Capitolo 4

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Diversi giorni dopo,Ubari.

Erano quasi le 2 del mattino quando venne riportato in cella,dopo le torture  subite per la quinta volta di fila in quella notte.
Sapeva che tra un'altra mezzoretta sarebbero tornati a prenderlo per ricominciare il "trattamento".Ormai era sfinito.Non aveva quasi piú forze,ma continuava a  desistere nel parlare.Durante le ore notturne,nella sua testa passavano molti pensieri,tra i quali quello del suicidio;togliersi la vita,secondo lui,gli avrebbe impedito di cedere fisicamente e di rivelare il segreto che portava con sè ai suoi detentori pur di avere tregua,o almeno,una morte veloce.In questi momenti veniva riportato alla realtá al pensiero di sua moglie e suo figlio.Non poteva abbandonarli,suicidandosi li avrebbe lasciati al loro destino,comportandosi cosí da vigliacco,ma questo non  faceva parte del carattere di Freddy.Lui sarebbe dovuto rimanere in vita per loro,per il loro futuro e per compiere la sua missione che lo avrebbe aiutato anche quest'ultima a salvaguardare la vita della sua famiglia e ,forse,dell'intero mondo,liberandolo da un uomo che combatteva per un ideale folle,come il suo fondatore.
Egli rifletteva su tutto questo mentre si trovava sdraiato sul proprio giaciglio, fissando il vuoto sopra la sua testa.
Ad un certo punto,in quella fatidica notte del primo aprile si riscosse dai suoi pensieri e decise che era ora di fuggire da lí e di raggiungere il piú presto possibile il suo obiettivo.
Era da diversi giorni che scrutava,di sottecchi, le guardie della cella,durante i suoi periodi di "riposo" ,quando non dava ascolto alle senzazioni che aveva per la testa:
aveva imparato i movimenti di queste ultime,il
modo in cui essi portavano le armi ed i loro punti deboli.
In pochi minuti elaboró un piano di fuga che di lí a poco avrebbe messo in atto.
Quando le guardie lo vennero a prendere,nella cella non trovarono nessuno.Si misero a cercare nella cella di qua e di lá,ma nulla,sembrava scomparso,invece Murrey si trovava a pochi centimetri sopra le loro teste attaccato con le sue ultime forze al soffitto.Al momente giusto si gettó sopra uno dei due tagliandogli la gola con un coltello rudimentale, che aveva ricavato dalle inferriate del letto.L'altro,colto di sorpresa,mise la mano sulla fondina della pistola alla vita,ma non ebbe il tempo di emettere un suono o di estrarre l'arma che venne subito spento da tre coltellate, le quali lo colpirono  successivamente:ad un occhio,alla gola,ed al cuore.
Il tutto accadde in una manciata di secondi.Nascosti i corpi,il sergente,si addentró nei meandri dell'edificio cercando una via d'uscita.Avanzava piano nel corrdioio che aveva scelto di percorrere:fortunatamente non aveva ancora incontrato nemici.Dopo che ebbe camminato per circa un'altra decina di minuti peró,si scontró con un gruppetto di cinque italiani.Lo scontro fu invitabile.
Fred peró non era da solo,con sè aveva la sua divisa recuperata al di fuori della cella ed un"AK-47" con una "Magnum" presi da un militare
deceduto.Dalla sua parte ebbe anche l'effetto sorpresa,dato che le persone davanti a lui non si aspettavano che un detenuto si aggirasse per l'edificio.
I primi colpi sparati dall'ufficiale statunitense con la pistola andarono a segno ferendo mortalmente al petto un nemico e colpendo l'altro ad un ginocchio bloccandogli per sempre il controllo di quell'arto.Adesso ne rimanevano tre,peró doveva fare di fretta perchè di lì a poco sarebbe stato suonato l'allarme.Subí prima diverse scariche dal versante opposto, poi sfruttando il fatto che essi fossero allo scoperto prese il fucile d'assalto
E lí fulmino tutti e tre con una scarica di colpi,uccidendo anche il soldato svenuto  per la ferita al ginocchio.Subito dopo la colluttazione si accorse che la sirena era stata attivata.Aprì,nel frattempo,diverse porte cercando vie d'uscita,che non trovó,ma in compenso si equipaggió di C4 che sparse per i punti in cui passava,con l'intenzione di poter creare un diversivo per scappare.
Riuscí a trovare un'uscita, miracolosamente non sigillata o controllata,forse perchè ancora troppo lontana rispetto ai militi che stavano serrando il luogo.Uscito "l'evaso" si ritrovó in una via in questa cittá a lui sconosciuta.Non vide gente nei paraggi e colse l'occasione per cercare un'auto.La fortuna era molto probabilmente dalla sua parte,infatti riusci a scovare dopo pochi secondi una specie di "Jeep",con la quale riuscí a partire.
Mentre si trovava lungo la via per lasciare la cittá intravide un posto di blocco creato dall'esercito allora mise in atto la propria "distrazione",facendo cadere parte della specie di prigione in cui era stato rinchiuso,la quale si trovava a poche centinaia di metri da lui,attivando le C4.
Si scatenó il putoferio,persone che scappavano dalle macchine e   correvano all'impazzata.La situazione creata da queste fu la migliore immaginabile; allora il graduato sfruttó il caos abbandonando l'auto e seguendo la massa,la quale non si accorse di lui grazie al fatto che egli poco prima si era scambiato i vestiti con il primo passante con il quale si era incontrato  in macchina e che aveva fatto "addormentare".
Dopo aver percorso un centinaio di metri di corsa si distaccó dalla folla ancora impaurita e sbizzarita e scomparve nel bosco.

Il sergente MurreyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora