Sabato 24 settembre 2016.
Il dottor Stanley sarà sicuramente fiero di me. Finalmente l'ho fatto, finalmente la sottoscritta ha acquistato un dannatissimo diario, pronta a sproloquiare sulla sua vita, ad annegare nell'autocommiserazione più profonda, carica al massimo per criticare persone che non potrei /riuscirei mai a contestare dal vivo. Scrivere non è nella top 3 delle attività in cui amo cimentarmi, e probabilmente lascerò perdere nel giro di pochi giorni; credo di mancare della costanza necessaria a mantenere un diario personale. Secondo Stanley però, questo potrebbe portare a dei benefici, diventando la mia intima e affidabile valvola di sfogo. Tentar non nuoce, e così eccomi qua. Immaginerò di parlare con un'amica, una fidata e comprensiva amica immaginaria; sulla base di questo, ho scelto di rinominarti da "Diario" a "Betty".
Mi chiamo Arabella Riva. Nasco in leggero ritardo a Desenzano Del Garda, gradevole cittadina che si affaccia sul maestoso Lago di Garda, in Lombardia. Sono cresciuta con mia madre in un piccolo appartamento condominiale nella città di Lonato, a tre chilometri dal luogo della mia nascita. Ho ventisei anni e da ormai cinque ho lasciato la mia bella Italia per venire a vivere in Canada, più precisamente a Laval, nella provincia del Québec. Crescendo ho sognato diversi stati in cui avrei voluto trasferirmi in futuro, "da grande". Cambiavo idea ogni mese; Turchia, Stati Uniti, Danimarca e via discorrendo. Il Canada però, tra queste opzioni, era sempre presente. Non ho idea di cosa mi attirasse così tanto di questo Stato, eppure ne ero affascinata. A vent'anni, ottenuto il passaporto, feci il mio primo viaggio fuori dall'Italia; cinque giorni a Montreal. Fu allora che me ne innamorai definitivamente. Lavorando da quando avevo diciotto anni, ero riuscita a tenermi da parte un bel gruzzoletto, il che mi permise di ritornare in Canada pochi mesi dopo, grazie ad un programma di AuPair. Questa volta la destinazione era Laval, una grande città di provincia. In quei sei mesi di permanenza, trovai lavoro in un ristorante gestito da una famiglia italiana proprio in quel quartiere; fu questa la svolta. Poco prima del termine di quei mesi di permanenza, discussi con i gestori del ristorante su quelle che sarebbero state le mie intenzioni future. Ero decisa. Sarei tornata qualche settimana in Italia, il tempo di sistemare le questioni relative alla burocrazia ed ottenere i giusti permessi per poter lavorare e vivere in Canada, per poi ritornare a Laval, per lavorare con loro, ed iniziare la mia nuova vita oltre oceano.
Così eccomi qui, a distanza di anni, a condividere le mie giornate con il mio compagno e due piccole pesti pelose, (Tahiti, una Samoiedo di sei mesi e Donatello, un bellissimo Sphynx di quasi due anni) in una carinissima "bay-and-gable" nel quartiere Duvernay.
Alla stesura di questa prima pagina di diario l'orologio segna esattamente le diciassette e cinquantatre; l'appuntamento con gli altri è alle venti. Ci aspetta il tanto atteso baby shower organizzato dalla mia amica e collega Justine e suo marito al "Baton Rouge", un carinissimo bar della città. Ad essere sincera l'idea di parteciparvi non mi entusiasmava proprio per nulla. Ho avuto una discussione con Justine nei giorni scorsi; lavoriamo insieme presso il "Paradiso D'Inchiostro", una famosa libreria locale, nonostante il suo ottavo mese di gravidanza. Un battibecco sicuramente di poco conto, perlomeno, secondo la mia metà razionale. L'altra me (colei che prevale) tende invece a soffermarsi su ogni singola piccolezza, un continuo e paradossalmente frustrante rimuginare su tutto. Ciò mi porta spesso a mantenere la luna nei confronti di qualcuno per svariati giorni, motivo per cui irrazionalmente avrei voluto evitare di festeggiare in onore della mia collega; decisamente il primo grande difetto della sottoscritta. Sono contenta, comunque, di non aver accaparrato scuse per declinare all'ultimo l'invito; per una rara volta sono riuscita a scansare questo mio ridicolo orgoglio.
Ho appena ricevuto un messaggio da Shane, mi avvisa che per le diciotto e un quarto massimo dovrebbe rientrare. Nel frattempo ho già ordinato sul letto i vestiti che andrò ad indossare questa sera; jeans chiari palazzo a vita alta, un maglioncino nero con scollo quadrato e maniche trasparenti a palloncino ed un paio di decolleté nere vernice.
Per omaggiare il futuro nascituro abbiamo acquistato un capoculla in argento raffigurante un angioletto, un set composto da bavaglini, panni per il bagnetto, calzettine e body ed infine, per Justine, la collana di Pandora che tanto bramava.
Noto con dispiacere che sta cominciando a piovigginare, e spifferi d'aria fredda hanno iniziato ad entrare nella stanza attraverso la finestra. Probabilmente il giubbino di jeans che pianificavo d'indossare non sarà abbastanza per evitarmi qualche malanno; se il tempo non dovesse migliorare, potrei indossate quel cappotto regalatomi dalla madre di Shane durante la sua ultima visita a casa nostra. Quella donna ha davvero un gran bel gusto quando si tratta di abbigliamento; ho sempre indossato volentieri tutti i capi da lei regalati.
Tahiti ha cominciato ad abbaiare in direzione della porta principale, deve trattarsi di Shane. Vado a preparargli qualcosa da mangiare, ha lavorato tutto il giorno.
Domattina ti racconterò com'è andata la serata.
*revisione 08/02/2023*
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A week after his death. (REVISIONE IN CORSO)
General FictionREVISIONE IN CORSO, 2023. [...] quanto sono stato stupido. Se solo l'avessi guardata nel profondo degli occhi, avrei capito che il suo stare bene era una finzione. Nascondeva i suoi sentimenti dietro ad una maschera fatta di finti sorrisi. Chi soffr...