BLAME IT ON THE MOON_

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«Non possiamo entrare lì!» Sirius lo stava praticamente trascinando, tirandolo per un braccio «E se qualcuno ci scoprisse? Dovremo essere nei nostri dormitori, a quest'ora»
L'altro non si fermò, anzi, non lo degnò di uno sguardo, continuando a camminare velocemente verso la stanza.
«Oh, Moony, finiscila. Abbiamo la mappa, non ci faremo scoprire.
...e poi è questo il bello, no? Ha il fascino del proibito»
Aggiunse poi, con una risata.
Arrivarono alla stanza che Sirius sapeva essere deserta. Ne aprì la porta ed entrò, trascinandosi dietro Remus, ancora riluttante.
«Non riesco a capire cosa ci trovi di talmente bello, tu e il tuo fascino del proibito...
...hai almeno idea di che aula sia?» Domandò Lupin, guardandosi intorno.
Sirius si voltò verso di lui, senza lasciargli la mano.
«Credo sia quella di Incantesimi, del primo o secondo anno. Ma chi se ne importa?» rispose con noncuranza, mentre posava il lume sulla cattedra. Poi cercò qualcosa nella tasca della giacca.
«A proposito, ho preso queste. Spero che non ti dispiaccia» sorrise, mostrandogli delle barrette di cioccolato. Sapeva di avere un asso nella manica: quando si trattava di Moony, il cioccolato era sempre una mossa vincente.
Remus stava per ribattere, ma non appena i suoi occhi incontrarono il cioccolato si illuminarono. Sirius conosceva tutti i suoi più oscuri segreti. O quasi...
«D-dove le hai prese?» e un sorriso gli illuminò il volto.
Il più grande sorrise, trionfante
«Diciamo che ho le mie fonti.» si limitò a rispondere, misterioso.
«Posso...?» chiese Remus con un filo di voce, fissando le tavolette
«Certo che puoi. Le ho portate per te.»
«Ehm. Grazie...» e ne prese una. Cosa gli prendeva? Stava arrossendo? Perché arrossiva?
Sirius dovette mordersi le labbra per non ridere davanti all'imbarazzo di Remus. «Pensi ancora che sia stata una cattiva idea venire qui?»
«Sì. Assolutamente.» nel frattempo scartava la carta argentata con gli stessi occhi di chi vede Mielandia per la prima volta
«Lo vedo» lo prese in giro, Sirius, godendosi la vista della sua gioia.
«E tu sei a dieta?» Disse Remus. Non voleva certo mangiarle da solo. Ne addentò un pezzo, controllando ogni tanto la Mappa per vedere se arrivava qualcuno: i corridoi erano deserti.
«A dieta? Ma quando mai. Sei tu che non mi hai lasciato neanche il tempo di avvicinarmi.»
Ne riprese una, scartandola.
«E rilassati, perché mai qualcuno dovrebbe venire qui?» Aggiunse poi, accennando alla mappa.
«io... Non lo so. Solo, non sono abituato a questo genere di cose.»
Sirius sorrise maliziosamente.
«Ti ci abituerai.»
«Con te e James? Sarebbe impossibile non farlo.» Ma la voce gli si fece più flebile, man mano che Sirius si avvicinava.
Infatti subito dopo lo attirò a sé, mise le mani sui suoi fianchi. Poi lo baciò.
«Sai di cioccolata.» Sussurrò Sirius a pochi centimetri dalle sue labbra, appoggiando la fronte sulla sua.
Le guance di Remus scottavano, poteva sentire il suo cuore battere all'impazzata nel petto. Rise.
Lo baciò di nuovo, sentì la lingua di Sirius insinuarsi nella sua bocca, e schiuse le labbra lasciandosi sfuggire un gemito
Fece scorrere la mano lungo la sua schiena, fino ai capelli, mentre Remus posava entrambe le mani sul suo petto. Anche il suo battito era accelerato.
«Ti amo.» disse il più piccolo, piano.
Sirius si allontanò di scatto, come se si fosse scottato.
«Non è possibile.» disse in tono piatto.
Remus aggrottò la fronte, offeso. Dopo tutto quello che avevano fatto?
«pensi di saperlo meglio di me?»
«Certamente, tu sei troppo giovane e innocente per sapere certe cose.»
E si sistemò i capelli, con un gesto indifferente.
«Il fatto che tu mi trovi immensamente attraente non vuol dire nulla, succede a prescindere.»
Non poteva stare realmente accadendo. Dove lo trovava il coraggio per dire certe cose?
«Ma tu non riesci mai a prendere qualcosa sul serio?» stava quasi urlando.
Sirius finse di pensarci «...no.»
Era troppo.
Remus andò via, verso la porta
«Senti, vaffanculo, Sirius.»
Era impossibile stare a discutere con lui: passavano gli anni ma rimaneva sempre un bambino.
Sirius rimase esterrefatto dal suo linguaggio. Era estremamente raro che non parlasse in modo più che educato. Questo gli fece capire la serietà della situazione
«Aspetta!»
Remus non aspettava altro: si girò di scatto, con le lacrime agli occhi
«Sono stanco.
Stanco di questo tuo comportamento così infantile, della tua superficialità.
Sono stanco di te.
Ti diverte giocare con i miei sentimenti?
Beh, a... a me no!
Magari per te sono solo uno dei tanti da portare in camera da letto, e magari è così, e...» stava per dire troppo. Così fece un profondo respiro, limitandosi a dire: «Sappi che con te ho chiuso. Addio, Black.»
E si girò di nuovo. Stava esagerando?
No, quella volta aveva davvero chiuso con lui. Non ne poteva più del suo fare infantile, della sua superficialità.
Sirius indietreggiò istintivamente di un passo, colto di sorpresa. Non si aspettava che il suo comportamento avesse ferito Remus così tanto.
«Dio, quanto la fai lunga...»
Mormorò inizialmente, a disagio. Non sapeva cosa dire, né come comportarsi. Era una frana in certe cose.
Cosa avrebbe potuto fare, a quel punto? Continuare ad insistere di avere ragione, a dire che era l'altro a fare troppe storie? Mantenere il suo punto di vista, il suo sarcasmo e rifiutare di ammettere che ci fosse qualcosa di più tra loro?
Era la cosa più facile da fare. Il comportamento tipico che aveva avuto fino a quel momento, in qualsiasi situazione. Aveva lasciato che chiunque fosse insoddisfatto di lui se ne andasse via, convinto che sarebbero tornati indietro, che lo avrebbero pregato in ginocchio.
Ma non era mai tornato nessuno. Nessuno di importante.
E non voleva assolutamente perdere Remus, anche se forse era già troppo tardi
«Davvero, non è come pensi.»
Disse debolmente, avanzando di un passo e cercando il suo sguardo, senza toccarlo né avvicinarsi troppo.
Remus sorrise con amarezza.
«È tutto quello che riesci a dire? "Non è come pensi?"» Sbuffò, incredulo, mentre sorrideva ancora. Non provava niente. Non era arrabbiato, né triste. Lo fissava, e sentiva solo un opprimente senso di vuoto allo stomaco.
«No, no, è che...»
Si mise le mani nei capelli, incapace di trovare le parole. Eppure nella sua testa aveva tutto un senso.
«È che sei talmente complicato! Qualsiasi cosa io dica la prendi sul serio!
A meno che io non faccia sul serio, in quel caso penserai che io stia scherzando, e allora-»
Si interruppe di nuovo, rendendosi conto di starsi arrampicando sugli specchi.
«È che non ci sono abituato, sai.»
«Abituato... a me?» era confuso. Sirius e la sua dannata mania di vittimizzarsi.
«Sì, a te.» Abbassò lo sguardo
«A qualcuno a cui importa sinceramente di me, in realtà.»
Remus scosse la testa.
«No, Sirius, non me la bevo.
Non puoi fare la vittima e risolvere tutto con del sesso perché hai finito le parole dolci, non stavolta.»
«Non sto facendo la vittima e non ho la minima intenzione di risolvere tutto con del sesso»
Passò ad un tono aggressivo, ormai troppo fuori di sé per pensare lucidamente a quale fosse il comportamento più oculato. Perché doveva essere tutto così difficile?
«E cosa vorresti dire con "stavolta"? Come se lo avessi già fatto, prima!»
Si rese conto troppo tardi di essere entrato in un terreno accidentato e rischioso soprattutto per se stesso.
Remus lo fissava.
«Dici sul serio? Tu risolvi tutto con il sesso, Black»
«Mi pare che tu non ti sia mai opposto a questo modo di affrontare le cose, finora.»
Passò di nuovo all'attacco, incrociando le braccia.
«Ma non è questo il punto!» Come la rigirava Sirius la frittata, nessuno
«Non puoi pretendere che sia tutto un gioco, io...
io ci tengo a te, Sirius.
È solo che tu non lo vuoi capire, preso come sei da tutte quelle... Ragazze che ti vanno dietro!»
L'aveva detto. Ora non si tornava più indietro.
Voleva solo che tutto finisse, voleva solo tornare al dormitorio e restare là. Tanto con Sirius ogni discussione era persa in partenza.
«Quindi è questo il problema?» Abbassò la voce, stanco. Era contento che si stessero avvicinando al nocciolo della questione.
«Quelle tre o quattro sciacquette? Sei geloso?»
«Ma ti ho appena detto che...!» Si bloccò. Per un istante lo guardò negli occhi.
Quegli stessi occhi che avevano per primi catturato la sua attenzione sul Treno, il loro primo anno. Allora non sapeva che gli avrebbero portato tanti problemi, ma nemmeno che sarebbero diventati così indispensabili per lui. Sospirò, rassegnato.
«No.
E comunque l'hai detto tu, no? Non c'è niente di serio tra noi.
E ora ti prego, tornatene pure dalle tue "sciacquette" di cui non ricordi nemmeno il nome.» Ma stavolta c'era delusione nella sua voce.
Di nuovo, Sirius ebbe la tentazione di rinunciare. Di lasciarlo andare via.
Ma qualcosa lo trattenne.
Forse lo sguardo che gli aveva lanciato, forse la delusione nella sua voce. Erano tutti segni di quanto lo avesse ferito, allontanato da sé. Ma allo stesso tempo sembravano implorarlo di dargli una ragione per non andarsene. Se era vero che la rottura faceva più male se il legame era stato più profondo, allora il loro lo era stato.
Lo conosceva fin troppo bene: sapeva quanto fosse serio, ma sapeva anche che era un essere umano, e che, come tale, non desiderava altro che tornare indietro alla felicità.
Perciò non rinunciò. Con pochi passi lo seguì, annullando la distanza tra loro.
«Aspetta.»
Disse, prendendolo per un braccio e costringendolo a voltarsi verso di lui.
«Non mi importa niente di quelle. Non mi importa niente di nessuno, a parte te. Quindi smettila di essere così permaloso, cazzo. Stavo solo scherzando.»
Era modo di scherzare, quello? Eppure, Remus nonostante tutto lo capiva quando Sirius stava mentendo, ed in quel momento non era così.
«Sei un idiota. Ti odio, non sai quanto»
Si avvicinò, e lo baciò.
Lo odiava davvero, quando faceva in quel modo. Ma forse aveva davvero esagerato, prima...
A Sirius venne quasi da ridere, -e l'avrebbe fatto, se solo non avesse avuto la bocca impegnata in altro- nel vedere la reazione del più piccolo.
Questa era una sua mossa, non da Moony. Ed era sicuramente una nota positiva. Rispose al bacio, sperando che fosse tutto a posto.
«Ti odio anch'io.» Soffiò ironico, quando si separarono.
«Ti prego, sta' zitto» Remus si precipitò a baciarlo di nuovo, ma con più foga.
Non era da lui, questo lo sapeva bene, ma ne aveva bisogno.
E comunque, avrebbe potuto dare la colpa all'avvicinarsi della luna piena.
Dal canto suo, Sirius era contento del fatto che Remus sembrava non avercela più con lui, quindi approfittò del momento, sapendo che non sarebbe durato a lungo.
Rispose al bacio, stringendo Moony a sé, ma poi si allontanò, solo per il gusto di scherzare col fuoco.
Remus gemette contrariato, e lo strinse possessivamente non appena si riavvicinò a lui, infilando una mano tra i suoi riccioli scuri.
Lo spinse per le spalle, facendolo aderire al muro, ma senza staccarsi dalle sue labbra. Voleva di più. Voleva semplicemente non pensare, almeno per una volta.
Quasi a sentire la sua silenziosa preghiera, Sirius spostò le mani verso l'abbottonatura della sua camicia, cercandola a tentoni, senza smettere di baciarlo. L'aprì completamente, un bottone alla volta, mentre spostava entrambi verso la cattedra.
Toccò la pelle scoperta, e nonostante il suo corpo fosse estremamente caldo fu attraversato da un brivido, che come una scarica elettrica passò anche a Lupin.
Fece scivolare le mani verso la sua schiena, seguì il profilo della sua colonna, sentendo ogni singola vertebra e ogni singola cicatrice.
Al suo tocco Remus gemette contro le sue labbra, socchiudendo gli occhi
«H-hai le mani congelate.»
Sirius fece un sorrisetto, continuando a sfiorarlo appena.
«No, sei tu ad essere bollente.»
La sua schiena arrivò a toccare il bordo della cattedra, e fu costretto a fermarsi.
«Forse è così...» sussurrò Lupin, e allentò la sua cravatta, spostandogli i capelli neri dal collo, lentamente, e con una curiosa meticolosità.
Baciò un lembo di pelle, scoperta, per poi prenderlo tra i denti, causando un gemito al maggiore.
Non era suo solito prendere certe iniziative. Sapeva già che l'indomani se ne sarebbe pentito, vedendo a lezione il segno rosso che gli stava lasciando sul collo.
Piacevolmente sorpreso dal comportamento insolito di Remus, Sirius inarcò la schiena, annullando anche la minima distanza tra loro, e cercò di nuovo le sue labbra, riprendendo a baciarlo con più foga. Lo spinse indietro, sollevandolo, costringendolo a sedersi sulla cattedra
«Ahn--! Sirius...» e cingendogli i fianchi con le gambe affondò la testa nel suo collo, tra i ricci scuri, nel sentire i loro bacini scontrarsi. Avvampando nel realizzare quello che stavano facendo, dove lo stavano facendo.
La cosa sembrava invece non toccare minimamente Sirius, come se limonare nel cuore della notte in una vecchia aula fosse cosa da tutti i giorni. Che poi, conoscendolo, magari era così.
Chinandosi su di lui col respiro affannato, Sirius continuò ad accarezzargli la schiena, ma con più furia, lo baciò sul collo, ripetutamente, a volte con delicatezza, a volte arrivando a morderlo, nei punti più sensibili. Al che Remus piegò la testa da un lato, per facilitargli il lavoro
Sirius sussurrò il suo nome di rimando, chiudendo gli occhi.
E mentre con la mano saliva, percorrendo la colonna vertebrale con i polpastrelli, con la bocca scendeva, sfiorando prima la clavicola, poi arrivando al petto. Là si bloccò. Alzò lo sguardo, cercando quello di Remus. Stabilito il contatto visivo spostò la camicia dal suo petto, scoprendo un capezzolo, che iniziò a sfiorare con l'indice, in movimenti lenti e circolari, provocando un sospiro interrotto a metà al più piccolo
«L-le tue mani. Sono ancora fredde.» mormorò, respirando pesantemente, scosso da violenti brividi, cercando però di non distogliere lo sguardo dal suo
«Ah, sì? E allora vediamo di riscaldarle...» Disse con un ghigno, prendendo il capezzolo ormai turgido tra due dita, stringendo appena
E mentre così diceva spostò le labbra verso l'altro bottoncino di pelle, stuzzicandolo con la lingua e con i denti. Riuscì a strappargli un gemito più forte degli altri, costringendolo ad appoggiandosi alla cattedra con una mano.
Remus strinse la presa con le gambe, affondandogli le unghie nella spalla, con la mano libera: il suo corpo non rispondeva più ai comandi.
Senza quasi accorgersene le sue mani scesero verso il cavallo dei pantaloni del più grande, e abbassò la zip
«Ti voglio.»
Disse in un sussurro, perso nell'inibizione del momento. E quando si rese conto di cosa aveva detto, era troppo tardi. La luna. Era decisamente colpa della luna.
...per Godrick, cosa gli passava per la testa?
Eppure tentò di scacciare quel pensiero: non era il momento per l'imbarazzo.
Sirius ansimò, tentando di avvicinarsi di più. Non era più capace di pensare razionalmente, c'era solo il battito troppo veloce del suo cuore e il respiro di Remus, caldo sulla sua pelle.
Strinse a sé Moony, baciandolo, mentre si liberava della sua camicia, sfiorandogli le spalle, e infine fermandosi con le mani all'altezza dei suoi fianchi. Poi, incapace di resistere, lo baciò di nuovo sulle labbra.
Lupin rispose al bacio, scosso da un brivido causato dall'aria fredda a contatto con le spalle nude.
Si staccarono, per riprendere fiato, e istintivamente guardò in basso, verso il suo stesso petto attraversato da lunghe cicatrici. Alcune, le nuove, erano più visibili, altre più sbiadite. Lo sguardo gli si incupì.
Sirius colse il suo sguardo, e anche lui fu colto dalla malinconia.
Si fermò, allontanandosi appena, e sfiorò con la punta delle dita tutte le sue cicatrici, una alla volta. Lasciando un leggero bacio su ognuna.
«Non ci pensare.» gli disse piano.
«Per me non cambia niente.»
Remus lo guardò negli occhi, mentre lentamente delineava il contorno di ogni sua cicatrice
«Ma per me sì.» gli afferrò la mano, forse ci mise un po' troppa forza
«Sono un pericolo, lo sai» disse, abbassando lo sguardo. Allentò la presa, senza però allontanare la mano
«Non sei al sicuro con me. Nessuno lo è.
È il mio...» un accenno di sorriso, malinconico «piccolo problema peloso, Sirius.»
Il suo sguardo tornò ad incupirsi
«È per questo che prima...» sospirò, cercando le parole adatte «Sai meglio di me che quando mi trasformo, io non riesco a controllarmi, non sono me stesso. E adesso che voi siete diventati animagus, io-»
Sirius lo zittì con un bacio, poi si ritrasse e parlò, tenendogli il viso tra le mani, mentre accarezzava una cicatrice più piccola sulla sua guancia
«Non dirlo nemmeno. Ti ho detto che non m'importa, ed è così. Qualunque rischio e qualunque pericolo comporti stare accanto a te, ne vale la pena. Affronteremo questa cosa insieme.»
Lo guardò serio, quasi commosso. Non avrebbe mai lasciato che Remus rimanesse solo, o che dovesse rinunciare a qualcosa per colpa del suo problema.
«Non ti libererai così facilmente di me» aggiunse poi, con un sorriso tirato, spostandogli un ciuffo di capelli dalla fronte.
«Oh, Sirius» sorrise. A nessuno era mai davvero importato di lui, c'erano sempre stati solo i suoi genitori. I malandrini erano la cosa migliore che gli fosse mai capitata.
Sirius lo era.
«Conoscendoti, non riuscirei a liberarmi di te nemmeno se lo volessi»
Si baciarono, ma stavolta con dolcezza.
E in realtà Sirius fu grato che si fossero baciati, perché altrimenti dubitava sarebbe riuscito a trattenere le lacrime, sentendolo parlare con quel tono di voce.
Stupido, vecchio cane sentimentale.
«Infatti. Non ti libererai mai di me. Sarò sempre qui intorno, a cercare di esasperarti.» sussurrò, e la voce quasi gli tremava
«E lo spero bene» lo abbracciò, affondando la testa nel suo collo
Sirius lo strinse a sé, giocherellando con i suoi capelli. Grazie alla sua vicinanza, al suo calore e ai suoi insulti scherzosi, riuscì a ricacciare indietro le lacrime. Pensò che l'altro non se ne fosse accorto, ma Remus aprì gli occhi, rimanendo in quella posizione
«...stai piangendo?»
Scoprì poi di avere torto.
«Io? No, macché!» sbottò immediatamente.
Moony si allontanò di scatto, con le mani sulle sue spalle, sorridendo
«Sirius Black, sai che non riesci a fregarmi»
«Oh, vaffanculo» Rise, colto sul fatto, e poi lo baciò, cingendolo con le braccia e avvicinandosi.
In quel momento si aprì la porta, e una luce, proveniente da una bacchetta, illuminò la stanza, seguita da una figura scura.
Figura che entrambi, purtroppo, conoscevano fin troppo bene:
Circondato dalla sua solita aura negativa, entrò nella stanza Severus Piton, ergendosi in tutto il suo splendore.
Trasalirono, staccandosi istintivamente l'uno dall'altro. Ma ormai li aveva visti.
E in ogni caso, sarebbe stato piuttosto difficile spiegare cosa stessero facendo in un'aula vuota senza metà dei vestiti addosso.
Remus scese dal tavolo, asciugandosi malamente le labbra con un avambraccio, mentre cerca a tentoni la camicia «S-severus-»
«Mocciosus! Che diavolo ci fai qui?» In situazioni come quelle, mai lasciar parlare Moony. «Sempre a cacciare quel tuo naso fuori misura negli affari altrui!» sbottò Sirius, cercando la bacchetta.
«Io stavo solo prendendo un libro. Ho il permesso del professore.
Voi, piuttosto. Potrei vomitare.
Non avete altri posti dove fare le vostre... Cose?» Storse il labbro, avviandosi verso un armadio alla fine dell'aula, senza degnarli di uno sguardo
«E, ti prego, Black.
Alzati quella zip.»
Sirius si riscosse e, prima ancora di poter pensare a ribattere, si alzò la zip. Poi si rese conto di aver appena obbedito a Severus e lo incenerì con lo sguardo. «Ma davvero? Hai il permesso del professore?» Ripeté con voce petulante, canzonandolo.
Nel frattempo, Remus sembrava vicino alla combustione spontanea.
Sirius gli gettò una lieve occhiata, ma lui era troppo preso dalla sua camicia e dal suo imbarazzo per notarlo.
«Sì, Black, ma non credo si possa dire altrettanto di voi due.» La sua voce rimase monotona e inespressiva, e così anche il suo volto, ma nell'ultima parte della frase i suoi occhi scintillarono di malizia.
Sirius sorrise, fingendosi spavaldo.
«Ci stai minacciando? Ma per favore, non avresti mai il coraggio di spifferarlo a qualcuno.»
«Non sfidarmi. Tu non mi conosci.» e con il libro in mano fece un passo verso i due. Finalmente Sirius riuscì a trovare la bacchetta, e gliela puntò contro.
Lupin alzò lo sguardo di scatto, allarmato. Non era il momento di fare certe mosse azzardate.
Sirius colse il suo sguardo, ma lo ignorò deliberatamente. Aveva l'occasione di provocare Mocciosus, non poteva lasciarsela scappare. E poi, doveva dimostrargli che non gli importava nulla, così anche lui avrebbe dato poco peso a quanto era appena successo.
«Per Godrick, sono terrorizzato.» l'apostrofò, sarcastico. E con un semplice incantesimo di levitazione gli fece scivolare via il libro dalle mani.
«Sirius! Ma sei impazzito!» Remus l'afferrò da una spalla, facendolo girare verso di lui con uno scatto
«Andiamo, è solo Mocciosus» sorrise tranquillamente.
Il Serpeverde afferrò di nuovo il libro, goffamente, e trafisse Sirius con lo sguardo
«Maledetto Black.» sibilò con tono minaccioso.
«Lascia fare a me, Moony.» disse Sirius con dolcezza, ignorando Severus e guardando complice il suo compagno.
«Voi due. Non cerco guai.» Severus incassò il colpo, ingoiando tutti gli insulti che in quel momento avrebbe voluto urlargli contro.
«Fareste meglio a tornarvene nei vostri dormitori, a meno che le vostre cose non vogliate continuare a farle nella Foresta Proibita»
«No. Infatti.» Lupin lanciò un'occhiata severa a Sirius. Qualunque cosa avesse intenzione di fare, non era il caso. Meglio chiudere lì la conversazione.
Sirius guardò Remus, poi fissò gli occhi su Severus.
«Anche tu faresti meglio a tornarci.»
gli intimò. Poi rimise in tasca la bacchetta.
Piton si aggiustò il mantello, contrariato. Per quanto Black non si trovasse nelle condizioni di dare ordini, decise di rinunciare. Anche se aveva torto, meglio finirla lì. «Senz'altro. Almeno non avrò sotto gli occhi questa... Indecenza.
Prendetevi una stanza, la prossima volta.» disse disgustato.
Si incamminò verso la porta, poi, arrivato a pochi centimetri da essa, parve ripensarci.
Si voltò verso di loro e aggiunse, guardando insistentemente Remus:
«Sempre che possiate permettervela.»
Poi uscì velocemente e si chiuse la porta alle spalle con un tonfo.
Remus prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi. Quando li riaprì, li posò su Sirius.
...era un sorrisetto, quello che stava facendo?
«eppure, prenderci una stanza era proprio quello che avevamo fatto.»
All'inizio Sirius fu tentato di seguire Piton fuori dalla stanza. Non avrebbe dovuto permettersi di dire certe cose. Poi vide la tranquillità di Remus, e si rese conto di quanto gli dovesse essere costato mantenerla.
Perciò, per una volta, evitò di fare casini, limitandosi a borbottare un insulto tra i denti. Poi guardò di nuovo Remus e rispose al suo sorriso.
«Hai ragione, in effetti. Però adesso andiamo.»
E aggiunse, ammiccando: «In fondo, non abbiamo bisogno di una stanza. Siamo nello stesso dormitorio.»
«Oh, sei impossibile.» sbuffò divertito, roteando gli occhi in modo teatrale.
Poi si bloccò.
Si mise di fronte a Sirius, d'un tratto serio
«Ma non credere, Black, di cavartela così. Ce l'ho ancora a morte con te.
Sarà solo colpa tua se tutta la scuola, adesso, verrà a sapere della nostra... re...lazione»
Quasi sussurrò le ultime sillabe, abbassando lo sguardo in leggero imbarazzo.
Già, non era abituato a questo genere di cose.
E poi, lui nemmeno voleva andarci, in quella vecchia aula, era stato Sirius a costringerlo. O almeno, era quanto continuava a ripetersi...
L'altro scoppiò a ridere «Tranquillo, so come fartela passare.»
Poi smise di ridere e lo guardò negli occhi.
«Mocciosus non lo dirà a nessuno. E comunque, nessuno gli crederebbe.» lo rassicurò. Poi s'incupì leggermente
«E anche se fosse? Se lo venissero a sapere? Sarebbe un problema per te?» chiese serio.
«Io...» sospirò «Sirius. Non cambierebbe nulla comunque. Non è certo lo stare con te che terrebbe lontane le persone. Anzi.
Mi preoccupo più per il tuo seguito di ragazze...»
Perché in fondo, emarginato per emarginato, tanto valeva aggiungerci anche l'essere gay. Almeno avrebbero avuto un motivo valido per stare lontani da lui.
«Non mi importa di quelle. Sceglierei mille volte te.»
Era così stranamente serio quella sera.
Lo baciò con delicatezza
«E se qualcuno prova a dirti qualcosa, se ne pentirà.»
Remus socchiuse gli occhi, abbandonandosi a lui. Dannazione a Sirius, alle sue labbra, e a lui che non riusciva mai a resistergli.
Poi senza allontanarsi da lui sussurrò: «domani abbiamo compito di trasfigurazione. Sarà colpa tua se mi addormenterò sul banco.
...o se trasformerò il calice in un cuscino.»
Sirius rise al suo tentativo di fare una battuta «Il compito di trasfigurazione, eh?» rimase vicinissimo a lui «Un ottimo motivo per saltare scuola.» suggerì, sussurrandogli all'orecchio con un ghigno.
Poi si protese di nuovo verso di lui, restando a pochi centimetri dalle sue labbra.
Ma Remus si allontanò di colpo «Sirius Black, non pensarci neanche!»
Padfoot rise di nuovo, seguendolo.
«Va bene, va bene. Andiamo.»
Dopodiché gli mise un braccio intorno alle spalle e si diresse verso la porta.
Remus non lo allontanò, anzi si strinse di più a lui, mentre prendeva la mappa per riuscire a tornare ai dormitori senza dover dare strane spiegazioni a nessuno.
Perché del resto, era stata tutta colpa della luna.

BONUS:
Se ne andò velocemente, chiudendosi la porta alle spalle.
Quei due bastardi.
Beh, per lo meno aveva fatto la sua uscita ad effetto: era il migliore in quelle.
Quando fu sicuro che nessuno dei due lo stesse seguendo, si lasciò scappare un sorriso.
Perché in fondo, quei due bastardi insieme stavano davvero bene.


Diario di Lunastorta, data astrale 21.02.17

Ed eccoci qui: un Remus libidinoso e bramoso di attenzioni. Mi ci potrei anche abituare.
(Ma la colpa è della luna, eh.)
È stata difficile, da scrivere, anche perché è nata come rp (con questa piccola perv (che ancora non sa di esserlo) Padpad qua sotto <3), e non ne avevo mai trascritta una. Brutta storia, le role.
Ma tornando ai miei gay babies: sono due terribili Drama Queens. Sì, sto guardando te, Lupin.
Piaciuto il piccolo Bonus? Idea mia.
Perché in fondo, Piton nON È ALTRO CHE UNA SLASHER ACCANITA COME TUTTE NOI
Sfogo momentaneo finito. Per ora. A te la linea, Padpad.

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Salve a tutti!
Non posso che concordare con Moony: è stato più difficile di quanto pensassimo.
Ma è stato anche bellissimo, almeno per me, grazie anche alla sua compagnia, che è una delle più piacevoli che io conosca.
~E ora mi fermo prima che tutto diventi troppo gay.~
Vorrei precisare che questa è la nostra prima Wolfstar e che quindi siamo asdfghjkl, quindi siate clementi.
E se possibile lasciateci qualche recensione!

Blame it on the moonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora