Non appena metto piede dentro l'atrio, posso percepire tutti gli occhi puntati su di me. Ormai questa è la normalità, ci sono abituata. Sono Azzurra Marchi, sorella del famigerato Carlo Marchi. Per quanto mio fratello possa essere stupido ed immaturo, è riuscito a guadagnarsi una sorta di reputazione qui dentro. Gli ci sono voluti ben sei anni per scalare la vetta della classe sociale delle superiori, ed ora che ci è riuscito è divenuto uno dei più popolari. Ha un gruppetto tutto suo, composto da idioti come lui. I ragazzini di prima e seconda lo temono, quelli di terza e di quarta lo rispettano, e quelli di quinta gli leccano il culo. E siccome sono sua sorella, la categoria dei lecchini tenta disperatamente di essere mia amica pur di stringere amicizia con lui. La scusa del "conosco tua sorella, quindi automaticamente DEVO conoscere anche te" è quella più gettonata. La usano più che altro le ragazze, quasi tutte galline senza cervello. Sono attratte da Carlo, e non capisco perché. Insomma, tutte lo trovano carino e adorabile e stronzate su stronzate. Lo vedono come un angelo, un eroe. Evidentemente sono l'unica che lo vede per quello che realmente è: una nullità. E sì, perché lui indossa una maschera. A scuola fa il bullo, si atteggia, gironzola attorno alle ragazze. Si mostra figo, insomma. A casa? "No, oggi non lavo i piatti." "Mamma, è pronta la cena? Ho fame." "No, ma', la spesa la fa Azzurra." Inutile dire che è un pelandrone. Dorme fino a tardi, ed è sempre in camera sua a giocare alla play o a guardare la televisione. Non fa mai nulla, è utile quanto un forno in una lavanderia. Mi sorprende il fatto che abbia una ragazza. O forse è solo una copertura, una scusa per levarsi tutte le spasimanti di torno. In ogni caso, Irene è una rottura e meno viene a trovarci meglio è. Con grande disinvoltura, ignoro le solite occhiate e mi dirigo verso il bar della scuola. Una volta arrivata, cerco i miei amici. Li individuo quasi subito: sono tutti seduti al solito tavolo. Mi avvicino, e noto che hanno appena finito di fare colazione. Se solo non fosse stato per Carlo, avrei potuto mangiare qualcosa con loro. Sospiro, e saluto tutti. << Ma tu guarda un po' chi abbiamo qui! >> << Ben arrivata, Zu! >> << Ciao, ragazzi. Scusate il ritardo. >> mormoro, prendendo posto. << Ritardo? Scherzi? Oggi sei puntuale, altrochè! >> commenta Daniele, strappandomi un sorriso. Li osservo tutti, dal primo all'ultimo: seduti di fronte a me ci sono Giulia e Nicola, a seguire abbiamo Sara, Alice, e Daniele. Mancano Diego e lo stronzo che non sopporto, Stefano. << Ma gli altri due?>> chiedo, incuriosita dalla loro assenza. Non che mi interessi, comunque. << Entrano più tardi. >> dice Giulia, prendendo il cellulare. << Ma non hai letto i messaggi sul gruppo? >> Alla sua domanda scuoto la testa. << Questa mattina non ho avuto modo di entrare su whatsapp, scusatemi. >> sussurro, mentre recupero il cellulare dalla tasca. Sessanta messaggi dal gruppo " La setta degli otto. " Li apro velocemente, li scorro senza nemmeno leggerli, poi spengo e ripongo il telefono in tasca. << Ora li hai letti, no? Comunque tranquilla, ora sei qui e sei anche aggiornata: cosa vuoi di meglio? >> afferma Sara, ed io non posso che annuire. << Bando alle ciance, hai fatto colazione? Ti abbiamo comprato un cornetto, nel caso tu avessi avuto fame. >> Alle parole di Nicola sorrido, mentre vedo Alice estrarre una busta dal suo zaino. << Ho già mangiato, ma di certo non rinuncio ad un altro dolce. Grazie, davvero. >> rispondo, mentre Alice mi porge l'inaspettata sorpresa. Loro sono così: quando sono assente, pensano a me. Sono fortunata ad avere amici del genere. Inizio così a mangiare il mio cornetto, sotto il loro sguardo. Mentre mangio, discutiamo del più e del meno. Parliamo di come il prof di fisica possa essere così stronzo, dei novellini che si credono chissà chi ed in particolar modo di mio fratello. Sono io che lancio quest'ultimo argomento. Sento di dovermi sfogare, e loro mi ascoltano senza fiatare. << ... Capite? È davvero uno stronzo. >> tutti annuiscono, ma non rispondono. Sembrano assorti da qualcos'altro. O meglio, da qualcun altro. Fissano oltre la mia spalla, poi si guardano. No. Non mi dite che... << Cristo, Azzurra, parli ancora male di me? Non ti facevo così pesante. >> Ecco, immaginavo. Stefano è arrivato, e con lui la sua quotidiana dose di battute irritanti. << Oddio, ma sentitelo! Non esisti solo tu, Stefano. Non stavo parlando di te, ed anche se fosse non vedo quale sia il problema: sei stronzo per davvero. >> borbotto, mentre vedo gli altri scuotere la testa. Ops. << Ragazzi, dai, non ricominciamo. >> A parlare è Diego, arrivato da poco anche lui. << Già, per piacere: non rendiamo questa mattinata pesante. >> mormora Giulia, ed io alzo gli occhi al cielo. << Come volete, ma sappiate che se qualcuno mi provoca io reagisco di conseguenza. >> dico, acida, rivolgendomi proprio all'idiota. Quest'ultimo mi guarda, scoppia a ridere, e si siede proprio vicino a me. << Oh, ma che carina: ha deciso di tirare fuori gli artigli. >> Gesù, qualcuno lo uccida. Sara e Alice mi guardano, Nicola e Daniele guardano Stefano. Diego e Giulia rimangono in silenzio. Odio questa tensione. << Devi stare zitto. >> scatto, sbattendo la mano sul tavolo. Gli altri sobbalzano, ma Stefano no. Sapete che fa? Scoppia a ridere. << Ma io ho capito perché sei così acida! Hai il ciclo. Hai il ciclo, vero? Ragazzi, voi confermate? >> Nessuno risponde. Scuoto la testa, poi mi alzo. Giulia mi ferma. << Azzurra, lascialo perdere. Per favore. >> << Già, Azzurra: lascialo perdere! >> le fa eco Stefano, prendendola in giro. Palesemente infastidita, Giulia si volta e gli tira un ceffone sulla nuca. Ben gli sta. << Ma non lo vedete che è un idiota? Non capisco perché stia ancora con noi. >> borbotto, mentre Alice sospira. << Perché è il fratello di 'Lice, Zu. >> mi ricorda Daniele. Il mio sguardo si posa proprio su di lei. << Scusa, Ali: capisco cosa significhi avere un idiota tra i piedi. Io ne ho già uno in casa, e di certo non ne ho bisogno di uno anche nella comitiva. >> mormoro, per poi guardare Stefano. Quest'ultimo pare divertito. Pan per i suoi denti. << Dovresti fare comunella con Carlo, sareste un'ottima accoppiata. >> borbotto, mentre Giulia abbassa la testa sconsolata. Mi dispiace che tutti loro debbano assistere a tutti i nostri bisticci, ma io sono stufa e lo voglio fuori dal gruppo. Proprio quando sta per replicare, suona la campanella. Tutti si alzano, recuperano velocemente gli zaini e mi superano. << Ci vediamo in classe, Zu. >> mi dice Giulia, mentre esce con Sara e Alice. Diego, Nicola e Daniele mi salutano con un cenno, poi escono anche loro. Chi rimane seduto? Proprio quella testa di cazzo. Sto per prendere il mio zaino, ma Stefano mi ferma posandomi una mano sulla spalla. Non capisco perché, ma il battito del mio cuore accelera. Non ho il coraggio di muovermi. Perché sento le gambe deboli, perché mi sto agitando? È paura? Ho paura di lui? << Senti, Azzurra... Lo sai che io scherzo, sì? >> sussurra. Perché il suo tono di voce si è abbassato? Perché sta sussurrando? Ho mille domande in testa, ma non ho nemmeno una risposta. Deglutisco, e con uno scatto mi scanso. Metto lo zaino in spalla, e lo guardo. Sembra quasi pentito. << Lascia stare, Stefano. >> mormoro, per poi allontanarmi il più in fretta possibile. Gli ho risposto in una maniera fin troppo pacata. Sono stata presa alla sprovvista, non mi aspettavo che mi avrebbe fermata. Mentre mi dirigo in classe, mi riprometto che non accadrà di nuovo.
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Leggerezza
RomanceStessa città, stessa classe, stesso giro d'amicizie: i due liceali Azzurra e Stefano non si sopportano, ma sono costretti a vedersi ogni giorno. Lui parla male di lei, lei parla male di lui. Non riescono a stare nella stessa stanza per più di dieci...