3. Indecision

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Credo che quella notte sia stata una rinascita per me. Il sesso con Darren, solo quella volta, non era lontanamente paragonabile a tutte le volte con Austin messe insieme. Darren riusciva a toccarmi in punti e farmi provare piaceri che non avevo mai conosciuto.

La sveglia di Darren suonò alle 7. Sussultai e controllai il cellulare.

«Merda!» mi alzai di scatto e presi il caricabatterie dalla scrivania, dove sapevo che si trovava. Misi il telefono in carica e lo accesi: 7 chiamate perse e 12 messaggi da Austin.

«Cazzo, cazzo, cazzo! Fanculo!» imprecai ad alta voce.

«Fanculo a me e al mio corpo?» disse Darren con la sua voce roca e assonnata, che mi dava un formicolio tra le gambe.

«Chiudi quella cazzo di bocca,» gli dissi mentre componevo il numero di Austin.

«Pronto? Tesoro, che è successo?» rispose dall'altra parte dopo due squilli.

«Hey tesoro. Ieri ho avuto problemi con il telefono, ma ora è tutto a posto. Scusami se ti ho fatto preoccupare. Dove sei?»

«Sto andando a lavoro. Ci sentiamo più tardi, buona giornata, tesoro.»

«Va bene, a più tardi,» chiusi la chiamata in fretta.

«Sei brava a mentire, i miei complimenti,» esclamò Darren.

«Sono una stronza,» dissi semplicemente, rendendomi conto di quello che stavo facendo.

«Sì, lo sei, ma forse io lo sono di più,» disse Darren, avvicinandosi e iniziando ad accarezzarmi il collo con una mano. «Ma tutto questo gioco ci piace.» Mi baciò il collo violentemente e gemetti.

«Purtroppo devo andare in ufficio, ma stasera ti aspetto.»

Mi vestii in fretta e tornai a casa. Il venerdì era il mio giorno libero e avevo tempo per riflettere. Avevo fatto una grande, grandissima cazzata, una cosa che non pensavo di essere capace di fare. Ma, nonostante fosse un errore, mi piaceva. Eravamo due amici con la stessa fame di essere toccati e di sentire qualcosa che non fosse amore. Era bello anche per questo, perché non ci amavamo. Ma allo stesso tempo amavo Austin; lo amavo per quello che eravamo, una coppia perfetta, con gusti e opinioni simili. Fare sesso con lui mi soddisfaceva e pensavo che fosse sufficiente. Invece, no. Era Darren il sesso di cui avevo bisogno. Non ero confusa, ero indecisa su cosa fare: l'amore di Austin o le scopate con Darren?

Erano circa le 20:30 quando bussò alla porta. Ero sul divano con una coperta di pile sulle gambe mentre cercavo buoni sconto per la spesa. Mi alzai con riluttanza, annullando tutto il calore della coperta. Quando andai ad aprire, mi trovai Darren davanti, appoggiato allo stipite della porta con la cravatta sciolta, i primi bottoni della camicia sbottonati e la giacca blu scuro in mano.

«Posso entrare?» mi chiese con un leggero sorriso malizioso.

«Che cazzo ci fai qui?!» gli urlai, tirandolo dentro e chiudendo bruscamente la porta.

«Wow, ti sono mancato così tanto?» chiese ridendo.

Avrei voluto rispondere "Sì" e andare direttamente nella mia camera, ma l'amore per Austin e l'orgoglio di far vincere Darren mi bloccavano.

«Ascolta, devo pensare a cosa fare e venire qui non mi aiuta,» mi appoggiai allo schienale del divano, con un peso addosso. «Non provo nulla per te, se non un profondo senso di amicizia, ma quello che mi causi dentro dopo quella notte mi fa impazzire.»

Darren iniziò a sorridere leggermente, guardando in alto, poi aprì la bocca per parlare.

«Aspetta, non ho finito,» lo interruppi, spostandomi nervosamente e sospirando. «Amo Austin, tanto, e non posso fargli questo. Mi serve tempo per pensare, quindi per favore, vai via.»

Indicai la porta, ma Darren non fece neanche un passo.

«Ti prego, non rendere le cose più complicate di quanto già non siano,» esclamò con voce tremante.

«No,» risposi, guardandolo deciso negli occhi.

«Non fare così...» iniziò Darren.

«No!» urlò Darren. «Quel coglione ha sempre avuto tutto! L'amore, una famiglia che lo adora, una carriera che lo rende felice! E io? Mi sono fatto il culo per tutta la vita e ho raggiunto solo un piccolo posto nelle pubbliche relazioni!»

Si fermò e iniziò a camminare nervosamente, fermandosi e ricominciando.

«Io voglio te! Forse non ti amo, forse non provo niente per te, ma so che voglio possederti fisicamente.»

Rimasi pietrificata. Non mi ero mai soffermata a pensare a tutto ciò che aveva dovuto subire Darren. Orfano, cresciuto in una casa famiglia terribile, aveva lavorato per anni senza raggiungere particolari obiettivi. E Austin? Aveva tutto: me, una famiglia che lo stimava fin da piccolo e una carriera assicurata nella fabbrica del nonno. Era raccomandato, viziato, e non aveva mai sudato per nulla. Fino ad allora, mi piaceva farmi portare in bei ristoranti e ricevere regali costosi, senza pensare a chi non aveva niente. Che stronza. Che stronzi tutti noi.

Presi Darren e lo baciai, gli tolsi subito la camicia e passai subito alla cerniera dei pantaloni. Prima che riuscissi a sbottonarli, mi prese entrambi i glutei e mi aggrappai alla sua vita. Sentivo il suo desiderio, la sua erezione.

Per un momento ci fermammo e ci guardammo negli occhi. Avevamo già l'affanno.

«Sei sicura?» chiese Darren, senza mai staccare lo sguardo dai miei occhi.

Annuì. In quel momento presi la mia scelta. Scelsi di essere me stessa, e non di essere felice.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 10 ⏰

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