Prologo

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Poteva essere una giornata tranquilla per la giovane spagnola, una giornata come le altre, ma non fu così. Si ritrovò all'improvviso distesa sul grande letto matrimoniale, con quelle mani che ben presto cominciarono a rasentare la sua pelle, esplorando il suo corpo da cima a fondo, sebbene Crystal cercasse in tutti i modi di allontanarlo, di fuggire via, lontano da quell'essere che era il suo padre adottivo.
I suoi tentativi di reagire, fallivano miseramente, lasciandola con un senso di impotenza enorme. Nonostante questo, ci riprovava con tutta la forza che aveva in corpo.
Non era mai stata una ragazza che si arrendeva facilmente.
Non si poteva arrendere in quel caso, ma lo fece. Non era così forte, dopotutto. Si convinse che non poteva fermarlo: se non ci era riuscita le ultime volte come sarebbe riuscita a farcela ora? Ora che lui era più ambizioso di prima, pronto a superare i suoi limiti.
Le lacrime cominciarono a rigare il viso della spagnola.
Si irrigidì quando la mano di lui cominciò ad asciugarle le lacrime, e gli rivolse uno sguardo disgustato e irritato. Negli occhi color nocciola di Crystal, traspariva tutta la rabbia e il rancore che provava verso di lui, verso quell'uomo che non riconosceva più.
Non aveva mai capito perchè stava accadendo a lei, perchè avesse scelto lei, una ragazza semplice, ma che amava valorizzarsi.
Crystal non si vedeva più in quel ruolo.
Disperata e spaventata, dalle sue labbra uscì un urlo degno di una Banshee, sebbene lui la anticipò e la zittì. Il peggio accadde, di nuovo. Per l'ennesima volta una delle persone che Crystal abbia mai amato davvero, stava abusando di lei. Senza chiedere, si portava via una parte di lei, la sua purezza, la sua innocenza, privandola anche della sua ingenuità.
Non gli era bastata una volta o due, nemmeno tre. Ma quando doveva finire? Tutto quel dolore quando doveva cessare? Probabilmente mai.
La liberò dopo qualche ora, spingendola come se fosse un sacco di patate, un essere inanimato. Uscì dalla stanza con un sorriso da maniaco stampato sul volto. Crystal lo notò con la coda dell'occhio. La spagnola si rannicchiò, completamente distrutta. Le mani che si coprivano il viso, che piano piano cominciavano a raccogliere i vestiti dal pavimento. Corse fuori, prima che potesse fermarla o farlo di nuovo.
La casa di Jonathan non era molto lontana dalla sua. Subito si ritrovò di fronte all'abitazione, suonò il campanello, forse più di due volte. Quando l'inglese aprì la parte, Crystal gli saltò addosso.

'Ei, Crystal..'

Jonathan ricambiò l'abbraccio, un po' confuso e sorpreso. La mano di lei strinse forte la sua felpa. Per quel breve lasso di tempo poteva sentirsi al sicuro, ma solo tra le sue braccia lo era. Quelle braccia che la avvolgevano, mentre una mano le accarezzava il capo e si perdeva tra i lunghi capelli corvini della spagnola. Aveva un buon profumo, molto particolare.
Jonathan vide che era scossa, un po' stanca e con dei piccoli lividi, o meglio lui vide quelli meno rilevanti e pensò subito che se li sia fatti cadendo. Era imbranata, ogni volta si faceva male in modi diversi, quindi non se ne preoccupò.
Crystal cercava in tutti i modi di dimenticare le violenze subite poche ore prima: come quelle mani avessero sfiorato la sua pelle più e più volte, senza che lei potesse reagire, troppo rapita dalla paura per riuscire a parlarne con qualcuno.
Cominciava a tremare in prenda al panico, al solo pensiero che potesse accadere di nuovo.
La paura prendeva il sopravvento, e diventava in un battito di ciglia una preda facile. Non vedeva nulla. Solo il vuoto e nient'altro.

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Mi fermo qui. Cercherò di aggiornare una volta alla settimana.
Avevo eliminato la pubblicazione dei capitoli, non sentendomi più sicura di quello che avevo scritto. Accetto pareri e critiche costruttive, che mi aiutino a migliorare.





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