La pioggia scendeva cosí fitta che era difficile distinguere una goccia dall'altra quasi come fosse una cascata,una di quelle che si vedono in montagna tra gli alberi alti come colossi e i cespugli bassi e densi. Ormai avevo rinunciato a cercare un riparo dall'acqua che mi aveva completamente sommerso. I miei vestiti erano diventati più pesanti e me li trascinavo con una camminata goffa e stanca, i miei passi forzati, lasciavo cadere i piedi uni dopo l'altro come chi cammina da ore senza tregua invece i capelli castani avevano perso la loro forma regolare e se ne stavano a penzoloni qua e là. Mi poggiai su un marciapiede di marmo e infilai una mano nella tasca dei pantaloni tirandone fuori un pacchetto di sigarette, il cartone fuori si era appesantito a causa della molta acqua ma le sigarette all'interno erano ancora accettabili. Portai una di queste alle labbra e la accesi. Aspirai il primo tiro, fumo denso mi riempi la bocca, la schiena si rilassò e allo stesso momento gettai fuori ciò che rimaneva di quel fumo nero, amplificando il suono con un fragrante sbuffo. Nascosi la sigaretta nella mano per non farla bagnare. L'orologio al centro della piazza rintoccò due volte, erano le 3.00. Non rientravo a casa da qualche giorno, era difficile da ricordare bene, quando stai per strada ogni giorno si confonde con l'altro, tutti sono così schifosamente uguali, ma soprattutto ti rendi conto di quanto sia importante avere una casa, un tetto in cui tornare a fine giornata, un piccolo obiettivo da prefissarsi come " tornare a letto sano e salvo", tutto questo non esiste, ti chiedo solo se riuscirai ad avere abbastanza soldi per comprare qualcosa da mangiare o se digiunerai anche questa volta, se riuscirai a trovare un riparo per dormire anche poche ore prima che la luce del mattino ti svegli, o se sarai costretto a cercare una posizione comoda sull'asfalto duro, di nuovo sotto la pioggia di novembre, di nuovo buttato in mezzo ad una strada, di nuovo completamente trasparente...invisibile.
Ecco proprio al di là di quel immenso mare di cemento nero, un uomo, poggiava a terra , il viso sporco era incorniciato da una lunga barba scura che si confondeva con i capelli , gli occhi neri, persi, vuoti di chi non ha più nemmeno la speranza. Si faceva piccolo e si serrava come in una nicchia sempre più attaccato alla parete per coprirsi dalla pioggia sotto i balconi del palazzo. Pensava, così intensamente che percepivo da metri e metri di distanza i suoi desideri che divagavano ovunque pieni di ironia e sarcasmo " come sarebbe stare sotto alle coperte vellutate ?" Non se la ricordava più quella sensazione di protezione che davano le lenzuola. Tutto quel desio mi stava sommergendo ancora di più dell'acqua che continuava a scrosciare, così fui costretto ad alzarmi e continuai la mia camminata, ormai diventata inquieta e frenetica. L'uomo non si girò continuò a guardare in alto verso i balconi quasi come se riuscisse a vedere attraverso le pareti i bambini dormire beati.
-un solo istante