Notte 1: Piume di ragno

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È tutto troppo confuso, la scena é offuscata da un cielo violaceo e nebbioso.
Continuo a chiedermi dove sono.
Inizio a camminare cullata dal suono del lieve vento tra le foglie; forse sono in una foresta?
La nebbia si sposta lievemente man mano che avanzo lasciandomi intravedere la strada: sono in cima ad una salita che conosco molto bene.
A sinistra vedo la casa di una delle mie migliori amiche, di fronte a me la strada prosegue verso l'albergo di proprietà dei suoi genitori, e la mia indecisione nel proseguire, da una parte o dall'altra si fa sempre più viva. C'é un'atmosfera strana; il vento trasporta piccole piume bianche, forse di qualche uccellino che fa la muta, e del polline.
Sento chiamarmi dalla voce della mia amica e la seguo; mi chiede di entrare a casa sua.
Entro nel vicolo ed evito la prima rampa di scale per salire dalla seconda, apro la porta e mi ritrovo davanti alcune delle ragazze con cui normalmente passo le vacanze.
Presumo sia luglio, il periodo nel quale salgo sempre in montagna, ma il tempo sembra tutt'altro che quello estivo.
La scena si sposta senza preavviso, senza che io me ne possa accorgere.
Sono in piedi davanti alla rampa di scale interne, aspettando che la mia amica scenda.
È strano.
Non ricordo di essermi mossa, né di aver camminato all'interno della casa, né tantomeno di essere arrivata in montagna.
Non capisco cosa stia succedendo, sembra tutto troppo strano; decido di chiedere alle mie amiche ma non ricevo risposta, così decido di lasciar perdere. Forse sono solo stanca.
Sento la mia amica muoversi al piano di sopra, il rumore dei suoi passi sulla superficie in legno risuona per tutta la piccola casa; alzo istintivamente lo sguardo perdendomi nell'ammirare le travi in legno, e poi sulla muratura in mattoni delle pareti: si vede qualche ragnatela e della polvere formatesi tra le spaccature nelle travi che sorreggono il piano superiore.
Ho sempre adorato quella casa, lo stile sobrio e montanaro con cui è costruita e, soprattutto, l'aria accogliente che la avvolge.
Improvvisamente la scena cambia di nuovo: é surreale. Normalmente le scene non cambiano in questo modo e non capisco, tutto appare accelerato e il vento fuori si fa più intenso.
Cerco di fermare le mie amiche che sembrano correre da una parte all'altra della casa mentre io, immobile, guardo la scena con occhi sgranati e pieni di confusione. Mi sembra di vedere il tutto dall'esterno, anche me stessa.
Torna tutto normale: il fuoco ora è acceso, e fuori ha iniziato a piovere. Le ragazze parlano tra di loro mentre io sono di nuovo in piedi davanti alle scale.
Noto solo dopo poco che al posto della cassapanca, dove venivano appoggiate normalmente le borse della spesa e dove si trovava il telefono fisso, all'entrata della casa, e dell'attaccapanni, c'é uno specchio.
Non c'era mai stato.
Ne hanno nelle stanze di sopra, a che serve averne uno al piano di sotto?
Chiedo alla mia amica ma lei non mi dà vere e proprie motivazioni.
Due delle ragazze presenti mi si avvicinano e mi guardano, non capisco cosa non vada. Dall'esterno le vedo scrutarmi, come se fossi posizionata sia davanti che dietro di loro ma vedendo la scena solo dalle loro spalle.
Il mio viso è coperto dalle loro teste, e i loro volti interrogativi si vedono riflessi nello specchio.
Torno a controllare le mie azioni e vedere dal mio corpo, quando tutte mi si avvicinano, mi avvisano che ho una piuma piccola e bianca, incastrata tra i capelli scompigliati.
Deve esserci finita a causa del vento, mentre camminavo all'esterno.
Mi avvicino allo specchio, che ora sembra utilissimo, e guardo tra i miei capelli: una piccola piuma bianca è incastrata poco sotto quelli più esterni; smuovo una lieve ciocca e prendo la piuma.
L'avvicino al mio viso: è strana, non ne ho mai vista una così, corta e dalle setole lunghe.
Sembra quasi circolare.
Non faccio in tempo a lasciarla.
Il vento si alza, fuori le persiane in legno sbattono e il fuoco si spegne.
Fisso la piuma che sembra essere ogni secondo più grande e più tendente al colore grigio.
È ormai grande quanto metá del mio palmo quando assume la forma di una sfera nera e pelosa. Iniziano a spuntare in modo sempre più veloce delle zampe.
Una...
Due...
Tre...
Quattro.
Quattro zampe per lato, il mio cuore accelera.
Scaccio dalla mia mano un enorme ragno ormai completamente formato che inizia a camminare lentamente...
Rabbrividisco e inizio a piangere in modo incontrollato, la mia aracnofobia prende il sopravvento, pietrificandomi.
Provo a chiedere aiuto ma le mie amiche sono sparite a poco a poco come figure evanescenti. Tremo nel vedere dallo specchio un'altra piuma sui miei capelli...
Il mio istinto mi dice che é pericolosa, e tutto il mio corpo sembra urlarmi "toglila subito".
Lo faccio. Un altro ragno appare e un'altra piuma appare a sua volta tra i miei capelli. Sento i muscoli irrigidirsi, urlo sentendo però solo io il suono che produco. Un urlo strozzato dalla saliva che non riesce a scendere giù in gola.
Tolgo un'altra piuma, e un'altra ancora. I miei muscoli implorano pietá, bruciano. Vorrei ucciderli tutti, ma non riesco a muovere le gambe, né il torace, solo le mani sono libere.
Perfino gli occhi non si chiudono e sono costretta a vedere le piume che ormai ricoprono quasi ogni centimetro dei miei capelli, ne strappo alcune, altre mutano direttamente sulla mia chioma.
Le tarantole a terra iniziano a camminare sui miei piedi e sulle mie gambe.
Le sento. Ovunque.
Dai capelli iniziano a scendere: alcuni ragni sul viso, altri sulla schiena.
Non riesco a non piangere. Sento l'aria abbandonarmi, la gola mi brucia e, insieme a lei, ogni mio muscolo.
Le piume non smettono di aggiungersi: entrano da ogni centimetro aperto della casa e mutano.
Mi sembra di morire.
La disperazione e la paura sono tali da farmi strappare alcune ciocche di capelli.
Vorrei cessare di esistere. Urlo.
E il colpo di grazia mi viene concesso.
Un conato di vomito mi spinge a rigurgitare l'ennesimo animale, che vedo uscire lentamente dalla mia gola. Cammina piano. Lungo la mia lingua fino a raggiungere il mio corpo e usarlo per scendere a terra, o salirmi sulla nuca.
Non ho ancora battuto ciglio costretta a vivere la sensazione delle zampe sulla pelle, e vedere la scena dallo specchio.
Un altro conato di vomito. Il mio corpo reagisce da solo espellendo un'altra tarantola. Vedo altre piume dietro di me e altri conati salgono.
Poi, finalmente, buio.

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