4. Noah

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Frequento la Asawa San Francisco School of the Arts. E' bella di aspetto come tante scuole superiori in America, ma non ha niente in più rispetto alle altre. Sa di ordinario, di formale, i corridoi sono gli stessi degli ospedali e le poche finestre nelle aule danno alla Asawa un non so che di chiuso, privato, non accessibile a tutti. A partire dal primo anno di liceo ho conosciuto tanti studenti diversi fra loro. Come al solito ognuno è etichettato con la categoria alla quale appartiene: c'è la ragazza bionda, la popolare della scuola, con il fidanzato palestrato ordinariamente alto un metro e novanta che solitamente tenta di prendere una borsa di studio di football, le cheerleaders che fanno le gatte morte con tutti i ragazzi del quinto anno che ci cascano sempre, il gruppo di biologia che, nonostante la loro consapevolezza di appartenere al basso ceto scolastico, camminano a testa alta per i corridoi convinti di essere superiori rispetto a chiunque altro. Ci sono le 'pecore' così chiamate perchè imitano in tutto e per tutto i popolari della scuola e il solito sfigato, che alla mensa mangia vicino al cestino della spazzatura perchè gli altri lo vedono troppo strano o scemo. 

In un primo momento ho deciso di fare la pecora. Volevo seguire e socializzare con qualcuno che potesse diffondere il mio nome nella scuola rendendomi importante o 'popolare', ma non sono mai riuscito nel mio intento perchè per quanto poteva essere importante per me, capì che non era la mia strada farmi votare come presidente scolastico e fare continue interviste per il giornale della Asawa, avevo altro a cui pensare. 

Sono le sei e mezzo. Suona la sveglia dell'Iphone. Apro lentamente gli occhi e riesco ad intravedere la luce del sole attraverso la finestra coperta da un tenda colorata di un verde opaco a dir poco osceno, ma mi rallegra vedere la prima luce del sole. Fresca, nuova, energica, ogni notte si ricarica per poi illuminare l'America nuovamente. Il sole sì che sa come vivere: sa sempre come dimenticare l'operato del giorno precedente per ricominciare col giusto passo il giorno seguente. Questa è quel tipo di 'decisione giusta' che dovremmo applicare tutti, ma che non riusciamo mai a mettere in atto. Alcune volte mi sento fortunato perché la mattina mi sento come il sole, fresco, nuovo ed energico, e dopo una doccia fredda e la colazione mi sento sempre carico per affrontare la giornata, perché deve essere cosi, bisogna imparare a prendere le situazioni nel verso giusto e mai mettere in evidenza tutte le situazioni che possono buttarci in quel lago di problemi chiamato tristezza. Una volta mi svegliavo senza la giusta carica, e a scuola venivo colto sempre impreparato dalle situazioni che si presentavano: una prof che vuole interrogarmi, mettere il piede in una pozzanghera e insudiciare tutti i pantaloni, tornare in classe dal bagno dei maschi con la carta igienica incollata sotto la suola delle scarpe, un amico che ti deride, che ti parla alle spalle, che ti delude, che non vuole farti copiare ai compiti in classe e che non vuole farti dare un morso al suo panino perché hai dimenticato il tuo pranzo a casa. Una volta reagivo piangendo, anche davanti a tutta la classe a costo di essere preso in giro, ma lo trovavo il giusto modo per sfogarmi... poi ho cambiato idea. 

'Noah, basta fare il coglione. Non sei coglione, non lo sei. Sei migliore di quanto tu creda, sei meglio di tutta la merda che sta la fuori. Puoi farcela. Puoi farcela... DEVI farcela'

Mi ripetevo queste frasi di incoraggiamento tutte le sere dopo aver cenato con la mia famiglia. Aiutavo mamma a rassettare la sala da pranzo e correvo in bagno per farmi una doccia... poi mi guardavo allo specchio completamente appannato dal vapore dell acqua calda e con aria decisa mi facevo il lavaggio del cervello. Magari era un po' da sfigato, ma intanto sono riuscito nel mio intento. Sono riuscito a vedere il lato positivo di ogni cosa, tutto questo solo grazie alla mia forza di volontà. 

Sono le sette e un quarto. La scuola dista poco da casa mia così vado a piedi solitamente. Premo sul pulsante play per dare inizio alla mia playlist preferita e comincio il percorso che mi avrebbe portato al terzo anno di liceo. Un terzo anno movimentato mi dicevano. Tutti i miei amici più grandi mi hanno descritto il triennio come qualcosa di orribile, terribile, insuperabile e impossibile, ma non ho mai dato ascolto alle loro parole perché i ragazzi più grandi tendono sempre ad esagerare intimorendo quelli del secondo anno per l'inizio del triennio, o quelli del quarto anno per l'esame di maturità. Ma io sono convinto delle mie capacità di studente 'ne troppo bravo-ne troppo schifoso' perciò so che passerò l'anno senza problemi. 

Il sole splende a San Francisco. Fanno venticinque gradi. Indosso una maglia dell'hard rock che mi ha regalato Madeline, mia sorella di quasi ventuno anni che ha deciso di studiare alla Università di Buffalo a New York, e un jeans strappato con le vans. Ricordo che non ebbi problemi a scegliere la Asawa come scuola, perchè avevo solo un problema: i miei la mattina andavano a lavorare presto e non avrebbero potuto accompagnarmi a scuola, perciò se ne avessi scelta una lontana da casa mia avrei dovuto usare i mezzi di trasporto, ma considerando che sono piuttosto imbranato sono andato per esclusione e ho scelto il liceo più vicino a casa mia. In più ho sempre amato l'arte. Alle medie ero il più bravo nell'ora di disegno e la professoressa Ginger diceva sempre che avevo un talento innato, perciò ho iniziato a coltivare questo mio profondo amore per l'arte, non solo nel disegno, ma anche nella musica e nella cinematografia, infatti adoro andare al cinema e fingermi un critico cinematografico e dare un commento personale ai film che vado a vedere. 

Alla fine riesco ad arrivare a scuola, c'è una marea di folla e un fragoroso chiacchiericcio fra i vari studenti che tentano in piccoli gruppi di entrare nell'edificio. Io entro senza salutare nessuno, non mi piace salutare le persone, e in più ho ancora le cuffie nelle orecchie e ascolto la mia canzone preferita dei twenty one pilots e non avevo intenzione di stopparla, così canticchio allegramente senza preoccuparmi degli studenti che mi avrebbero guardato con aria sconcertata, e vado verso il tabellone che mi avrebbe informato sulla classe in cui sarei dovuto andare: secondo piano, aula ventisette. 

Faccio per andare, e mentre mi dirigo verso la mia classe finisce la mia playlist. Tolgo le cuffie dalle orecchie e tento di riporle nella tasca destra del jeans quando d'improvviso  sbatto contro una ragazza:

'Ma cosa hai fatto?! mi hai fatto cadere tutti i libri per terra! Quanto puoi essere imbranato?!'

'Scusami, ma non ti avevo assolutamente visto.'

'Beh allora fatti un paio di occhiali, grazie!'

La ragazza si inginocchia per raccogliere i libri con aria evidentemente imbarazzata per via degli sguardi curiosi degli studenti che passavano domandandosi cosa fosse successo. 

'Come faccio, non ho tempo! La lezione inizia fra un paio di minuti!'

Io rimango li impalato domandandomi se dovevo andare nella mia classe o aiutare la ragazza... ma non ci fu nemmeno bisogno di pensarci sopra visto che lei mi ha urlato contro di 'aiutarla assolutamente perché se non arrivava in tempo alla lezione sarebbe stata colpa mia'. Ci rido sopra e mi inginocchio raccogliendo qualche quaderno e un libro, poi porgo tutto fra le sue mani che aveva teso in attesa che riconsegnassi gli appunti e il libro di testo. Mi guarda con aria fortemente infuriata, quasi ci fossero lampi nei suoi occhi, e senza rivolgermi un 'grazie' va per la sua strada. Il corridoio ormai era vuoto, non c'erano più studenti perché erano tutti nelle proprie classi, e la ragazza dai capelli neri sfolgoranti camminava con aria disinvolta verso la fine del corridoio. Prima che svoltasse verso destra ho iniziato a pensare molto velocemente... non so nemmeno cosa mi sia passato per la testa, ma senza pensarci due volte senza un briciolo d'ansia le chiedo ad alta voce, anche se non è distante che dieci metri da dove mi trovo io:

'Vuoi che ti accompagni?'


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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 03, 2017 ⏰

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