Notte 3: Come uccelli in gabbia

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Mi trovo di fronte a mia nonna per quello che a me sembra un istante. Lei sa bene come mi sento: confusa.
"Andrà tutto bene" Mi dice con voce rassicurante, mi riporta alla mente la me bambina che se lo sentiva dire spesso, prima di sparire nel nulla non appena sposto lo sguardo su qualcos'altro. La chiamo, senza ricevere risposta. Guardo tutto ciò che ho intorno nel salotto; vedo me stessa riflessa nelle lunghe vetrate e poi vedo il tavolo, circolare, con un enorme vaso di fiori al centro. La mia visuale si sposta: mi vedo da un punto di vista remoto, mi osservo mentre giro per la stanza e l'attenzione va su particolari della casa che non mi sono mai soffermata a guardare. Torno in me e alzo lo sguardo verso il punto da dove prima mi vedevo trovandomi davanti l'adornatissimo lampadario, voglio toccare quelle pietre che pendono dal ferro con cui è stato costruito, mi da pace vederlo.
Allungo d'istinto una mano, per raggiungerle, e in pochi attimi sfioro i diamanti, fino a girarli tra le mie mani. Guardo a terra e noto di star galleggiando a mezz'aria.
Mi spavento e cado, sbattendo a terra. Non appena riapro gli occhi dalla caduta mi guardo di nuovo intorno sempre più confusa.
Non so come ho fatto. Non so come sono riuscita a fluttuare, ma mi viene voglia di riprovare.
Raggiungo i divani e vi salgo sopra, per poi saltare: voglio volare, voglio volare come ho fatto poco prima; ci riesco dopo alcuni vani tentativi. È strano; la sensazione è particolare, l'aria intorno a me è leggera, la sento sfiorarmi le dita e creare una piccola corrente che prima era impercettibile.
Provo a muovermi, l'aria mi trasporta e mi basta tenere le braccia aperte per  spostarmi e direzionare il mio volo.
Le sbatto con delicatezza, come se fossero ali, e mi alzo ancora, quasi raggiungo il soffitto: provo a fare il giro della casa, passando dal corridoio; non è semplice, la sensazione di libertà che avevo provato fino a quel momento si attenua e inizio a ragionare: è impossibile che stia accadendo. Non appena il pensiero si crea nella mia mente, inizio a sentire il peso della gravità e, in men che non si dica sono di nuovo a terra, in piedi, nuovamente confusa; ma questa volta non c'è mia nonna a rassicurarmi.
Sento il bisogno di provare di nuovo, già mi manca la serenità che provavo come se ne fossi dipendente: salto con delicatezza, mi spingo verso l'alto con le gambe e aprendo le braccia, riprendo il giro, il corridoio è pieno di quadri, come lo ricordavo da bambina, rientro nel salotto, ma non vedo più i fiori sul tavolo, scendo. Ormai convinta di aver capito come controllare il volo riprendo a camminare dirigendo i verso il tavolo, sfiorandolo istintivamente.
Noto che mancano anche i diamantini dal lampadario, e le foto di famiglia, riprendo il volo e mi dirigo in cucina, velocemente, non ci sono le stoviglie, mi siedo e bevo usando le mani direttamente dal rubinetto.

"Nonna, dove sono i piatti? E i fiori?" Non risponde. Non so dove sia finita.
Esco dalla cucina, questa volta camminando. Mi soffermo sulle piccole crepe nel muro, e raggiungo il salotto, il tavolo è vuoto. Solo legno, niente centrotavola ricamato, niente vaso, niente fiori e niente sedie. Le credenze e i mobiletti sono vuoti. I divani sono scoperti, e la tv è scomparsa. Le tende che coprivano le vetrate non ci sono. Corro nelle stanze. I letti sono sfatti, solo i materassi sono rimasti, gli armadi vuoti. Riprendo il volo, continuando a girare per la casa, vedendo di attimo in attimo sempre meno oggetti. I quadri spariscono ad ogni passaggio nel corridoio. Prima c'erano, ora non più. Cerco di andare più veloce. Voglio capire come spariscono. Vado troppo veloce, sbatto sul muro, mi faccio male e cado, da lì solo buio.
Quando riapro gli occhi, la mia spalla è spostata più indietro. Dolorante. Mi alzo e trasporto un materasso nel salotto, mi ci siedo sopra e cerco di capire. Non so cosa fare, non so cosa pensare, la spalla è rotta? Sento dolore, non so che cosa sia successo, la casa è vuota. Sento prurito alla mano, me la gratto, fino a che, con immenso dolore, mi strappo un filo sottile di pelle. Qualcosa di marroncino spunta dalla piccola ferita. Lo tiro, fa male, come se stessi provando ad estirpare una parte di me. Esce lentamente, è morbida, sottile, vellutata, è una piuma.
Il cuore mi batte sempre più forte, ho paura, non capisco cosa stia accadendo. Non è normale.
"Nonna, dove sei?" Quasi grido in preda al panico mentre cerco di uscire, la porta è bloccata, la chiave è sparita così come tutto il resto.
Ne vedo spuntare un'altra, e un'altra ancora. Fanno male, ma dopo poco diventano sopportabili.
Passano i minuti, sono tornata a sedere sul materasso che sembra essere diventato enorme, la casa è più grande e intorno a me vedo il mio sangue. Chiudo gli occhi, e quando li riapro vedo nuovamente la scena dall' esterno, ma non mi trovo.
Sono scomparsa pure io? Vedo solo un piccolo passero che vola verso la finestra e scruta fuori. Provo ad avvicinarmi, lo vedo sempre più nitidamente, si guarda nel riflesso delle vetrate, poggia un ala alla finestra e poi si stringe a sé stesso, quasi come se volesse chiudersi a riccio. Torno in me, quel passerotto sono io. Ormai è chiaro, ho bisogno di uscire. Ho bisogno di libertà. È tutto troppo chiuso qui dentro. Provo a sbattere con le zampe contro il vetro, vorrei romperlo, ma so che non funzionerà. Non c'è cibo, non c'è acqua. E sono debole. La casa sembra stringersi su di me, anche se in realtà è solo la mia voglia di stare fuori che si fa strada nella mia piccola testa di passero.
Provo un ultimo inutile colpo, poi cado. Solo la luce dell'esterno mi rende serena, almeno, non è un modo eccessivamente crudele per andarsene.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 22, 2022 ⏰

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