Il mattino seguente, Sabine si preparò una tazza di caffè forte nella sua stanza, poi andò nell'aula 1 percorrendo i corridoi ancora deserti dell'accademia. Un minuto dopo le sette e mezzo bussò alla porta ed entrò.
Il sole del mattino si riversava all'interno dalle grandi vetrate. Il temporale della notte precedente du era dileguato. La stanza assomigliava a una tipica aula universitaria, solo più piccola. Al centro, la cattedra del docente con una serie di apparecchiature high tech a scomparsa. Dietro, un grosso schermo per il videoproiettore. Al soffitto erano appese tre telecamere di sorveglianza, che coprivano l'intera sala. Le tra file per gli studenti, con postazioni di lavoro dotate di computer portatili di ultima generazione, erano disposte a semicerchio ascendente, come le gradinate di un teatro antico. Maarten Sneijder era già seduto alla cattedra, il capo chino in avanti immerso in un fascio di documenti.
<<È un ritardo, scoiattolo>>, mugugnò senza sollevare lo sguardo.
<<Mi dispiace.>> Sabine conosceva Sneijder abbastanza bene da sapere che non scherzava. Si guardò intorno a notó che per fortuna erano soli nell'aula. Già l'anno prima odiava che si rivolgesse a lei in quel modo, pur sapendo che era stato sul padre a soprannominarla <<scoiattolo>> per i suoi capelli castani e i grandi occhi color mandorla... ma benchè Sabine gli avesse vietato di usare quel nominoglio, Sneijder continuava imperterrito a chiamarla così.
L'uomo mise da parte il raccoglitore e posò sulla cattedra le sue grandi mani. <<Benvenuta a Wiesbaden. Spero non si pentirà della sua decisione di frequentare l'accademia.>> La sua voce aveva un mercato avanti olandese.
<<Perché dovrei?>> Sabine aveva sempre sognato di lavorare per la polizia federale tedesca e sapeva che Sneijder ne era al corrente.
La fissò con uno sguardo freddo. <<Qui sarà addestrata a diventare un buon segugio professionista, che si muove a comando. Si abitui all'idea.>>
Dal loro ultimi incontri, avvenuto più di un anno prima,
quando Sneijder l'aveva coinvolta nella indagini su un caso, non era cambiato molto nel suo aspetto fisico. Era alto poco più di un metri e ottanta e la sua scarna figura era avvolta da un abito nero griffato. Sabine sapeva che aveva quarantasette anni ma già allora le era sembrato più vecchio: il lavoro lo aveva segnato. Le sottili basette partivano dall'orecchio e correvano giù fino al mento in una linea stretta. Il contrasto con la testa calva e il viso minuto lo faceva sembrare il personaggio di un film in bianco e nero.
Sneijder era il miglior prolifer del BKA e Sabine si domandava perché in cinico misantropo come lui, che aveva da ridere su di tutti, si prendesse la briga di addestrare reclute. <<L'idea di diventare un segugio dovrebbe avvilirmi?>> gli domandò.
<<Dipende da lei. Da che gli animali da circo vicino in media più a lungo di quello dello zoo?>>
Si appoggiò alla spalliera. <<Sono addestrati e ricevono compiti specifici; svolgono una funzione precisa. Un'occupazione appagante allunga la vita.>>
<<Ed è per questo che insegna all' Accademia?>>
Sneijder rimase impassibile. <<Il senso della vita è dare un senso alla vita, no? Non sono gli anni a renderci vecchi, ma l'inerzia e il disinteresse.>> Sbattè la mano sulla pila di raccoglitori. <<Questi sono i dossier personali. Formare gli studenti è un duro lavoro.>>
Sabine non amava le disquisizioni filosofiche... tanto meno a quell'ora. <<Perché mi ha chiesto di venire?>>
<<Perché sono certo che desiderava di rivedermi.>>
Sabine era stizzita. Sneijder non era cambiata di una virgola. <<In realtà...>>
<<Bello poter esaudire il suo desiderio.>>
<<Mah, guardi...>> Sabine era davvero scocciata.
<<Perché è così nervosa?>>
<<Sto sprecando il mio tempo, qui. La lezione introduttiva inizierà alle nove e prima vorrei andare a trovare Erik in ospedale.>>
<<Dio mio, quanta ingenuitá!>> Sorrideva in modo sfacciato. << In ospedale e piantonato da due colleghi. Senza lasciapassare non potrà neppure avvicinarsi al reparto.>>
Sneijder non le era mai stato simpatico, ma se lo ricordava più gentile. Avrebbe almeno potuto dimostrarsi un po' partecipa, anziché umiliarla.
<<Voi due stavate insieme, vero?>>
Stavate? A quanto pare sapeva che si erano lasciati.
<<Non è al massimo della forma, ma di certo ne sarà già al corrente.>>
Sabine si sentì stringere il cuore in una morsa. <<Sa perché gli hanno sparato?>>
Senza rispondere, il prolifer aprì un cassetto, estrasse un foglietto rosa e dopo averlo compilato e formato glielo passò.
<<Mostri questo permesso di visita e potrá entrare nella camera di Erik.>>
<<Grazie.>> Prese il figlio e si avviò alla porta. A metá strada, però, si girò. <<Mi potrebbe solo dire...?>>
Lui le indicò la porta. <<Di solito la porta d'uscita è la stessa dell'entrata.>> E un attimo dopo si immerse di nuovo nei dossier.
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SENTENZE DI MORTE
HorrorDintorni di Vienna, notte. La sagoma che compare fra gli alberi del bosco sembra un fantasma, evanescente e sottile, ma non lo è. È reale, Clara, ma è smagrita, sconvolta, tanto sotto shock da non riuscire più a parlare. Non può raccontare cosa le s...