1.

30 3 0
                                    

Era una giornata grigia, come tante del resto. Mi trovavo in strada pronta per affrontare una nuova giornata infernale a scuola. Il freddo iniziava a farsi snetire già da giorni, ma quella mattina era particolarmente percepibile. Avevo messo la riproduzione casuale nel mio lettore musicale, così iniziarono le note di una canzone che non ricordavo di avere più nel cellulare. Era una delle mie canzoni preferite del 2013: l'essenziale di Marco Mengoni. Un cantante abbastanza amato da molti italiani, e anche da me. Così, con questa magnifica canzone che mi faceva da colonna sonora, continuai a camminare per le strade. Arrivai in classe e come tutte le mattine non c'era nessuno. Iniziai ad aprire tutte le finestre. Si lo so, fa un freddo bestiale ma nell'aria c'era uno strano odore. Dopo una decina di minuti iniziarono ad arrivare gli altri della classe. Non sono un tipo molto socievole di mattina, infatti mi limito a salutare con un semplice "buongiorno". In quattro anni di liceo ho legato solo con due persone della classe; Federica e Teresa. La scuola era iniziata solo da qualche mese e mezzo e a me sembrava di andarci da sei mesi, il mio indirizzo non è uno dei più semplici del resto. Quando ho scelto lo scientifico non sapevo neppure a cosa andavo in contro. Ma non importa quello che sapevo è che la mattina sarebbe trascorsa molto lentamente.

Infatti i minuti non passavano mai, un minuto durava un'eternità e allora in quel caso quanto sarebbe durata un'eternità? Filosofia a parte la giornata scolastica stava per terminare quando aprendo facebook mi ritrovai danti la felicità. Marco avrebbe fatto dei firmacopie per il nuovo album. Mi fermai e respirai profondamente, guardai con gli occhi visibilmente lucidi Federica che mi guardava con un'aria interrogativa. Quando le mostri il cellulare iniziò a capire tutto. Sorridemmo entrambe mentre iniziarono a colare sul viso delle lacrime, senza nemmeno che io le controllassi. Io e Federica condividevamo la stessa passione per Marco, e in quel momento mi sentivo la persona più felice del pianeta e so che anche lei si trovava nella mia stessa situazione. Quei cinque minuti di gioia vennero interrotti dal suono assordante della campanella, così mi asciugai le lacrime e mi alzai per dirigermi alle scale. Non riuscivo ancora a parlare, me ne stavo in silenzio quando poi vidi il mio migliore amico aspettarmi all'ingresso della scuola. Gli corsi in contro abbracciandolo forte, ero davvero felice in quel momento che non so cosa avrei potuto fare. Le sue braccia mi facevano sentire come se avessi un posto anche io nel mondo. In quel momento era l'unica cosa che volevo, a parte ridere ee piangere dalla felicità per quello che avevo appena scoperto. Mi staccai da lui e cominciammo a camminare fuori al cancello:
" A cosa devo tutta questa felicità?" disse con aria altezzosa mentre io sorrisi imbarazzata. Avevo leggermente esagerato.
"Ho scoperto una cosa che a te darà sicuramente noia" dissi io aggrappandomi al suo braccio.
"Dai dimmi tutto Tanto ti sopporto lo stesso". Adoravo quando faceva la vittima con me cercando di farmi sentire in colpa. "E va bene, Marco ha postato le date dell'instore del nuovo album" dissi con un sorriso a 3000 denti.

Lui iniziò a guardarmi con un'aria stufata e perplessa quasi volesse dirmi "Tu stai perdendo la testa"

Così il mio sorriso si spense per dare spazio ad una grande risata. Continuammo a camminare e a dirci stupidagini, quando poi arrivò il momento di salutarci. Lo abbracciai e lo vidi allontanarsi,  iniziava già a mancarmi.

---------------
Dopo una decina di minuti arrivai a casa,era ancora tutto buio e le finestre  ancora chiuse. Spalancai tutto facendo entrare quel poco di luce che quel cielo grigio permetteva. Il mio piccolo cane iniziava a saltellare per tutta la casa, almeno lui era davvero felice di vedermi. Mi sdraiai a terra per fargli tante coccole, in fondo le meritava tutte. Quella piccola palla di pelo è una delle poche cose belle di questa vita.

Erano le 14:00 quando squillò il cellulare. Era mia madre. Non avevo proprio voglia di risponderle dopo la litigata del giorno prima, ma il mio telefono continuava a squillare, squillare, squillare. Alzai gli occhi al cielo e risposi;

"Seri, io non torno per pranzo quindi provvedi tu e dopo sistema tutto."
"Certo" risposi con tono stufo.
"A dopo, ah..."
Non le diedi nemmeno il tempo di continuare la conversazione che già avevo staccato la chiamata.
Bene, anche oggi sarei stata sola a fare niente. Misi un po' di musica mentre preparavo un toast per pranzo, il brano che il mio cellulare scelse fu " Senza fiato " dei Negramaro. Quella canzone aveva un certo fascino e poi col mio umore calzava a pennello. Mangiai molto velocemente  ascoltando sempre la musica dal cellulare, sistemai tutto. E ora?  Che si fa? Non avevo niente da fare, così andai in soffitta. Era davvero un gran disastro! Tanta polvere, tanto disordine. C'erano davvero tante cose lì, tra cui un pianoforte che usavo io, tante foto al muro e negli scatoloni, spartiti, tanti dischi e un giradischi molto antico. I miei occhi si posarono su un piccolo baule all'angolo. Non l'avevo mai visto prima d'ora, c'erano così tanti scatoloni su di esso... ma la mia curiosità era davvero immensa. Aprii il baule e dentro c'era di tutto. tra fogli ingialliti con frasi, alcune pagine arrotolate e chiuse con un nastro rosso. Poi sotto quei fogli c'erano delle lettere. Lettere aperte ma ben conservate arrivavano tutte dallo stesso paese anche se alcune volte cambiava il mittente. Le lettere arrivavano da Como. WOW.COMO. La data invece era stata cancellata come varie parole scritte sulle buste che contenevano le lettere, ma riuscii a percepire un "198..." Poi il buio totale. Non riuscivo a capire da dove provenissero quelle lettere, volevo aprirle ma dentro di me sapevo che quello non sarebbe stato il momento adatto.

Posai tutto e richiusi il baule. Ero decisamente sconvolta per quello che avevo scoperto, ma ero curiosa. Tanto forse! Mi avvicinai al pianoforte..." quanto vorrei riprendere a suonare" pensai. Prima la soffitta era il mio posto preferito, ci passavo ore intere se non anche giorni. Non andavo in soffitta da anni e sinceramente non so perchè quel giorno lo feci. Forse dentro di me sapevo che potevo lasciarmi il passato alle spalle o almeno così pensavo.

SPAZIO AUTRICE
SALVE GENTE! Sono tornata e sono anche riuscita a decidere di re-postare la storia. Spero vi piaccia e che vogliate leggerla di nuovo. Un abbraccio, Teta.

Una storia in divenire|Marco Mengoni|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora