salvataggio della principessa..
Sono sicuramente truppe inviate dal Re in persona,
e questo ragazzo ... questo Artemis?
Ha una grande somiglianza con la giovane dai capelli argentei... ed ha una forza smisurata, anche se non mi è ancora chiaro quale sia il suo effettivo potenziale.
Sarà forse il primogenito del casato Samus?
Ma si sarebbe sporto al pericolo così, in prima linea, in una delle città dove l'odio per la sua famiglia è di sicuro il più radicato?
No, mi starò sbagliando di sicuro, la mia mente è stanca e si lascia prendere dalle congetture più assurde.
Maledetta la mia poca attrattiva verso la politica e le lezioni di etichetta , in cui ogni nome e casato vengono descritti con minuzia ed al dettaglio.
Ho giusto un impasto generale sulle dinastie, grazie a mia madre e a qualche tentativo fatto da Thomas.
Thom...
Mi rabbuio nell'istante in cui penso all'immagine di mio fratello , forse ferito o disperso sul campo di battaglia.
Cerco di ricomporre i cocci della mia mente spezzata e raccolgo la voce.
"Dove...dove siamo?"
Artemis sogghigna continuando ad osservare l'orizzonte.
"Allora non hai perso la voce.."
Alzo gli occhi al cielo e ribatto stizzita.
"Certo che no, mi spiace deluderti."
Scuote la testa.
"Siamo vicino al confine delle terre desertiche, ma ci fermeremo prima,vicino al porto di Clatos.
Così da raggiungere in nave Roccia fendente."
Torna a puntarmi gli occhi blu addosso, quasi gongolando, per poi allontanarsi verso la postazione del conducente.Lo sento chiedere informazioni sulle tempistiche di arrivo.
Roccia Fendente, non mi sbagliavo.
Respiro a fondo e corruccio lo sguardo, completamente in preda al panico.
E' la prima volta che mi allontano da Costellatio, il cuore inizia a pulsarmi nelle tempie .
Mi sento la pressione a mille, ma da un lato forse è anche emozione, una sensazione strana che non so definire.
Una piccola miccia di energia cerca di farsi strada sulla mia pelle, rilascia un bagliore flebile per poi morire sulle manette ai miei polsi.
Ho fantasticato per giorni su quando e come avrei lasciato la mia patria per viaggiare, vedere le terre degli Alti Ghiacci, le pianure sterminate di Viridi, ma mai avrei potuto lontanamente immaginare una situazione simile.
Proprio io, così lontana dalla politica, sono finita completamente immersa in questa giostra asfissiante e mostruosa.
L'unica cosa positiva è Thomas.
Lui è lì, da qualche parte nelle terre di Roccia Fendente.. ed io devo trovarlo.
Il mio carceriere si china su di me, sgancia i ceppi che tenevano ferme le mie gambe.
"Tra poco saremo al porto..e dobbiamo fare un piccolo cambio di mezzo.
Tirati su."
Io ci provo, ma ho le gambe indolenzite e leggermente addormentate per l'effetto isolante della pietra Nautlas, infatti nel sollevarmi il ginocchio sinistro cede e mi sta per far cadere a terra. Artemis mi afferra al volo, saldamente, cingendomi la vita.
"Mi sembravi meno gracile durante il nostro scontro."
Inclina le labbra in un sorrisetto freddo ,mentre dalla mia vita passa le mani sugli avambracci, sorreggendomi.
Il convoglio si ferma bruscamente.
"Eccoci. E' la nostra fermata."
Il portellone si apre, Artemis lascia scendere tutte le guardie per poi spingermi fuori dal camion.
Parcheggiato di fronte a noi sta un altro convoglio blindato identico al nostro e davanti ad esso , ritte in posa plastica militare con i fucili ben in vista, un altro gruppo di dieci militanti sempre rivestiti nella divisa verde e grigia.
Un passo avanti a loro c'è la principessa di Samus.
Ha un aspetto leggermente più ripulito rispetto a quello nella sala interrogatori di Costellatio.
Deve essersi tolta il sudicio ,assieme alle sensazioni di quei giorni passati in una terra nemica, mentre era nel convoglio.
I capelli argentei sistemati in una bella treccia lunga , che le ricade sulla spalla destra. Indossa una tuta verde e un corpetto in ferro.
Tiene lo sguardo impaziente su di noi.
Un improvvisa folata di vento mi fa voltare verso sinistra.
Un porticciolo anonimo si staglia davanti ai miei occhi. Ovviamente hanno scelto di approdare lontano da occhi indiscreti, la città di Clatos deve trovarsi a qualche chilometro di distanza.
Continuo ad ispezionare la zona con lo sguardo, che si sgrana alla vista di ciò che si prospetta subito dopo.
Ad aspettarci, oltre qualche metro di passerella in vetro, immersa in acque dall'apparenza torbida, si erge una nave dalle sembianze di un enorme mostro marino, come intrappolato ed intagliato nel legno.

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