21 LUGLIO 1794

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Sono qui. Sono vivo. Forse sarebbe stato meglio morire per mano dei miei nemici, o semplicemente ritrovarmi ferito gravemente.  

Ma chi voglio prendere in giro?
Mi sento più vivo che mai. Anche se sento la mancanza di qualcosa.              Ma cosa potrebbe essere?                  Ricordo solo il rituale fatto dalle mie amiche streghe per rendermi più forte. 

"Carter, c'è sempre un prezzo da pagare se vuoi andare contro natura" furono le ultime parole della strega più anziana.

Ora che sono in piedi e mi sto dirigendo verso le case dei miei concittadini, inizio a sentire qualcosa di diverso in me.
Ogni singolo nervo del mio corpo è teso, i muscoli sono contratti, e continuo a sentire una mancanza. Non riesco proprio a ricordare il "prezzo da pagare".  

Mentre cammino, percepisco chiaramente il battito del mio cuore, molto lento, anzi troppo, sembra stia per fermarsi. Sono forse uno zombie?                                                                                      
Una signora mi saluta, ricambio, ma io non ho memoria del suo viso. Strano, la nostra città è minuscola, e io ne ricordo ogni singolo abitante.                                                                        
 Proseguo il mio tragitto verso casa, ormai il sole è una piccola pallina di luce tenue che si sta nascondendo tra le colline.
La mia dimora è vuota, probabilmente la mia famiglia è partita senza dirmelo.
Strano.      
Mi avvicino lentamente alla porta, e noto che è scardinata. Le finestre sono sparite, al loro posto ci sono delle assi di legno inchiodate. Sembra una casa abbandonata, non la mia!                               

Ho bisogno di spiegazioni. Vedo un uomo in lontananza, decido di avvicinarmi per fargli qualche domanda.                                                                                                                              "Buon uomo, mi scusi. Saprebbe dirmi che fine abbia fatto la famiglia che abita in questa casa?".                              Il signore, dai lunghi baffi bianchi mi risponde in modo sconvolto:                  "Giovanotto, non starà per caso parlando della famiglia Wilkinson?!"   Annuisco con la testa "Perchè, c'è qualcosa di strano?"                    
 L'uomo non si preoccupa di nascondere il suo sdegno e spalanca la bocca "Cose terribili, cose terribili sono accadute!".                                                                                                                 Costui è pazzo. Mi sono assentato per solo due giorni, non può essere accaduto assolutamente  niente.     Solo che davvero non capisco perchè non ricordo ciò che mi hanno detto le streghe. Il nostro patto era stato molto semplice e conciso : per avere maggiore forza, per essere più al sicuro, più potente, avrei dovuto dare qualcosa in cambio. Ma cosa?.         Devo scavare negli abissi della mente per poterlo ricordare. Ho deciso di "cambiare" per proteggere i miei cari dalla guerra imminente. 

"La prego, mi dica cosa è successo" esorto il mio interlocutore.                     "Tutti odiano parlarne, ma lei mi sembra davvero interessato a questa famiglia, quindi le racconterò...ben due anni fa, il capostipite dei Wilkinson iniziò ad impazzire. Da quando suo figlio era scomparso, le cos-".

"Aspetti!" lo interrompo "Di che figlio stiamo parlando?". Insomma, la mia famiglia è numerosa, ma diamine lo saprei se un mio fratello fosse scomparso! 

"Non ricordo bene il nome, mi pare iniziasse con la C.." l'uomo si mette la mano sul mento, pensieroso.

"Ah si, Carter, Carter!" mi risponde entusiasta per essersene ricordato.       Gli rido in faccia.             
Carter Wilkinson sono io.                     E non sono scomparso, se non per due giorni.                                           
"La prego continui" rispondo divertito, ormai non gli credo più.

Mi guarda con una faccia interrogativa.                                              

"Se non ci crede può andare a vedere la sua tomba...comunque, dopo la scomparsa di Carter, il padre non riusciva più a gestire i suoi otto figli, essendo anche senza moglie. Aggiunga il fatto che il figlio maggiore, che si occupava di tutti loro, fosse scomparso, ovviamente al poverino iniziò ad andare via qualche rotella. Così una sera, armato di non so quale strumento del terrore, sterminò l'intera famiglia."

Ditemi che è un incubo.
Ditemi che non è vero tutto ciò.
Sto impazzendo.

 L'uomo che ho di fronte capisce il mio shock, e per consolarmi mi tira delle pacche sulla schiena.
"Lo so giovanotto, è una storia terribile..." e mi stringe in un timido ma sincero abbraccio.
La mia testa si poggia per qualche secondo nell'incavo del suo collo. 

E inizio a sentire qualcosa di strano. Qualcosa che scalpita dentro di me. Qualcosa di incontrollabile.
Mi sento stranamente attratto dal suo collo.  
Ma non per il collo in sè, bensì per ciò che vi pulsa all'interno.                
La giugulare è ben visibile, ne percepisco ogni singolo movimento, e sento nella mia testa una voce che urla "MORDILA!".                                        L'uomo si stacca da me, nota il mio sguardo fisso sul suo collo, e mi domanda preoccupato "Tutto bene giovanotto?".  

Io non sento la sua voce, non vedo niente oltre a quella vena.
Mi riavvicino, spalanco la bocca e in modo vorace mordo.                                                                                                         Il sangue inizia a scorrere, e io inizio a succhiarne ogni goccia, insaziabile, assetato, perfino l'odore mi manda fuori di testa.      
                                                                         Non mi basta, continuo a bere, fino a quando l'uomo, in preda ad urla di terrore, sviene, senza neanche un millilitro di sangue in corpo.
Ora capisco cosa mi mancava.
Il sangue.
Sento che mi scorre nelle vene, mi ribolle. Ora il cuore batte ad un ritmo veloce, forse troppo, come se fosse tornato in vita.
L'euforia di questo momento mi travolge. Non sono contento di aver ucciso un uomo, normalmente ne sarei disgustato, ma adesso riesco solo a pensare a tutto il sangue che ho bevuto.
La brama offusca i miei pensieri.
Nella mia testa c'è una sola parola:  "ancora".

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