Papà e Papino, sono uno stregone!

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Era passato già un mese da quando Magnus e Alec avevano portato a casa il piccolo Max e si vedeva: il salotto era invaso da scatole di pannolini e biberon, i vestitini da neonato erano sparsi ovunque e, come se non bastasse, c’era una macchia rimasta sul piano da cucina in marmo di Carrara, tanto grossa, che nemmeno la magia più potente era riuscita ad eliminarla.

Alec aveva rinunciato quasi subito all’abitudine di tenere l’arco e la spada in casa, visto che il bambino mostrava già un particolare interesse per quegli oggetti: inizialmente il ragazzo aveva provato a nasconderli, ma, inspiegabilmente, questi finivano sempre tra le paffute mani di Max. Alle continue richieste di Magnus di tenere le armi fuori dalla portata del bambino, Alec cedette e le lasciò in custodia a Jace perché le portasse nell’armeria dell’Istituto.

Era qualche tempo ormai che succedevano cose strane in casa, piccole stranezze, come il cambio di colore del divano o le tende tagliuzzate: Alec attribuì questi eventi agli esperimenti magici mal riusciti del suo fidanzato, mentre Magnus li considerava allucinazioni dovute alla mancanza di sonno.

Alla fine entrambi erano troppo stanchi per indagare oltre.

Una mattina Alec si svegliò sul divano a causa delle urla di Max e, come spesso ormai capitava, vide Magnus di spalle in cucina che preparava un biberon per il piccolo stregone.

Per un momento Alec cercò di capire cosa ci facesse nel mezzo del soggiorno, poi si ricordò improvvisamente che da quando era arrivato il bambino, lui e Magnus crollavano quasi sempre sfiniti sul divano una sera sì e una no.

Il ragazzo strizzò gli occhi e sbadigliò rumorosamente , poi, ancora intontito, si alzò e raggiunse Magnus in cucina.

<< Buongiorno >> disse Alec, baciando prima la guancia sinistra di Magnus e poi la piccola fronte blu di Max, che in quel momento era in braccio al suo papà e si godeva il suo enorme biberon.

<< Buongiorno. Hai dormito stanotte? >> rispose Magnus con gli occhi ancora semi-chiusi.

<< Un pochino. Stasera lo guardo io, così ti riposi. >>

Magnus rispose con un sorriso, poi abbassò lo sguardo e fissò amorevolmente il figlio, che succhiava il latte con fare vorace.

“Sembra quasi un velociraptor - pensò Magnus- un adorabile velociraptor. Fatta eccezione per le … zanne.”

Alec si avvicinò alla macchinetta del caffè e ne preparò una quantità decisamente esorbitante, ma necessaria, ormai senza non riusciva ad accendere il cervello la mattina- presume che uno shadowhunter debba avere la mente sveglia.

I due si stavano abituando alle sveglie notturne, dolci e con vago sentore di pannolino sporco, tipiche del neogenitore, ma anche il piccolo Max cominciava ad avere orari più stabili: per il momento il bambino non aveva dato ancora segni di avere poteri magici, anche se Magnus era consapevole che fosse solo una questione di tempo.

I due erano talmente insonnoliti per la maggior parte del tempo, che quegli strani eventi non li avevano minimamente preoccupati.

In quel momento Alec notò l’orologio e si accorse di essere in un notevole ritardo, quindi corse in bagno per una doccia veloce, si vestì, salutò Magnus e Max con un bacio cadauno e uscì.

L’Istituto era vicino a casa loro, quindi Alec optò per una passeggiata, approfittando per respirare aria fresca, o almeno con un odore diverso da quello dei pannolini pieni di pipì di Max. Arrivato di fronte al cancello della chiesa, oltrepassò il giardino ed entrò dal pesante portone d’ingresso. Si avviò verso l’armeria, dove, ne era sicuro, avrebbe trovato Jace.

Malec- scene di vita quotidiana.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora